25 novembre: in provincia di Ravenna quest'anno già 551 donne accolte da Linea Rosa, Sos Donna e Demetra

Romagna | 24 Novembre 2023 Cronaca
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105. Questo il numero dei femminicidi registrati in Italia dal 1 gennaio al 12 novembre di quest’anno, secondo i dati elaborati dalla Direzione centrale della polizia criminale del Viminale. Alla stessa data del 2022 le vittime di genere femminile erano state 100, 99 nel 2021, 92 nel 2020. Si registra un aumento dei delitti commessi in ambito familiare/affettivo, che passano da 120 a 125 (+4%), e risulta in salita, rispetto al 2022, sia il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 56 diventano 58 (+4%), che quello delle relative vittime donne, le quali da 51 passano a 53 (+4%). Secondo un recente rapporto di ActionAid, nonostante l’aumento di fondi registrato nell’ultimo decennio per prevenire e contrastare la violenza di genere, il numero delle donne uccise da uomini in ambito familiare-affettivo non è diminuito. Abbiamo voluto fare il punto con Alessandra Bagnara, Nadia Somma ed Antonella Oriani, presidentesse rispettivamente di Linea Rosa Ravenna, Associazione Demetra Lugo ed Sos donna Faenza. BAGNARA: «340 DONNE HANNO CHIESTO AIUTO QUEST’ANNO» Linea Rosa da trent’anni aiuta le donne vittime di violenza e le richieste di aiuto sono sempre aumentate fino a stabilizzarsi su 400/500 l’anno. «Ogni storia porta con sè un carico di dolore e le donne che si rivolgono al centro antiviolenza sono alla ricerca di un aiuto per riuscire a cambiare il corso di una vita che, spesso, ha visto solo violenza e sopraffazione- ha spiegato Bagnara. Conoscere queste storie, entrare in empatia con le donne per poterle aiutare è difficoltoso e a volte frustrante a causa della burocrazia e degli eventi esterni che in alcuni casi ne rallentano il corso. Un aspetto spesso poco approfondito riguarda proprio il vissuto delle operatrici che quotidianamente raccolgono i pezzi di una vita ferita, ne accolgono gli stati d'animo altalenanti, il dolore, le paure e la rabbia, al fine di trasformarli in speranza e rinascita. Purtroppo anche quest’anno abbiamo registrato un aumento nel numero delle donne che si sono rivolte a noi: 340 dal 1 gennaio al 31 ottobre con un incremento del 15% rispetto al 2022. 30, invece, sono le donne ospitate nelle nostre 5 case rifugio insieme ai propri figli/e (32). In un confronto con l’anno precedente, la fascia di età più rappresentata si conferma quella tra i 40 e i 49 anni che sono il 27,8%. A seguire la fascia di età più rappresentativa è quella dai 30 ai 39 che rappresenta il 21% delle donne che si sono rivolte al centro antiviolenza. Per quanto riguarda la nazionalità di appartenenza è confermato il dato del 2022, pari al 69% delle donne italiane rispetto alle donne straniere che rappresentano il 31%». E se molti invocano un quadro normativo più efficace rispetto al Codice Rosso introdotto 4 anni fa, il Governo parla dell’introduzione di corsi per la gestione dell’affettività nelle scuole. «Le leggi che tutelano le donne e i minori vittime di violenza ci sono e sono adeguate. A mio parare è importante porre invece l’attenzione all’applicazione delle stesse che spesso non è puntuale come dovrebbe. Per superare questo empasse sarebbe importante incrementare la formazione di avvocati, giudici, magistrati ed appartenenti alle Forze dell’ordine come anche di tutti i professionisti che a qualsiasi titolo entrano in contatto con una donna che ha subìto violenze sul tema della violenza di genere in modo da poter predisporre strumenti applicativi all’altezza della problematica che ha una grandissima valenza sociale e culturale. Le aspettative stereotipate basate su norme socialmente stabilite per ragazzi e ragazze sono tra le cause principali della disuguaglianza di genere. Affrontare gli stereotipi di genere durante tutto il percorso educativo è fondamentale per garantire a bambine e bambini pari opportunità indipendentemente dal genere. Inoltre, può aiutare a ridurre gli squilibri di genere in altri ambiti della vita, come in quello domestico o lavorativo. Linea Rosa è impegnata su più fronti per la formazione dei ragazzi e delle ragazze nelle scuole di ogni ordine e grado». SOMMA: «91 DONNE ACCOLTE E 19 OSPITATE» 19 donne e 19 minori ospitati nelle case rifugio per un totale di 2274 notti di ospitalità e 91 donne accolte dal 1 gennaio al 31 ottobre di quest’anno. Questi i dati dell’associazione «Demetra Donne in aiuto» con sede in via Garibaldi a Lugo. A questi si aggiungono anche i 18 interventi in emergenza, gestiti assieme all’Associazione Sos donna di Faenza. «Siamo in linea con i dati dello scorso anno- ha spiegato Somma- con un aumento degli interventi in emergenza che nel 2022 erano stati 20. Mancano, infatti, ancora i mesi di novembre e dicembre e, purtroppo, con le feste, si registrano i momenti più critici». L’associazione interviene h.24 su chiamata del pronto soccorso, dei servizi sociali o delle forze dell’ordine e mette subito in protezione le donne che devono uscire di casa. Le donne che si rivolgono a Demetra hanno dai 30 anni in su e nella maggior parte hanno figli, essendo più facile per una donna sola allontanarsi da un compagno violento e rifarsi una vita anche fuori regione senza bisogno di passare da un centro antiviolenza. «In associazione si segue un percorso di aiuto nella gestione del quotidiano con un sostegno alla genitorialità, lo sportello lavoro, le consulenze psicologiche e i gruppi di auto-aiuto con 7/8 incontri a cadenza settimanale alla presenza di una operatrice che facilita la comunicazione tra le donne». Anche per Somma l’educazione all’affettività nelle scuole è fondamentale. «Andrebbero organizzati laboratori esperienziali dove maschi e femmine possano parlare di come si attraversano i conflitti, di come si vive una relazione e si smantellino gli stereotipi. Penso sarebbe utile anche aprire consultori rivolti ai soli maschi adolescenti per parlare di disagi e problematiche che si possono incontrare rispetto alla sessualità e alle relazioni affettive. Nella nostra regione si fa tanto per la prevenzione e la salute delle donne, ma bisognerebbe aiutare anche gli uomini e facilitarli nel mettersi in contatto con le proprie emozioni». ORIANI: «ACCOLTE 120 DONNE ED OSPITATE 12 IN 6 CASE RIFUGIO» Numeri sempre piuttosto alti anche per Sos donna Faenza. «Al 31 ottobre abbiamo accolto 120 donne tra cui ben 82 nuovi contatti e di queste 62 hanno uno o più figli. 50 hanno subìto violenza fisica, 78 psicologica, 36 economica e 13 sessuale. Quello della violenza sulle donne è un fenomeno sommerso, radicato, senza un distinguo di etnie e i centri come il nostro, purtroppo, registrano solo la punta dell’iceberg. Recarsi al pronto soccorso, andare in un centro antiviolenza o denunciare alle forze dell’ordine è, infatti, un passo molto difficile per una donna. L’Italia ha validi sistemi normativi che, però, vanno applicati perché l’aumento della pena non è un deterrente sufficiente». L’associazione gestisce 6 strutture tra case rifugio e semi autonome ubicate nel faentino e, in sinergia con Demetra, un centro per le emergenze. «Abbiamo ospitato 41 donne e le notti in ospitalità tra quelle di donne e minori sono state 4500 a riprova che il percorso di aiuto non può essere rapido perché, dopo il superamento del trauma le donne vanno supportate nel loro nuovo progetto di vita, nella ricerca di una lavoro e di una nuova casa. Disponiamo di uno sportello legale dove diversi avvocati prestano i loro servigi con patrocinio perlopiù gratuito e di uno sportello lavoro grazie al quale partecipiamo a bandi per inserire le donne nel mondo lavorativo anche con tirocini e opportuna formazione. Con l’alluvione abbiamo perso una casa rifugio che una cittadina vicina all’associazione ci dava da più di 10 anni in comodato d’uso gratuito: ci auguriamo di risistemarla in primavera perché è uno spazio che ci serve. Purtroppo in questi anni il problema dell’autonomia abitativa è molto sentito sia per gli affitti alti che per la richiesta di un contratto a tempo indeterminato non semplice da ottenere per una persona che rientra al lavoro magari dopo anni». Per quanto riguarda l’età media delle donne che si rivolgono al centro Sos donna si attesta tra i 25 e i 45 anni anche se negli ultimi anni si sono registrati molti accessi anche di donne più anziane. «Non in maniera preponderante, ma abbiamo aiutato anche diverse donne tra i 60 e i 70 anni che riconduciamo ad una maggiore consapevolezza». Sos donna, dal 2000, gestisce il Servizio Comunale Fe.n.ice (Female Network Service), centro di ascolto e prima accoglienza per le donne in stato di disagio e maltrattate, voluto dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Faenza. Lavora molto anche nelle scuole di ogni ordine e grado con moduli diversi e sulla parità di genere. (marianna carnoli)
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