Alluvione un anno dopo, il ricordo della faentina Marina Livelli: «L'acqua ha spazzato via i ricordi di una vita»

Romagna | 11 Maggio 2024 Cronaca
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Anche Marina Livelli vive ancora fuori casa ad un anno dall’alluvione. Ha sistemato il primo piano della sua abitazione di via Massimo d’Azeglio e ciò che si poteva fare al piano terra. Ma la strada sarà ancora lunga. «Vivo qui da 50 anni, avevo finito di ristrutturarla a inizio 2023 e non avrei mai pensato che il fiume potesse letteralmente entrarci in casa. Soprattutto avrei scommesso che, dopo la prima alluvione, non ce ne sarebbe stata un’altra, più violenta e devastante, a pochi giorni di distanza». La sua casa era appena stata svuotata dall’acqua quando il fiume è tornato con tutta la sua potenza, «è stata in acqua 10 giorni dopo la prima ed altrettanti dopo la seconda alluvione, l’acqua era arrivata a 5 metri di altezza. Il 2 maggio mi sono alzata alle 3 di notte perché il nostro cane non stava bene. Ho notato che l’acqua nel fiume cresceva, ma era già successo e non mi sono preoccupata: ho messo del nylon alla porta della cantina e quando stavo rientrando ho visto un rivolo di acqua scura che avanzava piano. Sono andata in strada ed un vicino mi ha detto di andare ai piani alti. Ho chiamato mia figlia che ha 23 anni, abbiamo recuperato i vestiti con i quali tutto l’anno si esibisce ballando e poche altre cose dal piano terra: in 5 minuti avevamo già l’acqua al ginocchio, ha raggiunto 3 metri in 8 ore. La prima volta non l’abbiamo nemmeno vissuta troppo male perché il fiume avanzava piano, mentre la seconda alluvione ci ha terrorizzate. Alle 17.30 del 16 maggio stavamo mettendo i sacchi di sabbia davanti alle porte quando il mio ex ci è venuto a prendere e siamo andate via in un paesaggio spettrale e deserto: tutte le persone, i volontari, la protezione civile che erano state in strada fino a quel momento non c’erano più. Dopo tre giorni sono riuscita ad arrivare a metà della mia strada, ma la casa era ancora irraggiungibile, immersa nell’acqua». Quando riesce a tornare Marina riprende il lavoro che aveva lasciato in una situazione, però, peggiorata. «L’organizzazione degli aiuti non è stata efficace: gli “angeli del fango” venivano mandati in zona Cappuccini dove c’erano le cantine allagate, mentre ci sarebbe stato bisogno in primis per le abitazioni della nostra zona; le autopompe erano poche e non arrivavano infondo alla strada perché le persone le fermavano prima. Posso solo essere grata al personale della Protezione civile e ai carabinieri volontari, ai tanti amici che sono venuti ad aiutarci: molti ci hanno mandato denaro e mi ha commosso vedere quanta solidarietà c’è stata nei confronti del nostro territorio. Purtroppo, dopo i primi mesi, la gente pian piano è scomparsa, anche i volontari che da giugno a dicembre 2023 avevano cercato camion per trasportare mobili che recuperavano in tutta Italia per noi alluvionati. Inoltre, non ho avuto accesso ai fondi raccolti dalle diverse manifestazioni nel faentino, suddivisi in base all’Isee. Ora il primo piano della casa è stato imbiancato, ma la cucina che mi avevano donato dopo la prima alluvione non l’ho ancora potuta montare perché il piano terra è ancora bagnato. Ad oggi sono arrivati solo i primi 5 mila euro per l’auto, una goccia nel mare, in tanti si sono rimboccati le maniche e hanno risistemato le proprie abitazioni perché non si potevano aspettare i rimborsi, i tempi erano e sono troppo lunghi. Ma in tanti non se lo sono potuti permettere. Psicologicamente è stato devastante: tre famiglie mi hanno detto che non torneranno, un vicino è andato in affitto senza nemmeno voler vedere la sua casa. Una famiglia con una bimba di 12 anni è ancora ospite al Monastero Santa Chiara, una situazione insostenibile ad un anno dall’evento ». (m.c.)
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