Alluvione e basket, la storia di Andrea Pastore dei Blacks Faenza: «Una notte di paura, la scala e il fango: questa tragedia ci ha dato tanta forza»

Romagna | 27 Maggio 2023 Sport
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Luca Alberto Montanari
«Sono faentino e spalo fango». Parafrasando l’originale («sono faentino e me ne vanto») è questo il nuovo coro che da una settimana cantano non solo i tifosi, ma anche i giocatori dei Blacks Faenza, come testimoniato dal video pubblicato dopo la vittoria a Ruvo di Puglia in gara-3, il successo che ha permesso ai Raggisolaris di strappare il pass per la finale. La marcia di avvicinamento alle due gare vinte in Puglia è stata piuttosto complessa anche per i Blacks, «ospiti» di una città devastata dall’alluvione di martedì 16 maggio. Nel gruppo neroverde uno dei più colpiti da questa immane tragedia è stato Andrea Pastore, al primo anno a Faenza, che vive proprio a due passi da via Lapi e dalle zone maggiormente colpite. E’ lui a raccontare una settimana surreale, trascorsa più in strada a spalare fango che in palestra a sollevare pesi: «Io abito vicino alle mura, sopra via Lapi, e martedì sera stavo cucinando mentre la mia compagna era giù con il cane. Intorno alle 21 mi ha mandato una foto del parcheggio del Conad, dove avevo parcheggiato la macchina, per avvisarmi che l’acqua stava cominciando a salire. Mi sono vestito e sono sceso, ho provato a spostarla, ma dopo neanche 20 minuti il livello dell’acqua ricopriva già più della metà della mia auto. Quindi ci ho provato, ma non ce l’ho fatta a salvarla. Sono rimasto a vedere il disastro e il parcheggio che si allagava, ma nel frattempo l’acqua ha raggiunto il secondo piano. Da quel momento è stata veramente dura». E qui Pastore racconta altri dettagli: «A un certo punto è arrivato sul posto un ragazzo su una tavola da surf che andava a recuperare la propria famiglia. Dopo averli portati al sicuro, ha cominciato a raccogliere tutti i bambini dalle finestre e a salvare anche loro. Noi non potevamo restare a guardare e così abbiamo legato una scala a un albero e ci siamo calati giù. Ho sfruttato il mio fisico e appena ho visto che c’era bisogno di aiuto, con la torcia di un poliziotto, mi sono calato per aiutare altra gente. E’ stato davvero difficile, ma anche emozionante». Dopo una notte tremenda, pastore è rimasto chiuso in casa, circondato dall’acqua: «Noi abitiamo in alto e l’acqua in casa non è entrata, però ce l’avevo attorno a me, dappertutto e non mi potevo muovere. Abitualmente arrivo in centro percorrendo una strada di 300 metri, in quel momento avrei dovuto fare più di un chilometro a piedi perché non c’erano alternative. Dal giorno successivo, il giovedì, quando l’acqua ha cominciato a ritirarsi, sono sceso e ho cominciato ad aiutare la gente a spalare il fango. Sono andato al Bar Mi Va’, di fianco alla Conad, dove vado abitualmente a fare colazione. Abbiamo recuperato qualcosa e svuotato il negozio dal fango. Poi, nel pomeriggio, mi sono spostato in via Lapi. I miei compagni, invece, stavano dall’altra parte del ponte. Sotto casa di Vico c’era un metro e mezzo d’acqua. La zona è davvero ampia, come la devastazione. Io e Sebastian abbiamo perso la macchina, gli altri per fortuna nulla. Il momento più difficile? Il giorno dopo quella notte drammatica. Una depressione infinita, circondato dall’acqua non mi potevo muovere. Dal terzo giorno, non avendo la corrente elettrica, non avevo nulla da fare e ho aiutato tante persone». Pastore, durante la stagione, si è inserito molto bene in città ed è rimasto conquistato dai romagnoli: «I romagnoli sono speciali, ti trattano bene, ti trasmettono allegria, serenità, l’ho notato dalla scorsa estate quando sono arrivato. Le persone di 40-50-60 anni a casa mia non sono così allegre e accoglienti. C’è un forte senso di appartenenza, un grande legame con la città». Dentro a questo dramma, c’è naturalmente la parte sportiva. Dopo aver vinto gara-1 al Cattani prima dell’alluvione, i Blacks avrebbero dovuto giocare anche gara-2 in città per poi spostarsi in Puglia per gara-3, ma le due partite si sono giocate solo domenica e martedì scorsi a Ruvo: «Avremmo dovuto giocare martedì 16, ma la gara è stata ovviamente annullata, poi il mercoledì siamo rimasti chiusi in casa, giovedì ci siamo incontrati al Campus alle cinque del pomeriggio giusto per fare due pesi e due tiri. Venerdì ancora al Campus, senza fare nulla. Sabato siamo partiti per Ruvo, domenica abbiamo giocato. Praticamente ci siamo allenati con le pale a spalare il fango e mai in palestra e questo ci ha dato una grande forza. Il nuovo coro? Ce lo hanno mandato i tifosi, che hanno visto gara-2 in tv, e ora lo cantiamo anche noi. Il 3-0 contro Ruvo? Abbiamo lanciato un bel segnale a Rieti e a tutte le squadre che sono arrivate in finale. Dopo quello che era successo, non era scontato vincerne una, noi ne abbiamo vinte due. Di fatto ci siamo qualificati anche senza fattore campo. A livello di squadra noi eravamo uniti prima e dopo questa catastrofe lo siamo ancora di più. Abbiamo vinto due partite senza allenarci, ma con lo spirito e la forza del gruppo. Siamo diventati una famiglia». Due battute anche su Rieti: «E’ la nostra bestia nera, abbiamo giocato tre partite quest’anno e le abbiamo perse tutte. C’è voglia di rivincita, stavolta vogliamo vincerle noi tre partite e andare alle Final Four».
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