Alluvione un anno dopo, il dolore di Olimpia Randi nel «tempio» faentino della lotta: «Oggi la Palestra Lucchesi è ancora buia e triste: è passato un anno, ma non ce ne siamo accorti»

Romagna | 14 Maggio 2024 Sport
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Luca Alberto Montanari
Bastano i primi minuti di una lunga e sofferta telefonata per capire lo stato d’animo di Olimpia Randi, presidentessa del settore lotta del Comitato Regionale Emilia-Romagna, ma anche consigliera e socia della Palestra Lucchesi, che un anno fa venne travolta non da una, ma da due alluvioni nel giro di un paio di settimane. Oggi, un anno dopo, la voce è ancora rotta dall’emozione e dal dolore di quei giorni. Anche perché oggi, un anno dopo, la situazione è ancora molto difficile.
Randi, se dovesse chiudere gli occhi e ripensare al maggio 2023, quale sarebbe il primo flash che le verrebbe in mente?
«La distruzione e la paura. Io ho ancora paura oggi, a un anno di distanza. Il 3 maggio 2023 siamo stati travolti dalla prima alluvione. In palestra erano entrati più di due metri di acqua ed avevamo salvato solo i quadri e le coppe, ma almeno gli attrezzi erano ancora in discrete condizioni. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo pulito per poter ricominciare subito. La seconda alluvione ci ha letteralmente distrutto. Ben 4 metri e 70 di acqua, siamo stati travolti e oggi io ho ancora paura che possa ricapitare, perché oggi non c’è più niente di sicuro. Partendo dai danni materiali, abbiamo perso tutto: gli attrezzi che avevamo salvato, che sono ancora tutti fuori nel cortile, la sala pesi, l’archivio con tutte le foto e gli album. Dal punto di vista morale, invece, abbiamo perso la vita. La Lucchesi non è solo una palestra, è vita. Noi qui viviamo, è la nostra casa, io sono qui dalla mattina alla sera».
Se ripensa a questi 12 mesi, qual è l’aspetto che le fa più male?
«Il tempo passa, non ci siamo accorti che sono passati 12 mesi perchè dentro siamo messi praticamente come prima. Abbiamo speso tutte le donazioni arrivate per attaccare le luci, ma dal Comune e dal governo non è arrivato praticamente nulla. Tante perizie, tanti controlli, ma di veri e propri lavori non se ne vedono. Noi abbiamo cominciato con i bambini appena possibile, nel salone grande, ma siamo stati costretti a lavorare senza riscaldamento durante l’inverno. E’ stato triste e nessuno ha fatto nulla per noi. Abbiamo lavorato solo noi all’interno per poter andare avanti e resistere».
Nella vostra agenda e soprattutto nel vostro lungo cammino verso la normalità, ci sono date o scadenze che avete cerchiato sul calendario?
«In tanti vengono ancora a sentire quando riapriamo la sala pesi, perché alcuni clienti affezionati hanno deciso di fermarsi e di aspettarci, piuttosto che andare da altre parti. A settembre speriamo di avere uno o due spogliatoi a disposizione. L’Alpha Tauri ci ha regalato gli armadietti per gli spogliatoi, li abbiamo ringraziati con tutto il cuore. Tutto quello che abbiamo non possiamo usarlo, perché attendiamo l’inizio dei lavori. Il 16 maggio abbiamo una riunione in Comune, per fare il punto della situazione. Vorremmo imbiancare il salone, che oggi è molto buio e triste».
Ora in cosa consiste la vostra attività sportiva?
«La sala pesi non c’è. Lavoriamo con attrezzi rimediati da fuori, in discrete condizioni. Proviamo ad arrangiarci, perché i nostri ragazzi hanno bisogno di fare i pesi per prepararsi alle gare. Abbiamo dentro 7-8 attrezzi e non di più, solo quelli essenziali. Non mi aspettavo, a un anno di distanza, di essere messa così. Invece non è stato fatto nulla».
Con quale spirito entra in palestra tutti i giorni?
«Noi vogliamo ricominciare, vogliamo lavorare, vogliamo andare avanti. Abbiamo sentito due ditte per riorganizzare la sala pesi, ma ci hanno chiesto cifre enormi, impossibili da sostenere. Ma non possiamo mollare, anche se venire in palestra non è più come prima da un anno».
In quanti hanno lavorato con voi?
«Ci sono stati tantissimi volontari all’inizio, che ringraziamo di cuore, poi si è fermato tutto. Ora siamo noi, una decina di soci, non di più. E’ dura, ma dobbiamo andare avanti».
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