100 giorni di guerra in Ucraina: «Un popolo orgoglioso che in Italia vuole integrarsi». Parla Rivalta della Consulta del Volontariato

Romagna | 03 Giugno 2022 Cronaca
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La guerra in Ucraina si combatte ormai da 100 giorni e al 28 maggio, secondo quanto comunicato dal Viminale, erano 124.230 le persone in fuga dalla guerra arrivate in Italia: 64.979 donne, 18.387 uomini e 40.864 minori. «Stiamo facendo uno sforzo immane per cercare di garantire ai profughi ucraini non dico le stesse condizioni di vita che avevano nel loro paese, ma almeno un certo benessere. Si tratta di persone che sono arrivate nel nostro paese senza una casa né un lavoro, la situazione per loro è molto difficile». Giovanni Morgese, assieme a Chiara Francesconi e Daniele Perini è uno dei referenti di Ravennasolidale, coordinamento unico per le iniziative solidali rivolte ai cittadini che sono rimasti colpiti dalla guerra, non solo ucraini, ma qualunque profugo. «In questi tre mesi di lavoro di Ravennasolidale abbiamo organizzato diversi banchetti fuori dai supermercati, abbiamo un conto corrente per raccogliere fondi messoci a disposizione dalla Consulta (iban IT49T0627013100CC0000099000, intestato a «Consulta del Volontariato Ravenna», causale «Ravennasolidale), con i volontari abbiamo distribuito beni casa per casa ed abbiamo lanciato una raccolta fondi per aiutare gli artisti di Kiev- ha spiegato Morgese-. La guerra non è ancora finita, il lavoro è tanto, ma siamo soddisfatti dei risultati raggiunti fino ad ora e anche le istituzioni si sono comportate molto bene». Le associazioni promotrici di questo coordinamento sono Amare Ravenna, Comunità Romagna, Consulta del Volontariato di Ravenna, Csi Ravenna, Cuore e Territorio, Pubblica Assistenza Città di Ravenna e FabiOnlus assieme a privati cittadini (tra cui Fortunata Franchi, Andrea Frontali, Chiara Francesconi).
«Ci occupiamo di 80 famiglie con 75 bambini minori di 16 anni, molte collocate a Ravenna, due a Lugo, alcune sui lidi- Marina, Lido Adriano e Punta Marina- ed altre nella zona di San Pancrazio e Coccolia – ha spiegato Christian Rivalta, presidente della Consulta del volontariato -. Abbiamo aderito a Ravennasolidale mettendo a disposizione il nostro conto corrente specifico per le emergenze per raccogliere le donazioni e stiamo seguendo il magazzino per consegnare beni di prima necessità alle tante famiglie non seguite dai Caf alle quali consegniamo un pacco alimentare ogni 10 giorni. L’80% lo portiamo con i volontari di persona essendo il nostro un magazzino logistico dove non possiamo ricevere le persone e collaboriamo con Cittattiva per la consegna nelle singole case». Come Cittattiva anche la Consulta ha organizzato corsi di italiano, ben tre per circa 15/18 persone ognuno che si svolgono nel seminario di Ravenna. «Gli Ucraini vogliono capire come essere parte di chi li sta aiutando. Il 90% dei bambini è stato collocato nelle scuole, gli over 55 mirano a sopravvivere, a rientrare nel loro paese e ricostruire le case mentre le giovani mamme vogliono integrarsi, hanno partecipato ai vari spettacoli teatrali, al concerto di Pasqua, stanno reagendo in maniera pragmatica allo stato di emergenza cercando, soprattutto, di far star bene i loro figli, ad esempio facendo loro fare musica o sport se già seguivano corsi in Ucraina supportate dai servizi sociali. Molte pensano di rientrare, altre, purtroppo rimaste vedove e venute in Italia dai parenti non è escluso che restino qui. Avevamo messo loro a disposizione tramite il centro psicologia adriatica un laboratorio di auto aiuto per un supporto psicologico che è andato praticamente deserto a riprova che la popolazione ucraina è orgogliosa, sta rielaborando il fatto di essere scappata lasciando parenti in una terra martoriata dalla guerra e che cerca di integrarsi con le persone del paese che li ospita. La maggior parte dei profughi fatica ad accedere al proprio denaro: alcuni si sono fatti spedire carte prepagate da parenti rimasti nel loro paese che si preoccupano di ricaricarle, altri non ce la fanno quindi stiamo lavorando come Ravennasolidale per offrire loro un supporto tecnico. Per quanto riguarda il lavoro, invece, non tutti riescono a trovarlo, in primis quelli che hanno solo un visto turistico per poter soggiornare nel nostro paese». (m.c)
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