Alcuni suggerimenti in «bianco» per bere bene durante l’estate tra sfumature territoriali e sorsi internazionali

Romagna | 13 Giugno 2024 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Con l’arrivo dell’estate, in tavola o durante gli aperitivi sotto l’ombrellone o a bordo vasca, quale occasione migliore per degustare il patrimonio enoico in bianco di Romagna. Sono tante le referenze che si possono trovare dal riminese all’imolese, per appagare la voglia di consumare, responsabilmente, sorsi che parlano di territori e filosofie vinicole di questo territorio. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Proviamo a suggerirne alcune referenze che sicuramente appagheranno la sete sotto il Solleone. Partiamo dalle bollicine. I perlage del «Passatore» capaci di riunire qualità della bevuta a capacità espressiva del terroir dal quale provengono si possono riassumere in alcune tipologie. In primis imperdibile è il «Metodo Classico» della Tenuta Masselina di Castel Bolognese. Creato da 100% di Grechetto gentile è un brut millesimato. Un sorso fragrante e diretto in cui la complessità si unisce con una freschezza e una cremosità che potrà accompagnare tranquillamente finger food di pesce o calici socializzanti e amicali. Altra bollicina assolutamente è il Metodo Classico di Albana «1858» di Branchini. Se proprio si vuol far colpo e mettere in calice un gran prodotto suggeriamo di puntare sul 72 mesi, ma anche il 30 non sfigura. Eleganza, croccantezza e cremosità del perlage acquisiscono maggiore verve su una texture fatta di frutto giallo, di note vegetali e di panificazione leggiadra. Un sorso appagante che su approcci fusion e di mare trova l’abbinamento perfetto. Sui fermi non ci sono ombre di dubbio. Immancabile e imperdibile è sicuramente la variazione sul tema del Trebbiano di collina denominato «Ca’ Rotte» di Podere La Grotta. Un vino di un’eleganza e una complessità disarmanti. Sorso netto, sapido, con sfumature vegetali che si accompagnano a sentori minerali al sorso che ne rendono il sorso dal respiro d’Oltralpe. Una gran gemma enoica nata, in biologico, in quel di Cesena. Per chi ama invece un vino più snello, semplice, ma non banale, allora perfetto crediamo possa essere il «Pinot Grigio» di Cantine Intesa di Modigliana. Sapidità, freschezza, variazione floreal-vegetale e una nota in chiusura finemente amaricante lo rendono perfetto per chiacchierate tra amici. Poi viriamo sull’Albana. Per la Docg romagnola imprescindibile è la versione immediata, riconoscibile, di Celli. Con «I Croppi» si va praticamente sempre «a botta sicura». Un sorso che riesce a equilibrare una buona struttura e grado alcolico con la vibrante freschezza e mineralità del terroir di Bertinoro. Due referenze da non perdere arrivano dall’alto Appennino di Modigliana. Per questa estate consigliamo il «Caramore» 2023 di Fondo San Giuseppe e il vino di Villa Papiano «Tresche» 2022. Il primo è il matrimonio tra Trebbiano e Chardonnay in cui prevalgono al respiro gli aromi fruttati, in particolare il sentore di pera selvatica e note minerali tendenti al gessoso. In bocca mostra ampiezza e struttura che conferiscono al vino persistenza e grande eleganza sapida e minerale. Per quanto riguarda invece l’interpretazione del Sauvignon blanc d’Appennino, il Tresche, il respiro gioca tra un equilibrio elegante di frutta tropicale come la maracuja e l’ananas, con sferzate agrumate e una nota leggermente balsamica di erbe aromatiche. Entra fresco e vivace in cui predomina la sensazione fresca che si amplifica sulle sfumature esotiche e d’agrume ed erbaceo. Se si cercano vini più «cicciotti» ma sempre comunque eleganti e freschi allora la scelta non può che cadere sul «Codronchio» di fattoria Monticino Rosso. un vino in cui c’è quel particolare sentori dato dalla Botrytis che colpisce il grappolo dell’Albana che ne esalta la complessità senza però alterare la diretta  e inequivocabile freschezza. Oppure per palati ancora più «evoluti» la scelta può cadere su «Piuttosto». Un Trebbiano  di media collina che riposa e si costruisce nella cantina Tre Monti di Imola. Un vino molto complesso, in cui le timbriche sono molto espressive e cariche di vitalità macerativa. Sono sorsi non immediati, complessi ma capaci di emozionare per la loro peculiare identità. Poi c’è l’approccio più «aromatico», di un vitigno autoctono come il «Famoso». Tra le tanti versioni ci sentiamo di consigliare quello di Tenuta Casali di Mercato Saraceno. Timbriche nette, pulite, verticali e sapide, giocano con un bouquet ricco ma fresco e tagliente. Belle le noti floreal-fruttate con quel tocco di tropicalità acerba che stupisce e colpisce. Perfetto in abbinamento con le locali ostriche di Cervia e con molluschi d’Adriatico. Infine chiudiamo con uno dei cavalli di battaglia della cantina Enio Ottaviani nel riminese. Parliamo di «Strati». Si tratta di una versione di Pagadebit - Bombino Bianco in cui il suo respiro parla d’Adriatico e vegetale in cui il sorso asciutto, minerale e sapido di media struttura diventa sorso persistente e molto appagante se lo si accompagna soprattutto a crudità di pesce, anche in versione sushi, e fritto di calamari.
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