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Riccardo Isola - In un lungo e documentato articolo pubblicato sul proprio blog, l’Associazione «Amici del Fiume Senio» fotografa lo stato dell’arte della tenuta idrogeologica e strutturale del corso d’acqua. «A dieci anni dall’inizio del lavoro dell’Associazione - affermano - nel corso della quale ci siamo occupati del tema della sicurezza, desideriamo fornire il nostro contributo. Non siamo tecnici di professione ma siamo persone che credono nel valore della partecipazione e che attingono idee da chi conosce il fiume. In secondo luogo, abbiamo imparato dall’esperienza del lavoro dei contadini in pianura e dei montanari, quando il tema della regimazione delle acque era sentito e praticato». La disamina effettuata inizia dalla foce e arriva a monte e soprattutto tratta argomenti che hanno come tema: il bacino fluviale, l’informazione e la partecipazione e le alluvioni e le rotte. Per quanto concerne la parte faentina gli Amici del Senio evidenziano le seguenti criticità. A Solarolo qui le preoccupazioni riguardano «il ponte sul Senio in località Felisio realizzato ex novo 6 anni fa, risulta troppo infossato dentro gli argini mentre nel tratto fluviale fra il ponte dell’Autostrada e il ponte sulla via Emilia esistono almeno 28 ettari di terreno golenale, 23 dei quali demaniali. L’abbassamento di almeno un metro di detta area potrebbe svolgere la funzione di cassa di espansione naturale capace di assorbire una discreta quantità di acqua in transito». A Castel Bolognese le questioni riguardano «il ponte sulla via Emilia e Ponte Fs Bologna-Taranto. Il primo è caratterizzato da una luce per il passaggio dell’acqua molto ristretta rispetto alla portata del fiume e da colonne portanti calate nel letto del fiume. Nelle stesse condizioni strutturali si trova il ponte della Ferrovia, distante meno di un km dalla via Emilia» Ancora «l’argine fra la via Emilia e Tebano, non è ancora stato classificato anche se ha svolto una funzione di protezione per Castel Bolognese». Restando in dx Senio, in corrispondenza di via Casale «esiste un terreno di campagna e un abitato coinvolto dalle alluvioni da laminazione» mentre il muro di via Boccaccio «fondamentale baluardo difensivo dopo la piena del 2023 ha mostrato crepe, con acqua che fuoriusciva in più punti». La questione però più importante e annosa è quella «delle Casse di Espansione di Cuffiano-Tebano. La loro storia, fatta di inconcludenza e ritardi, è assai nota. Sarebbe ora di dare risposte concrete ed efficaci per la conclusione». A Riolo Terme invece, in via Fornace «si vive una situazione paradossale. Decine di abitazioni, sono state alluvionate cinque volte dal 2014». A Casola Valsenio e nell’alta valle del Senio «il fiume ha fatto relativamente pochi danni che invece sono stati causati per lo più dai torrenti e rii affluenti oltre che le numerosissime frane». Alla luce di tutto questo l’Associazione in conclusione chiede: «sulle rive franate si possa sapere dove e in quali tempi si pensa di riprofilarle, sul legno flottante e rifiuti vorremmo sapere se l’azione di pulizia sarà completata e avrà un seguito e una costanza nel tempo. Sulle golene invece riteniamo opportuno conoscere le regole di coltivazione delle golene, se esistono, e quali controlli si vorranno fare mentre sulla questione degli argini, per un adeguato controllo della presenza dei fossori, è indispensabili che questi siano sostanzialmente puliti. Infine su aree di rispetto e pertinenza. Affinché i mezzi di soccorso e/o di intervento possano transitare, è opportuno la definizione e il rispetto di una zona libera disponibile ai piedi dell’argine. Inoltre riteniamo opportuno un potenziamento della rete di sensori e che questa comprenda anche la valle della Sintria».
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