Vent'anni di Nati per Leggere: «Se un bimbo ti racconta Leo Lionni»
Silvia Manzani
Se Nicoletta Bacco dovesse dire qual è la parola principale da associare ai vent’anni di Nati per Leggere, non avrebbe dubbi: «Relazioni». Secondo la responsabile della pubblica lettura alla Classense di Ravenna, nonché referente regionale del progetto diventato oggi un programma presente in tutta Italia per la diffusione della lettura nella fascia 0-6 anni, tra le più grandi vittorie c’è il fatto che gli editori e i pediatri abbiamo iniziato a parlare con i bibliotecari. Ma tra le relazioni, che sono anche quelle dei genitori con i bambini e dei lettori volontari con i bambini, resta una criticità: «Uno degli obiettivi cardine di Nati per Leggere è l’universalità. Se possiamo descrivere Ravenna come un’isola felice per la sensibilità mostrata dall’Amministrazione comunale che regala addirittura il kit di libri ai nuovi nati, dobbiamo però ammettere che bisogna trovare nuove vie per raggiungere le famiglie con disagio culturale». Il territorio ravennate, però, per Bacco ha fatto scuola a livello nazionale: «Se è vero che tutto partì grazie alle intuizioni cesenati, devo dire che molte delle azioni realizzate in questi anni sono partite da qui. Penso, per esempio, al fatto che a compilare la prima bibliografia per le famiglie, che oggi è diventata uno strumento fondamentale, sono stati i bibliotecari ravennati. È solo un esempio del fatto che abbiamo dato il là a molte iniziative che sono partite in tutta Italia». Tra il Festival di Nati per Leggere e il patto per la lettura, di strada ne è stata fatta molta anche sul fronte dei lettori: «Il prossimo corso di formazione dovrebbe partire nel 2020, al massimo nel 2021. Oggi, solo sul territorio comunale, abbiamo formato una quarantina di lettori, di cui poco meno di trenta attivi. Sono persone molto seguite, alle quali non chiediamo solo di avere passione ma di essere continuamente aggiornate e di avere disponibilità di tempo. Non a caso privilegiamo persone in pensione o giovani genitori. Ciò non toglie che ci interessino anche i ragazzi e le ragazze: ci piacerebbe, per esempio, avviare una convenzione con l’indirizzo socio-psico-pedagogico del liceo classico per avviare tirocini. Chi è molto giovane può avvicinarsi alla lettura volontaria ma abbandonare altrettanto in fretta: in questo modo, riusciremmo ad avviare esperienze concentrate e limitate nel tempo ma lo stesso efficaci». Tra le ultime novità, la presenza di Nati per Leggere nella biblioteca condominiale di via Gulli e la premiazione dei volontari attivi per l’impegno dimostrato fino a oggi: «Anche loro, come gli operatori della biblioteca, sono testimoni di un vero cambio di passo culturale che io vedo, per esempio, quando gli assistenti sanitari incaricati della consegna del kit di libri, che prima ci guardavano un po’ storto, oggi mi chiamano per la formazione». Tra i ricordi più significativi di Bacco, l’incontro avvenuto con un bambino in un negozio: «Ero entrata per comprare della carta destinata a un’attività su Leo Lionni. Quando ha visto la copertina di “Piccolo Blu e Piccolo Giallo”, è stato in grado di raccontarmelo da cima a fondo. Un momento bellissimo e molto intenso».