Alessio Boni è Don Chisciotte a Lugo, Castellitto un originale «Zorro» a Faenza e Celestini racconta Pasolini a Ravenna

Romagna | 10 Febbraio 2023 Cultura
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Federico Savini
Tra chi era già transitato in provincia e chi ci viene (quest’anno) per la prima volta, nei prossimi giorni arriveranno sul nostro territorio tre fra i maggiori protagonisti delle scene teatrali italiani, con altrettanti ambiziosi spettacoli dedicati a grandi personaggi della cultura e del mondo letterario, reali e di fantasia, di sicuro tutti entrati nell’immaginario collettivo e portati in scena da grandissimi attori.

ALESSIO BONI A LUGO
Non era ancora arrivato nella nostra provincia l’allestimento del Don Chisciotte adattato da Francesco Niccolini e portato in scena da Alessio Boni (che ha collaborato alla drammaturgia insieme allo stesso Niccolini e ai registi Roberto Aldorasi e Marcello Prayer), in programma al teatro Rossini di Lugo in quattro repliche da venerdì 10 a lunedì 13 febbraio (ogni sera alle 20.30, ad eccezione della domenica pomeriggio, con recita alle 16).
L’ambizioso allestimento scenico dell’immortale capolavoro letterario di Miguel de Cervantes coinvolge un cast nutrito (in cui, oltre a Boni, spiccano Serra Yilmaz e Marcello Prayer) per interrogarsi su un tema che fa da sempre parte dell’avventura umana su questo pianeta: quello della follia. L’ideale che porta Don Chisciotte verso quella che gli altri etichettano come follia è però, forse, null’altro che una lucidissima presa di coscienza della morte. E proprio il suo combattere per un ideale etico ed eroico arricchisce di valore ogni suo gesto quotidiano. Ciò che lo rese - ciò che lo rende - immortale.
In fin dei conti - si domanda neanche tanto metaforicamente Alessio Boni in scena -, gli uomini che nel corso dei secoli si sono emancipati dalle regole imbriglianti della cosiddetta «normalità», pagando lo scotto di passare per pazzi, sono spesso quelli che vengono riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, chi è abbastanza folle da andare controcorrente inseguendo una visione o un’ideale è chi di solito merita di essere ricordato in eterno.

CASTELLITTO A FAENZA
È uno Zorro decisamente sui generis quello che approderò sul palcoscenico del teatro Masini di Faenza da mercoledì 15 a venerdì 17 febbraio, e che anziché indossare i panni dello spadaccino mascherato avrà le fattezze di Sergio Castellitto. Al grande attore romano il compito di portare in scena un personaggio slegato da quello scolpito nella fantasia letteraria di tutti, e concepito da Margaret Mazzantini; di fatto un vagabondo, che in scena ripercorre attraverso un intenso monologo la storia della sua vita e delle scelte che lo hanno portato a vivere sulla strada.
Sergio Castellitto interpreta insomma un uomo condannato a vivere ai margini della società, capace di vedere la realtà osservando la vita delle persone «normali». E anche di restituire, attraverso una sorta di «filosofare» allegro e indefesso, il «sale della vita», la complessità e l’imprevedibilità dell’esistenza.

CELESTINI A RAVENNA
Approda anche al teatro Alighieri di Ravenna, dove sarà in scena mercoledì 15 e giovedì 16 febbraio alle 21, il «Museo Pasolini» attraverso il quale Ascanio Celestini ha voluto rendere omaggio a uno dei maggiori e più discussi intellettuali italiani del Novecento.
In scena Celestini immagina di essere il custode di museo dedicato a Pier Paolo Pasolini, attraverso i cui «reperti» l’affabulatore romano imbastisce un racconto che prende spunto dalla biografia di Pasolini - non solo con le testimonianze di chi l’ha conosciuto, ma con quelle, non meno preziose, di chi l’ha immaginato, amato e odiato - per allargare lo spettro fino a ritrarre un popolo e un secolo italiano; quelli che Pasolini aveva probabilmente compreso meglio d tutti.
Il museo immaginario di Celestini prende forma nel vortice ipnotico del suo melodico narrare e attraverso una domanda centrale: quale oggetto dobbiamo cercare? Gli spettatori-visitatori sono accolti con ironia e disincanto – e ogni tanto con la fisarmonica -, tessendo le fila di un’epopea popolare, fatta di marginalità, poesia, politica e impegno sociale.



 
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