Alluvione, a 100 giorni dagli eventi di maggio parlano i referenti di alcuni comitati cittadini

Romagna | 01 Settembre 2023 Cronaca
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Lo scorso maggio la Romagna è stata colpita da eventi climatici eccezionali che hanno riversato sulle città un quantitativo d’acqua straordinario, provocato esondazioni, frane ed allagamenti. Il Governo ha nominato commissario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo che, giusto la settimana scorsa, ha spiegato che i primi 876 milioni sono pronti e si potranno, così, rimborsare le somme urgenze poste in essere dai Comuni. Ma dalle giornate di maggio sono passati più di tre mesi, 100 giorni nei quali i residenti nelle zone colpite dall’alluvione hanno potuto fare ben poco se non iniziare la pulizia di abitazioni travolte dall’acqua che necessitano di lavori di consolidamento. Lavori che, senza risorse statali, la maggior parte delle persone non può permettersi ed è, quindi costretta a restare fuori casa.
ARFELLI (BORGO DURBECCO): «MOLTI QUARTIERI SI SVUOTERANNO»
«I piani terra dei quartieri alluvionati sono ancora vuoti perché si teme che con le prime piogge autunnali la città possa finire sott’acqua a causa del drenaggio urbano. E’ rientrata a casa solo la gente che vive ai piani superiori. Gli affitti non si trovano e in molti stanno aspettando di vedere se qualcosa inizia a muoversi a settembre, qualche cantiere che, ad oggi, non è partito. Ovviamente gli strati sociali più bassi che hanno poche capacità di reazione e poche risorse economiche ci hanno rimesso maggiormente e di questo passo si rischia che i quartieri dove vivevano possano svuotarsi. La gente è amareggiata e, chi li ha, si chiede cosa fare dei propri risparmi: investirli nella propria casa alluvionata al piano terra o cercarne un’altra altrove?». Marcello Arfelli, uno dei portavoce del “Comitato di vicinato solidale Borgo allagato” che risiede nel borgo Durbecco e lavora per la Protezione civile di Forlì parla di una situazione difficile a Faenza ad oltre 100 giorni dalle alluvioni di maggio. «La nostra è una città che ha sempre avuto un tenore di vita più alto rispetto a quelle vicine: è curata, viva, amante della bellezza e dell’arte, una città dove si vive bene che ora è ripiegata su se stessa. Il morale è basso perché non si vede progettualità in campo e credo che molti quartieri faranno fatica a risollevarsi. Un laureando di Pisa sta realizzando uno studio sul nostro caso, sulle difficoltà psicologiche che deve affrontare la popolazione. Si rischia che nasca una sorta di competizione tra le città vicine: se a Faenza non riesci più a vedere un futuro magari ti sposti ad Imola dove i valori degli immobili iniziano a crescere e, di contro, quelli della tua città calano. Servirebbe un cambio di passo, una prospettiva, poiché oggi non si riesce a vedere più in là dell’autunno. Ci piacerebbe poter avere un confronto periodico, magari mensile con il commissario straordinario Figliuolo perché i giorni passano e pare che nulla si muova». Tra le criticità del Borgo segnalate dal Comitato ci sono, in primis, gli argini e le fogne. L’argine sotto la circonvallazione di Faenza non è stato ancora ripristinato così come la parte a monte a poche decine di metri di distanza dove serve un argine ex novo per evitare un nuovo allagamento. Sono stati avviati alcuni cantieri, ma devono ancora essere conclusi inoltre la città, con la chiusura del Ponte delle Grazie è “spaccata” in due. «Il traffico è già congestionato e la situazione peggiorerà con l’apertura delle scuole. Già a luglio avevamo chiesto all’Amministrazione di attivare una progettazione per i ponti come hanno fatto a Modigliana che ha dato l’incarico ad uno studio di progettazione per poi far partire i lavori. In una situazione straordinaria ci sono lavori di somma urgenza con modalità di affidamento lavori ad imprese che lavorano h24, come è stato fatto per l’alta velocità e la Variante di valico. Se fossimo partiti a luglio probabilmente a dicembre avremmo festeggiato il nuovo ponte delle Grazie». Per quanto riguarda i 3 mila euro di ristori in pagamento entro il 15 luglio, invece, una buona parte dei residenti del Borgo li ha ricevuti e l’ultima tranche dovrebbe arrivare a giorni, ma sarebbe necessario spostare dal 31 ottobre fino ad almeno il 3 maggio la rendicontazione. «Oggi falegnami, idraulici ed imbianchini sono oberati e chi ottiene un ristoro il 15 settembre non riesce di certo a rendicontare entro il 31 ottobre i lavori svolti. Al Comune abbiamo chiesto che vengano avviate le perizie consegnate le quali potrà partire la ricognizione danni subiti dai cittadini. Certo è che i tempi non sono brevi: le emergenze del 2019, ad esempio, non sono ancora state rimborsate. Anche in questo caso, visto che diventa difficoltoso per i cittadini anticipare le spese, sarebbe utile che Figliuolo prevedesse gli scatti di avanzamento lavori magari rimborsando ogni anno un 30% di quanto speso per poter dare un respiro alle famiglie strada facendo.
MASCARETTI ( BASSITALIA): «I CITTADINI NON HANNO PROSPETTIVE »
Niente si muove nel quartiere “basso” di Faenza che raggruppa via Lapi, Comerio, Calamelli, Bettisi, Renaccio, Batticucculo, Mezzarisa, Pani, Carboni, Ortolani e Ballardini che si sono riunite nel Comitato della “Bassitalia”. «Siamo molto preoccupati perché non si è ancora mosso nulla: il quartiere è deserto, non ci sono cantieri. Noi ci siamo appoggiati prima nell’appartamento sfitto di un amico poi in quello dove viveva la nonna di mio marito, ma abbiamo 4 figli di cui due gemelli di 8 mesi e in 70 mq non si riesce a vivere». Valentina Mascaretti è una delle referenti del Comitato “Bassitalia” che parla di una situazione “da dopoguerra”. Avendo perso la villetta ristrutturata nel 2018 e andata sott’acqua, con la famiglia s’è trasferita da parenti in Abruzzo per trascorrere i mesi estivi, ma ora pensa al rientro a Faenza. «Fosse per me resterei qui- ammette con rammarico- ma non posso creare un ulteriore stress ai miei figli più grandi che non vedono l’ora di tornare a scuola. Avevamo una casa sistemata con sacrifici e con un aiuto dei miei, avevamo un progetto di vita, ora viviamo sotto la soglia di dignità. E dobbiamo ritenerci fortunati ad avere un tetto sopra la testa visto che molti come noi hanno la casa inagibile e nessun posto dove vivere. Affitti non si trovano, tanti residenti nel quartiere sono ancora sistemati in albergo anche con disabili, noi possiamo tornare nell’appartamento della nonna di mio marito, non siamo in mezzo alla strada, ma non abbiamo una prospettiva di vita dignitosa». Mascaretti è tra quelli che non hanno ancora ricevuto nemmeno i primi ristori e che guarda al suo quartiere con grande amarezza: « non c’è alcun segnale di svolta, di messa in sicurezza degli argini si parla in modo vago, come comitato invitiamo tutti alla calma, ma capiamo che è davvero difficile dopo 100 giorni e pensiamo possa esplodere una rabbia sociale faticosa da contenere. A madre e figlio la casa è letteralmente crollata e non sanno dove andare, una coppia albanese con due gemelli di 3 anni è ospite di amici connazionali e stanno in 9 in un bilocale, alcuni amici hanno preso in affitto una villetta per 18 mesi e poi non sanno se i proprietari rinnoveranno la disponibilità. Ora il problema principale è l’emergenza abitativa, ma capiamo che il Comune, senza i fondi dello Stato, non è più in grado di anticipare risorse. All’Aquila, dopo il terremoto del 2009 sono arrivate in 100 giorni oltre 5 mila casette per 25 mila sfollati, da noi niente e alcuni hanno deciso di ritornare nelle loro case al piano terra con i muri che buttano ancora fango. In via Lapi da tempo lamentiamo un problema grosso alle fognature e da 4 anni chiediamo le pompe di sollevamento che non sono ancora arrivate. Il progetto per le nuove fognature doveva uscire in questi giorni, ma di questo passo si potrà intervenire solo il prossimo anno. A tre mesi dall’alluvione in quadro è davvero da dopoguerra».
TAROZZI (SANT’AGATA): «NON VERREMO RIMBORSATI TOTALMENTE»
Situazione ancora disastrosa anche a Sant’Agata sul Santerno dove il passaggio della piena è ancora visibile dentro e fuori dalle abitazioni. Ringhiere e pilastri di cemento e ferro sono ancora coperti di fango le prime e sradicati da terra i secondi, le case sono ancora vuote con l’erba attaccata alle recinzioni, i parchi pubblici inagibili a parte uno. Ferma la maggior parte delle attività commerciali : ha riaperto l’ufficio postale, uno dei due bar e i parrucchieri, chiuso il negozio di abbigliamento, i due dentisti, la ferramenta e i due forni così come la farmacia. Non sono ancora stati riaperti nè la caserma dei carabinieri né il cimitero; la sede del Comune cambierà: prima gli uffici si appoggeranno all’interno di una scuola per poi andare nel centro sociale Cà di Cuntaden in via Roma. Infine le scuole dovrebbero riaprire, ma il condizionale è d’obbligo. «Sant’Agata è stata travolta dall’acqua e con lei le nostre case- commenta Massimo Tarozzi, presidente del comitato “S.Agata 17 maggio 2023”- da quel giorno ci siamo rimboccati le maniche e stiamo ancora lavorando sodo per rimetterci in piedi anche se le risorse sono praticamente finite. Per fortuna la maggior parte dei residenti ha avuto i primi 3 mila euro di ristori, ma si dovrà aspettare i primi di settembre per poter far richiesta per la seconda tranche ed arrivare, così, a 5 mila presentando fatture delle spese finora sostenute. Le perizie non sono ancora iniziate perché deve essere stilato il protocollo ufficiale da seguire, poi partirà la ricognizione dei danni e il pagamento. Sappiamo che storicamente i risarcimenti avvengono nell’arco di 2 o 3 anni e non viene mai rimborsato l’intero danno, ma ci speriamo. Dubito che le circa 2900 anime che popolano Sant’Agata restino tutte a vivere qui: chi era in affitto se né già andato, una fetta importante di case a ridosso del fiume e della San Vitale erano state fatte in economia e sono andate praticamente distrutte. E la maggior parte dei proprietari non può permettersi di ripristinarle. Altri, invece, che hanno avuto danni importanti e avevano dei risparmi hanno rifatto pavimenti, imbiancato a spese loro e sono rientrati nelle propria abitazione sperando che i muri non ripresentino l’umidità nei mesi più freddi. In attesa dei fondi del Governo la priorità ora è procurarsi gli elettrodomestici, poi risistemare l’auto (il 60% del parco macchine della città è stata pesantemente danneggiata ndr), acquistare altro arredamento e in ultima battuta risistemare gli esterni della propria abitazione. Come Comitato ci siamo messi a disposizione dell’Amministrazione per lavorare gomito a gomito e rimetterci in piedi. Fortunatamente il nostro sindaco Enea Emiliani, appresa la notizia dell'avvio dei lavori di RFI per la riapertura della linea Faenza-Lavezzola, che prevedono per il ponte della ferrovia di Sant'Agata sul Santerno il rilevato ferroviario più basso rispetto al rilevato arginale, ha contattato la Regione per esprimere le sue perplessità sulla sicurezza idraulica di questa soluzione transitoria. Si parlava, infatti, di aprire un varco nella nuova sponda, sistemare colonne e una paratia simile al Mose di Venezia da utilizzare in caso di esondazione per proteggere Sant’Agata. Una soluzione che non garantiva la nostra sicurezza che, invece, dev’essere una priorità». (marianna carnoli)
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