Alluvione, a Faenza e Sant'Agata nascono i comitati cittadini
Passata la fase emergenziale dell’alluvione stanno venendo a galla una lunga lista di problemi e di opportunità che dovranno essere affrontate dai cittadini colpiti dalle esondazioni del 16 e 17 maggio scorso: dalle utenze alle polizze assicurative, dai risarcimenti fino alla possibilità di essere parte in causa nei futuri procedimenti legali che dovranno accertare le responsabilità del disastro. Per questo motivo si stanno costituendo diversi comitati cittadini: per fare il punto sul futuro prossimo ed esporre alle Amministrazioni comunali sia le criticità più urgenti da risolvere che avanzare proposte concrete per la messa in sicurezza dei quartieri colpiti dall’acqua.
IL COMITATO BORGO ALLAGATO
Il primo ad essersi costituito a Faenza è stato il «comitato di vicinato solidale Borgo allagato» che raggruppa circa 300 residenti nel borgo Durbecco ed ha subìto due alluvioni, quella del 2 e quella del 16 e 17 maggio. Il comitato, apartitico ed apolitico si è già riunito diverse volte nella sede del cinema parrocchiale Europa messa a disposizione da don Marco Ferrini, si è dato uno statuto ed ha nove referenti.
«Il nostro scopo iniziale era di fare avere un giusto ristorno ai cittadini colpiti dalla prima alluvione con un accertamento su quanto accaduto. Con la seconda che ha interessato non solo noi, ma diversi altri quartieri di Faenza abbiamo modificato il nostro obiettivo che oggi è quello di mettere in sicurezza la nostra città»- ha spiegato Marcello Arfelli, uno dei portavoce che risiede nel borgo e lavora per la Protezione civile di Forlì. «Abbiamo già sottoposto all’Amministrazione una serie di punti tra i quali l’annullamento delle bollette di acqua e luce da maggio a settembre, abbiamo chiesto l’apertura di uno sportello in Comune dove ogni segnalazione abbia un referente cui il cittadino possa rivolgersi per conoscere l’avanzamento della propria pratica; abbiamo chiesto e ottenuto il ripristino dei cassonetti dei rifiuti ed un’ulteriore, massiccia, pulizia delle strade perché ci sono ancora molto fango e polvere». Il comitato agisce su due livelli: nel termine immediato per cose di facile soluzione e nel più lungo periodo per la messa in sicurezza della città. «Tra le altre cose abbiamo chiesto la sospensione del PUG e la costituzione di tavoli di confronto divisi per quartieri per ripensare la città del futuro: zone che non è opportuno che vengano ampliate, aree golenali che è, invece, indispensabile vengano create, le arginature crollate che vengano ripristinate entro settembre e la creazione di casse di espansione a monte di Faenza per la sicurezza di tutta la città. Ci siamo dichiarati disposti a collaborare con il Comune proponendo idee sui quartieri che conosciamo bene vivendoci da anni e farci promotori verso i cittadini che possono ottenere espropri e servitù». Il gruppo è costituito da residenti nel borgo Durbecco tra i quali ingegneri, agronomi, architetti, avvocati, professionisti che vogliono muoversi in un rapporto di rispetto con l’Amministrazione pur essendo ognuno libero di poter aprire una causa legale per la propria specifica situazione. «Nei giorni scorsi abbiamo letto la nota pubblicata da Legambiente sullo studio commissionato nel 2010 al noto geologo Armando Brath dall’Autorità dei bacini regionali romagnoli sulla possibilità di laminazione delle piene del fiume Lamone a monte del tratto arginato. Lo studio aveva evidenziato un rischio idraulico concreto nel tratto del Lamone compreso tra Pieve del Tho e lo sbocco in mare eppure nessun’opera è stata fatta ed è probabile, invece, che avrebbero potuto attenuare i gravi danni che si sono registrati. Non sappiamo se il Comune di Faenza fosse a conoscenza dei risultati di questo studio, ma di certo lo era la Regione e questo ci amareggia». Intanto il gruppo del borgo Durbecco intende monitorare gli interventi già previsti dall’Amministrazione per accertare che vengano rispettati i tempi di realizzazione e sta valutando un coordinamento unico tra i vari Comitati della città.
IL COMITATO DELLA BASSAITALIA
Il 19 giugno, sempre a Faenza, si è costituito il Comitato della «Bassaitalia», nome con cui viene chiamato il quartiere «basso» di Faenza che raggruppa via Lapi, Comerio, Calamelli, Bettisi, Renaccio, Batticucculo, Mezzarisa, Pani, Carboni, Ortolani e Ballardini pesantemente colpite dall’alluvione. Tra i referenti, i coniugi Valentina Mascaretti ed Enrico Liverani, entrambi insegnanti di scuola secondaria e l’avvocato Paolo Calderoni. I primi hanno avuto la loro villetta completamente alluvionata così come la casa di famiglia del secondo dove vive la madre 82enne, vedova. «Il nostro era un quartiere molto vivo e tranquillo- ha spiegato Mascaretti- popolato perlopiù da famiglie ed anziani. Oggi sono potuti rientrare a casa solo i residenti delle via Calamelli, Mezzarisa, e Bettisi che vivono nei condomini mentre i cittadini di via Lapi e delle traverse dove ci sono solo villette sono ancora fuori casa. Mio marito ed io abbiamo quattro figli, di cui due neonati: al momento siamo ospiti nell’appartamento di un amico che, però, dovremo lasciare a giorni quando arriverà l’inquilino che aveva sottoscritto il contratto già da tempo. La situazione è difficile, lo spettacolo che si vede in strada è di un dopoguerra: le case sono abbandonate e violabili e stanno circolando voci che tanti abbiano svenduto a cordate di speculatori appartamenti da oltre 100mq a poco meno di 50 mila euro». Il Comitato è nato da un gruppo whatsapp di vicini di casa che, dopo la prima alluvione, si erano accordati per darsi una mano e monitorare a rotazione le varie abitazioni. Con la seconda alluvione il gruppo si è ampliato arrivando a contare 80 membri ed una settimana fa Mascaretti, preoccupata per le sorti del quartiere e non solo delle abitazioni, ma anche delle attività commerciali chiuse e del senso di sconforto dilagante tra i residenti «esiliati» dalle proprie case ne ha discusso con gli altri residenti ed è nata l’idea del Comitato. «Il nostro obiettivo principale è fare in modo che il quartiere non si degradi e che torni a vivere e ad essere anche più sicuro di quanto lo era prima dell’alluvione: con le tecniche e gli strumenti che abbiamo nel 2023 voglio sperare ci sia modo di mettere in sicurezza gli argini dei fiumi. Oggi, con le case pesantemente danneggiate e nessuna garanzia è difficile pensare che una famiglia possa investire centinaia di migliaia di euro per ripristinare la propria abitazione. Ci sono tanti anziani che vivevano qui da una vita e che sono stati costretti a trasferirsi in altre abitazioni con tutto lo stress che comporta un cambiamento simile. Molti vorrebbero tornare, ma non hanno il denaro sufficiente per iniziare una ristrutturazione, esattamente come tante famiglie». Nel Comitato, apolitico, che conta circa 150 cittadini sono stati coinvolti anche gli esercenti delle attività che al momento sono ancora chiuse e che, come tutti, avrebbero bisogno di garanzie per investire e ripristinare i propri locali. «La nostra era una casa che corrispondeva ad un progetto di vita – ha aggiunto Mascaretti-, ma sono anche molto legata al quartiere ed è per questo che, nel mio piccolo, ho deciso di attivarmi per farlo rivivere. Alla prima riunione del 19 giugno tutti hanno colto lo spirito dell’occasione e ci siamo confrontati con tanti momenti di commozione collettiva. Abbiamo eletto una segretaria che stilerà i verbali dei prossimi incontri ed una delegazione tra cui un rappresentante degli esercenti, un tecnico e diversi residenti che incontrerà l’Amministrazione il prossimo 26 giugno. Sono contenta perché abbiamo messo in comune alcuni aspetti umani e prossimamente nomineremo un social media manager che tenga la comunicazione con l’esterno».
(Marianna Carnoli)