Adolescenti e Covid, il coordinatore del Quake di Ravenna: "C'è tanta stanchezza"

Romagna | 07 Novembre 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
C’è tanta stanchezza tra gli adolescenti che Mirco Battistini, coordinatore del «Quake» di Ravenna, vede dal 15 giugno, quando dopo quattro mesi di chiusura, il centro giovanile del quartiere Darsena ha riaperto i battenti. In realtà, il polso della situazione rispetto allo stato psicologico dei giovanissimi non ce l’ha solo attraverso la presenza diretta. Diversi ragazzi, infatti, non sono ancora tornati a frequentare il «Quake» ma, attraverso i social, sono in contatto con gli educatori: «Prima del Covid, il pomeriggio, arrivavano quasi sempre in quaranta. Adesso, per via degli ingressi contingentati, ne possiamo accogliere un massimo di venti: una metà prende parte al dopo-scuola con la mia collega, l’altra metà partecipa insieme a me alle attività di aggregazione. Non capita quasi mai di dover lasciare fuori qualcuno». Le motivazioni, secondo Battistini, sono principalmente due: «Attraverso i comportamenti dei ragazzi ci arrivano tutte le paure dei genitori, alle quali ha contribuito anche il focolaio sviluppatosi durante l’estate alle Indie di Pinarella. Il giorno dopo, una ragazzina che era stata lì a ballare è venuta da noi, cosa che ci ha costretti tutti a sottoporci ai tamponi. Una situazione che senz’altro ha lasciato traccia. Ma c’è anche la gran fatica, per i ragazzi, di stare alle regole: noi abbiamo un protocollo di sicurezza molto rigido e per loro, che la mattina, a scuola, sono stati con le mascherine o hanno subito le frustrazioni della didattica a distanza, dover tornare a rispettare regole ferree non è facile. C’è chi viene a salutarci dal cancello, perché preferisce non entrare. C’è anche tutto il discorso della prenotazione obbligatoria, che pesa». Tra i frequentatori, in ogni caso, si toccano con mano avvilimento e preoccupazioni: «Dal mio osservatorio, vedo una grande consapevolezza ma anche una grande frustrazione tra i più grandi, quelli che frequentano le superiori: non poter andare in centro dopo le 18, rinunciare all’aperitivo o alla discoteca il sabato sono aspetti che causano sofferenza. Va un po’ meglio per chi va alle medie: non ci sono grandi lamentele, vedo più spirito di adattamento». In generale, però, le domande non mancano: «I nostri ragazzi vedono noi educatori come persone adulte che possono anche prevedere le cose. Ci chiedono se ci sarà un altro lockdown, ci domandano quando tutto questo finirà. Non è facile rispondere, c’è demoralizzazione anche tra noi operatori che, nonostante tante energie spese nel promuovere le nostre attività, non abbiamo il ritorno che ci si potrebbe aspettare. Tra pizzate, giochi, quiz e laboratori di cucina, le proposte che lanciamo sui social non mancano. Ma il periodo è davvero duro. Ballare l’hip-hop, nella nostra palestra, con la mascherina sulla bocca e sul naso, per chi ha 13-14 anni, può essere difficile». Durante la serrata generale di marzo e aprile, su invito del Comune di Ravenna Battistini ha promosso tra gli iscritti (che ora sono una sessantina), a distanza, un sondaggio per capire stati d’animo, emozioni, sentimenti: «In generale i nostri ragazzi hanno retto il colpo ma non è mancata qualche situiazione di crisi. Una ragazza che aveva buoni voti, per esempio, con le lezioni online è andata in crisi, fino ad avere sei insufficienze. Un esempio di come qualche forma di depressione si sia insinuata anche tra i giovanissimi». Ultimo ma non meno importante tema, il riflesso che i discorsi degli adulti hanno sui minorenni: «Si parla da ogni lato di Covid, la scuola non è da meno. Un’esasperazione che può portare, facilmente, a crolli emotivi. Non dimentichiamo che i ragazzi e le ragazze vengono spesso descritti come gli untori, gli appestati, cosa che non aiuta. E ricordiamo sempre che siamo in un quartiere con caratteristiche particolari, quasi tutti vivono in appartamento e non è scontato che abbiano Netflix piuttosto che l’Adsl». 
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