25 aprile, il 75° della Liberazione raccontato da Ivano Artioli: "Festa dell'antifascismo sempre"
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Ivano Artioli* - È il 75° anniversario della vittoria sul nazifascismo: che valore ha questo momento? Partiamo dall’inizio: l’8 settembre del ‘43 a Ravenna in piazza del Popolo, verso sera, la radio trasmette il proclama dell’armistizio di Badoglio, che è il nuovo Primo Ministro al posto di Mussolini, già arrestato e recluso (con comodità) al rifugio Imperatore sul Gran Sasso.
Armistizio?... Cosa vuol dire?... Un giovane ufficiale in licenza sale sul basamento di Garibaldi nell’attigua piazza Garibaldi e dice che la guerra è finita, ma subito aggiunge che con l’armistizio il re vuole sottrarsi dalle sue responsabilità storiche-politiche di aver voluto il Fascismo. E dice anche che se un popolo vuole trovare la via della pace lo deve fare con le sue forze e che nessuno regala Onor di Popolo.
Deve interrompere. La polizia vuole arrestarlo. Scappa aiutato da una ragazza. Lui è Arrigo Boldrini (futuro Bulow). Lei è Lina Vacchi (futura martire e Med. d’Argento).
Seguono giorni convulsi: l’Esercito italiano non c’è più, i nostri soldati cercano di tornare a casa ma i nazisti fanno retate e li deportano nei paesi del Terzo Reich, mentre continuano a calare dal passo del Brennero verso città e borghi: vanno al sud. Vanno contro gli Angloamericani.
Hitler fa liberare Mussolini che mette a capo di un Stato fantoccio, la Repubblica Sociale Italiana e lui annuncia: «La guerra continua». Mussolini, poi, regala al Terzo Reich le nostre regioni di confine che prendono nuovi nomi: Kustenlan, Adriatsches, Alpervonland.
La Rsi subito licenzia il precetto militare (prec. Graziani) che obbliga tutti gli uomini dai 18 ai 35 anni ad aderirvi, per chi rifiuta c’è l’accusa di diserzione e la fucilazione. Badoglio risponde dichia-rando guerra alla Germania e alla Rsi.
Uomini e donne reagiscono ai tedeschi e ai repubblichini. Da loro le prime forme spontanee di lotta che assumeranno via via struttura nella «28ª brigata Garibaldi Mario Gordini». Il comandante sarà Bulow, mentre il Cln, il Comitato di Liberazione Nazionale, sarà comandato da Benigno Zaccagnini, nome di battaglia Tommaso Moro.
Qui la Resistenza si fa prevalentemente in pianura. La provincia viene divisa in distaccamenti: il Celso Strocchi, l’Umberto Ricci, l’Aurelio Tarroni, il Settimio Garavini, il Sauro Babini e il Terzo Lori all’Isola Spinaroni.
Nemmeno un borgo viene lasciato libero. La struttura militare è verticistica. I contatti sono fonda-mentali e li tengono le staffette: ragazze che anche se sanno del pericolo non si sottraggono. Alla domanda: «Avevate paura?», «Sì - è la risposta - ma era nostro dovere». Si muovono in bicicletta, nelle sporte tengono nascoste informazioni, armi, al loro fianco hanno il Gruppo di difesa della Donna che procaccia viveri, vestiario, alimenti.
La guerra viene fatta insieme e in accordo con gli Angloamericani. Sempre!... Utilissime sono le rice-trasmittenti: «Radio Bionda», «Radio Zella»…. È questo il periodo più brutto. Le repressioni sono tante e spesso, se non sempre, i repubblichini supereranno per ferocia i tedeschi. La liberazione arriverà in ottobre da Cervia. L’intero territorio ravennate verrà liberato a metà aprile del ‘45.
Ed eccoci alla risposta: è il 75° della vittoria sul nazifascismo, che valore ha questo momento?
Innanzitutto va precisato con orgoglio che il 25 aprile è sempre per noi la Festa della Liberazione e che nessun Paese al mondo la celebra con la passione nostra: dal Presidente della Repubblica ai prefetti di ogni provincia, dai sindaci alle associazioni combattentistiche e d’arma, dalla popolazione nei luoghi patriottici ai programmi nelle scuole... Certo è che quest’anno la festa la si farà diversamente: celebrazioni e social. Ovvero deposizioni di corone vere e saluti dei sindaci in piazze in festa ma virtuali. Si vedrà poca gente per le strade, ma molta sui balconi. I cellulari porteranno saluti, canzoni, video. Così i computer. Con la Tv se è possibile. Si potrà interloquire con affetto anche se la stretta di ma-no sarà rimandata. Sarà un popolo che si parlerà contro nemici occulti (la pandemia) e contro il nazi-fascismo che sempre c’è. Sempre rinasce.
Il 25 aprile 2020 sarà quindi conferma-impegno-progetto. Confermerà la repubblica, la democrazia, l’antifascismo quale prima legge dello Stato. L’impegno sarà di essere in tanti uniti dal sentimento di rinascita dalle difficoltà. Il progetto sarà quello di saper stare in un Paese in movimento, alimentandolo con quell’«onor di popolo» che ha radici nella sua gente migliore.
*Presidente prov. Anpi Ravenna