A Faenza si insegna l’italiano ai giapponesi

Romagna | 27 Gennaio 2023 Cultura
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Federico Savini
Il titolo provvisorio è L’italiano che emoziona, ma in teoria dovremmo scriverlo in caratteri kanji, dato che parliamo di un programma televisivo per l’emittente nazionale NHK, in pratica la Rai del Sol Levante. Che la settimana scorsa ha inviato una quadra con regista e cameramen proprio a Faenza, dove all’hotel Vittoria hanno preso il via le riprese di questa serie tv.
L’approdo faentino della troupe della tv nipponica è stato possibile grazie ai contatti tra Monica Salvatori, dell’agenzia di produzione Link Japan, e l’assessora al turismo di Faenza Federica Rosetti. E soprattutto perché Faenza è la città di Miho Okai, ceramista e scrittrice (di libri per ragazzi, turistici e non solo), nonché madre di Lorenzo Santandrea, il protagonista della serie tv. «Lorenzo ha superato i casting di NHK per il programma e così abbiamo girato la puntata introduttiva della serie a Faenza - spiega Monica Salvatori -. Il nostro lavoro come Link Japan è precisamente quello di coordinare, e fare da interpreti, per i programmi della tv nipponica in Italia, che sono tanti, probabilmente più di quanti si immagina. Siamo stati a Ravenna, in particolare sulle orme di Dante e per i siti Unesco, amatissimi in Giappone. E poi anche a Faenza abbiamo già girato, qualche anno fa al Mic e in precedenza una troupe televisiva ha visitato la città nell’ambito di un itinerario nato a partire dalla ceramica. In quell’occasione proprio Miho Okai è stata coinvolta dalle trasmissioni».
A proposto di Miho, oltre che ceramista presso lo studio di via Cavina a Faenza, la sua attività è anche quella di autrice di libri, spesso per bambini, dedicati proprio all’Italia e alle sue bellezze. Di recente per esempio ha realizzato un libro natalizio dedicato allo scomparso don Vittorio Santandrea e pure una serie tv animata per la tv giapponese (diverse puntate sono reperibili sul canale YouTube «synapusyu»).
Quanto a suo figlio Lorenzo Santandrea, è cresciuto a Faenza, ma «negli anni del Covid - spiega Monica Salvatori - si trovava a Tokyo e da lì ha fatto la Dad, vivendo in Giappone. Ha recitato in piccoli ruoli in un paio di serie mattutine molto seguite della tv nipponica ed è stato scelto per L’italiano che emoziona, che tra l’altro non è il primo corso televisivo di italiano ospitato dalla tv nipponica. Diciamo che si tratta di una trasmissione dall’approccio molto friendly, dedicata all’utilizzo pratico della lingua italiana in situazioni-tipo. Siamo partiti da Faenza e poi le riprese sono proseguite in un piccolo borgo dell’aretino, attraverso scene di vita familiare e molti richiami al Carnevale. A Faenza avremmo voluto girare in esterni, ma la situazione climatica non l’ha permesso, per cui abbiamo ripiegato sull’hotel Vittoria, che ha gentilmente concesso uno spazio per le riprese. Qui, Lorenzo ha mostrato ad alcuni amici degli oggetti “misteriosi”, che in realtà fanno parte della vita quotidiana dei giapponesi, chiedendo agli altri ragazzi a cosa servissero. Questo plot servirà ai teelspettatori per familiarizzare col protagonista e introdurre alcune espressioni tipiche del linguaggio parlato italiano».
Nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio all’hotel Vittoria la troupe di NHK ha quindi girato la puntata pilota del nuovo programma. Insieme a Lorenzo Santandrea i protagonisti della puntata sono stati Nicola Mari (iscritto al corso di arti visive multimediali del liceo artistici di Forlì, mentre Lorenzo lo ha seguito a Ravenna) e le giovani faentine Cleo Ciammei e Matilde Visani, coinvolte dall’associazione culturale Fatti d’Arte e seguite da Veronica Bassani. Cleo e Matilde frequentano i laboratori di recitazione dell’associazione e quindi sono state scelte anche per la loro spigliatezza davanti alle telecamere.
«Il programma dovrebbe essere pronto per la messa in onda su NHK già in aprile - conclude Monica Salvatori -, in questi giorni il regista è già all’opera per montarlo. Le riprese fatte in Italia verranno integrate con altre girate a Tokyo, in studio, con i commenti di alcuni professori di italiano che insegnano in Giappone».
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