Alluvione un anno dopo: a Faenza la Piccola Betlemme ha preparato 20mila pasti
Riccardo Isola - Non solo badile, guanti, stivali e sudore ma anche cibo e viveri. Tanti. La solidarietà che la comunità faentina e nazionale ha riversato per aiutare una città e un territorio martoriato a seguito delle alluvioni e del dissesto idrogeologico è stata dalle mille sfaccettature. Tra questi protagonisti, indiscussi e indiscutibili nel loro approccio solidale, che potremmo ridefinire gli «Angeli della tavola», c’è anche «La Piccola Betlemme». Associazione che vede ideatori la coppia formata di Luca Venturi e Camilla Marangon e che «fin dalla prima ondata di maltempo - ricorda il medico-ideatore siamo scesi in campo per dare il nostro contributo. Lo abbiamo fatto nel modo che ci caratterizza da sempre offrendo e preparando pasti caldi ai volontari, al personale della protezione civile e a chiunque arrivasse per portare aiuto. Il tutto - rimarca con enfasi Venturi -senza dimenticare soprattutto i cittadini faentini e i residenti del territorio che si sono trovati la casa travolta da fango e dall’acqua». In totale in tutto questo lungo lasso di tempo «abbiamo preparato, distribuito e fornito a persone e famiglie circa 20mila pasti. Senza contare - prosegue - l’azione fatta dall’Emporio con la distribuzione di viveri, generi di prima necessità, stoviglie, materiale per la pulizia della casa e della persona, una volta a settimana, ad almeno 250 unità». Uno sforzo immane, sia dal punto di vista dell’impegno quotidiano sia dal punto di vista dell’approvvigionamento che però «è stato straordinario e trasversale. Abbiamo scaricato centinaia di bancali di materiale in tutti questi mesi. Materiale - ci tiene a rimarcare il deus ex machina de La Piccola Betlemme - tutto regalato». Ancora oggi però qualche persona continua a dover aver bisogno del sostegno alimentare dell’associazione. «Sono circa una decina le persone alluvionate - chiude sul tema Venturi - a cui per tre giorni la settimana offriamo pasto caldo e diamo le borse con diversi generi per il sostentamento alimentare settimanale». Un’esperienza, quella dell’alluvione che per La Piccola Betlemme è stata «altamente empatica e formativa perchè ci ha permesso - conclude Venturi - non solo di occuparci dei margini della comunità e della povertà più spinta ma anche delle comunità nella quale operiamo che , in un momento di estremo disagio e disastro, aveva bisogno di risposte certe e celeri. Una mission che da sempre ci vuole caratterizzare.