Alluvione un anno dopo, il ripartenza delle Cab, parla Patrizi (Legacoop Romagna): «L’incognita più grande è la produttività dei terreni»

Romagna | 12 Maggio 2024 Economia
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«L’estate 2024 sarà decisiva per capire fino in fondo quanta produttività hanno recuperato i terreni alluvionati delle Cab della provincia di Ravenna. Nulla è rimasto incolto, ma a partire dalla raccolta dei cereali capiremo meglio com’è la situazione. I fondi statali? Ne manca la grande maggioranza, sono arrivati solo in minima parte».
Analizza così il momento Stefano Patrizi, responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Romagna, ad un anno dalla drammatica alluvione che vide in prima fila tante Cooperative agricole braccianti (Cab) nel far allagare i propri terreni per evitare maggiori danni ai centri urbani delle città, a partire da Ravenna, Cervia fino a diversi comuni della Bassa Romagna.
Le sette Cab della provincia di Ravenna rappresentano circa 620 lavoratori, di cui oltre 370 soci, che lavorano 6.150 ettari (sui circa 12.000 in conduzione) sommersi per settimane dalle acque fuoriuscite dalla rottura di argini di fiumi e dall’esondazione di canali nel maggio 2023. Durante questi ultimi dodici mesi diversi sono stati gli appelli al Governo per avere i rimborsi al 100% come promesso dalla premier Giorgia Meloni il 21 maggio 2023 nella sua unica visita in provincia di Ravenna dopo l’alluvione.
Il 16 settembre 2023 ci fu anche un’importante manifestazione di protesta organizzata proprio da Legacoop Romagna su un terreno allagato della Cab di Ravenna, ma quasi nulla poi si è mosso, tanto che ad un anno dall’alluvione mancano ancora moltissime risorse statali all’appello dei cooperatori per coprire i costi dei danni.
Patrizi, a che punto è l’enorme lavoro di ricostruzione agraria delle Cab in provincia di Ravenna? In termini di ettari quanti sono rimasti inutilizzabili dopo un anno?
«Già nei mesi successivi all’alluvione le Cab hanno provveduto, con propri mezzi e con le proprie risorse, al ripristino dei terreni; rimangono ancora da fare alcuni recuperi fondiari, ad esempio i drenaggi. L’incognita più grande riguarda la produttività dei terreni allagati: solo al termine dell’annata agraria, con i dati a consuntivo, si potrà valutare gli effetti della devastante alluvione da questo punto di vista. Ad oggi, però, non possiamo parlare di ettari rimasti inutilizzati in quanto, grazie alla buona volontà, agli investimenti e agli sforzi di soci e personale delle Cab, l’intera superficie è stata coltivata».
L’estate 2024 come si presenta nei campi di queste aziende? Quali sono le zone più penalizzate?
«L’estate 2024, con in particolare la raccolta dei cereali, sarà il primo step di verifica sugli effetti dell’alluvione sulla produzione. Le zone più penalizzate rimangono quelle che hanno avuto per più tempo i campi allagati e con maggiori sedimenti, ma la campagna è in corso e senza dati alla mano, al momento, non è possibile tirare le somme».
In termini di posti di lavoro ne sono andati persi o no?
«Nel 2023 sono stati attivati diversi ammortizzatori sociali a seguito dell’alluvione, ma gran parte dell’occupazione è stata mantenuta anche grazie ai lavori urgenti di ripristino messi in campo dalle Cab».
Sono arrivate risorse dallo Stato? Quante?
«Le forme di ristoro che sono state richieste sono diverse, per molte stiamo aspettando di sapere gli esiti. I fondi più importanti che sono realmente arrivati riguardano quelli della Riserva di crisi europea, cofinanziata dallo Stato, erogati agli inizi del 2024. Facendo un rapido conteggio si può affermare che i fondi statali al momento ricevuti coprano una minima parte dei danni registrati delle Cab». (m.p.)
 
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