Alluvione un anno dopo, Cristiano Cavina: «Effetto valanga sulla collina»

Romagna | 18 Maggio 2024 Cultura
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Federico Savini
«L’effetto valanga che abbiamo visto in collina un anno fa è stato anche tristemente metaforico. Non farà che accelerare lo spopolamento della collina e contribuire a cancellare uno stile di vita più lento e armonioso con la natura. Uno stile di vita che da queste parti si può ancora praticare. L’unica forza che può fermare tutto questo è una volontà politica ferma e di livello superiore ai piccoli Comuni, che hanno sempre meno mezzi. Io, personalmente, nel politico illiminato ci spero sempre». Cristiano Cavina fa lo scrittore; dunque né il giornalista né il politico. Lo ha sottolineato più volte quando gli abbiamo chiesto un’impressione sui romagnoli un anno dopo l’alluvione, su come fossero cambiati. E l’abbiamo chiesto allo scrittore che forse meglio di tutti ha saputo cogliere il sentire più intimo dei romagnoli alluvionati un anno fa, attraverso scritti pubblicati in rete e un bellissimo video nel quale, ad esempio, racconta con un po’ di orgoglio di come lui, la pioggia, nonostante tutto non riesca a odiarla.
Cavina è uno scrittore, dicevamo, ma è anche un uomo con le sue opinioni politiche. E, interpellato su questioni di questo rilievo, non le nasconde. Nello stesso tempo, da scrittore, è abituato a lanciare lo sguardo in avanti, e non c’è da stupirsi che il progressivo spopolamento della collina sia in cima alle sue preoccupazioni. Oggi, un anno dopo l’emergenza. «Credo che i romagnoli siano ancora frastornati - dice Cavina -, nel senso che non ci può essere un sentimento uguale per tutti. Non credo che chi si è salvato dall’acqua capisca fino in fondo chi è stato alluvionato, e non credo che chi ha avuto la casa allagata in pianura abbia capito fino in fondo cosa sono state le frane in collina. Non lo dico per cattiveria, ma per il semplice fatto che tutti questi traumi sono così forti che non ci permettono di metterci fino in fondo nei panni degli altri. Nessuno di noi può dirsi fuori da questo meccanismo e obiettivamente i danni sono stati di natura diversa a seconda dei territori. In pianura i danni al sistema economico sono stati enormi, mentre in collina credo che il colpo maggiore sarà “anagrafico”. Intendo dire che queste frane accelereranno lo svuotamento della colline che vediamo progressivamente da tanto tempo. Non vorrei ci ritrovassimo un appennino fantasma, ma è chiaro che da quando mancano ambulatori ed ospedali la strada è quella. Fintanto che a Casola Valsenio c’è stata una vera economia legata all’agricoltura, al grano e alle pesche, c’erano anche tante persone che crescevano qui, senza sentire il bisogno di trasferirsi altrove. E, tra l’altro, l’agricoltura contribuiva eccome alla cura del territorio e alla sua maggiore “tenuta” di fronte agli eventi atmosferici. L’Italia, poi, è un Paese che ha bisogno di bambini e a Casola si cresce meglio che a Bologna, di questo sono certo. Ma se si tolgono lavoro e servizi, per forza di cose la gente cercherà di andare altrove. Ci vuole una forte scelta politica, di livello governativo, per mantenere vivi questi territori».
Tornando all’alluvione e all’anno passato: «Di rassegnazione purtroppo ne vedo tanta - commenta Cavina -. Del resto, chi ha perso tutto l’arredamento o addirittura la casa intera come dovrebbe sentirsi? I soldi te li promettono, ma tu devi presentare delle fatture, per fartele rimborsare. Con quali soldi le paghi nel frattempo? Il carattere dei romagnoli è tenace, ne abbiamo avuto prove straordinarie un anno fa, ma sotto alla scorza di molti temo strisci della disperazione. A caldo c’è l’adrenalina che ti fa andare avanti, ma poi, senza rimborsi, arriva la rassegnazione. Io sono stato alluvionato e colpito dalle frane; mi sono arrangiato, per carattere sono uno che si attacca alla speranza e quello che ho scritto in quei giorni rifletteva il mio stato d’animo. Mi son preso qualche critica, perché sarei stato troppo ‘ottimista’ o roba del genere. Posso dire che faccio lo scrittore, non il politico o il giornalista, e non ho mai detto a nessuno come doveva vivere quella tragedia. Ho il massimo rispetto di tutti, e figuriamoci se non capisco la rabbia di chi ha perso tutto! Tra l’altro credo che abbiamo pagato un particolare momento politico, perché una Romagna rabbiosa e in difficoltà potrebbe portare a uno storico cambio di amministrazione regionale. Credo che purtroppo questo abbia inciso molto sugli aiuti statali e il modo a dir poco farraginoso con cui vengono concessi. Altrove si è intervenuti molto prima, anche su disastri minori».
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