Riccardo Isola - Non solo bolle o bianchi fermi. La Romagna enologica regala sorsi sfaccettati per poter accompagnare pranzi e cene ma anche solo momenti conviviali a bordo vasca o con i piedi surriscaldati in bagnasciuga roventi d’Adriatico. Dal Pignoletto all’Albana passando per il ritrovato (qualitativamente parlando) Trebbiano si attraversa un ricco caleidoscopio di sfumature organolettiche e sentori rinfrescanti che parlano di frutta gialla, di erbe officinali, di fiori e di agrume. Poi ci sono loro, i rossi, o meglio il Rosso per eccellenza di questa terra: il Sangiovese. Se da una trama più mediterranea, snella e sapida del riminese (consigliamo il vino Superiore «Caciara» della cantina Enio Ottaviani di Rimini) si può salire a identità in calice in cui frutto e balsamicità giocano in equilibrio di alcuni testimoni collinari del forlivese e cesenate (come il «Torre di Roversano» della tenuta il Plino) per tornare, tra le altre, invece a farsi solleticare il palato da entrate lineare e fulminee ma sempre con frutto di alcune aree del forlivese (come il Forlì Igp «La Farfalla» dalla Valpiani e il Bosco della tenuta Pertinello di Galeata). Altri testimoni purpurei che non deluderanno sono il superiore «Crepe» della cantina Ca’ di Sopra o l’«Oddone» della tenuta La Viola. Per chi ama sorsi di salinità, verticalità e grande «freschezza» allora sarà possibile risalire nel modiglianese (dall’Atto II de Il Teatro alle «Papesse» di Villa Papiano) fino ad arrivare a corpi ben più strutturati (per serate più cariche o festeggiamenti gourmet) come il «Domus Caia» (Ferrucci a castel Bolognese) o un «Vigna del generale» (della Fattoria Nicolucci di Predappio). Sono solo alcune delle diversissime sfumature che il Sangiovese sa e può regalare. Piccoli input che non devono sostituire la curiosità di provare e testare l’infinità di proposte vitivinicole che dall’imolese arriva fino alle colline di Saludecio.
E’ chiaro però che l’estate è soprattutto stagione bianchista. Dai pranzi alle cene in riva al mare, ai pic nic (sempre più consigliati) dell’entroterra collinare e appenninico romagnolo, questa tipologia di vino trova una molteplicità d’interpretazione che non potrà che affascinare e appagare anche i palati più esigenti. Albana, Pignoletto, Trebbiano sono gli alfieri di questo patrimonio indiscusso che i vignaioli cullano e regalano in liquidi fioriti, fruttati, a tratti salini e agrumati, ma sempre identitari. Ecco allora che partire con l’agrume di un «Neblina», Albana di Giovanna Madonia o la croccantezza di un «Fiorile» Albana d’altezze collinari di Fondo San Giuseppe o «Perlagioia» in cui Ancarani porta l’Albana a sposare un tocco di Trebbiano, fino ad arriare a identità molto più complesse come l’«Arcaica» di Paolo Francesconi in cui la timbrica è data soprattutto dalla macerazione prolungata sulle bucce., non vi deluderanno.
La simpatia umana che si riversa indiscutibilmente sui vini è quella offerta da Stefano Berti (di Rivaldino in Monte a Forlì) per il quale segnaliamo il suo straordinrio rosè «Rossetto» un vibrante metodo ancestrale da «Sanzve’s». Un altro grande rosato è il «Rosa di Petrinello» che regala sorsi piacevolissimi, freschi e pompelmosi. Tornando ai grandi macerati e soprattutto di anfora, da non perdere e lo ripetiamo, da non perdere, un salto s’ha da fare a Imola nella cantina Tre Monti dove il «Vitalba» da uve Albana e il più recente «Piuttosto» da Trebbiano sono testimoni autorevolissimi di un savoir faire antico ma al contempo stupendamente contemporaneo. Non lo citiamo per omonimia ma grandissima personalità è poi «Isola» un vino di Modigliana, realizzato da Balìa di Zola in cui la dinamicità della beva è fresca, fruttata, e molto intrigante. Altro vino che ci appassiona ed entusiasma è il «Brò» di Noelia Ricci (Predappio), un Trebbiano che disseta, lascia una bocca fresca e agrumata, assolutamente perfetta per le temperature ormai africane di Romagna.
Grandi agrumi con sconfinamenti nel lime quasi acerbo è il sorso regalato dal «Ramba» di Randi. Un’interpretazione della Rambela molto estiva e fragrante. Infine c’è la «Rambela» semiaromatica ma lo stesso versatile della bassa Romagna declinato in modo classico che viene perfettamente interpretato dalla Tenuta Uccellina di Russi.