Alla scuola Randi di Ravenna non si lascia indietro nessuno

Romagna | 30 Marzo 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
«Il nostro obiettivo è raggiungere tutti, non lasciare fuori nessuno. Ci siamo rimboccati le maniche da subito e devo dire che i risultati sono entusiasmanti». Sono le parole di Nadia Medori, referente per la disabilità dell’Istituto comprensivo Randi di Ravenna, che parla di come la scuola abbia coinvolto anche gli insegnanti di sostegno, dall’infanzia alla secondaria, sia perché partecipino alle lezioni in videoconferenza dei colleghi curriculari che per attivare, laddove ci siano situazioni di gravità e gli alunni non seguano la programmazione della classe, canali di relazione personalizzati: «Ci muoviamo attraverso videochiamate con le famiglie ma anche cercando, nell’ottica dell’inclusione, di inserire i bambini con disabilità nelle lezioni online, facendoli partecipare all’appello e al saluto della mattina, così come dando loro piccole consegne da svolgere con i materiali che hanno in casa, per mantenere vive sia la comunicazione che l’autonomia. Non è facile fare didattica personalizzata in questo modo ma ce la stiamo mettendo tutta: persino alla scuola dell’infanzia abbiamo risposte confortanti, il tempo di attenzione dei bimbi aumenta gradualmente, giorno dopo giorno». Anche le problematiche relative alla scarsa connessione, alla mancanza di computer o al fatto che i genitori siano al lavoro e i nonni, che si occupano dei nipoti, non hanno le competenze tecnologiche necessarie, si stanno poco a poco risolvendo. A confermarlo è la collega Paola Presicce che segue in particolare i bambini con bisogni educativi speciali, quelli con piani didattici personalizzati, e che coordina i docenti della scuola dell’infanzia e della primaria: «A un mese dalla chiusura, nelle nostre due scuole dell’infanzia ci sono 147 bambini collegati su 168. Nelle tre scuole primarie, su 628 bambini, sono collegati in 589. Stiamo facendo un enorme lavoro per tenere i contatti e restare un punto di riferimento sia per loro che per le famiglie». All’infanzia si procede per incontri video, piccole routine che si mantengono anche online, tutorial su attività da svolgere a casa, letture di storie: «Abbiamo anche creato dei gruppi assortiti con bambini di varie sezioni, omogenei per età, così come un diario di bordo nel quale i docenti riportano le attività svolte. Anche con le famiglie stiamo svolgendo un bel lavoro, per esempio dando loro istruzioni rispetto ai lavoretti che assegniamo ai bimbi. Il venerdì, poi, alcune sezioni organizzano una sorpresa per i loro figli, collegata al lavoro svolto durante la settimana». Anche alla primaria, dove tutto è facilitato dal registro elettronico, gli alunni hanno i loro appuntamenti fissi per le lezioni di italiano e matematica: «Abbiamo anche attivato dei gruppi per lo scambio e la condivisione di buone pratiche di didattica a distanza per classi parallele, per rendere il lavoro ancora più efficace». Alla scuola secondaria, aggiunge la collega Elena Argelli che coordina il plesso, su 400 alunni si contano sulle dita di una mano quelli che non si collegano: «I numeri sono buoni, chiaramente c’è il problema che quasi la metà dei ragazzi segue le lezioni dal cellulare, dunque su uno schermo molto piccolo, cosa che non rende agevole la lezione. Chiaro, le lezioni sono di 45 minuti anziché di un’ora e più di tre ore al giorno non si fanno, ma avere un computer agevolerebbe le cose. L’altra difficoltà riguarda le verifiche e la valutazione: dobbiamo capire come muoverci, anche per dare un ritorno ai ragazzi». Un’altra difficoltà è quella di tenere il controllo sui ragazzi: «Chi in genere ha difficoltà a seguire o problemi di attenzione, in questo caso rimane ancora più indietro. Io e i colleghi cerchiamo di stimolare l’interazione ma non possiamo avere la garanzia che se un ragazzo ci dice che ha il microfono rotto, sia effettivamente così. Senza contare che io insegno matematica e senza una lavagna non è facile spiegare». La passione e la motivazione non mancano ma questo è anche un periodo di grandi riflessioni sul fatto che la scuola dovrebbe già essere attrezzata sul fronte delle tecnologie: «Noi ci siamo organizzati in fretta e furia ma è tutto molto faticoso, per quanto avvincente».
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