Tarantino, dirigente Cultura del Comune, parla delle ultime novità in tema di Covid «Purtroppo Dante va in streaming»
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Elena Nencini
La scure dell’ultimo Dpcm si abbatte anche sulla rassegna «Viva Dante» e sulle iniziative per le celebrazioni del 700esimo anniversario della morte del Sommo Peta: il Comune è al lavoro per rimodulare tutte le iniziative.
Maurizio Tarantino, dirigente del Settore Cultura del Comune di Ravenna, racconta cosa cambia per le iniziative dedicate a Dante.
Il calendario delle iniziative dedicate alle celebrazioni dantesche che era già stato romodulato, deve cambiare nuovamente. Cosa succede?
«E’ un periodo di grande lavoro anche per capire esattamente cosa è possibile fare e cosa no. Nel penultimo Dpcm si diceva che non si potevano fare attività convegnistiche e congressi e abbiamo cercato di capire se questo riguardasse anche le conferenze e le presentazioni dei libri. Eravamo arrivati alla conclusioni che non fossero equiparabili ai convegni bensì alle lezioni universitarie o a eventi di tipo performativo e quindi speravamo di poterle fare. Ma adesso è arrivata la circolare del Ministero degli Interni che spiega in dettaglio che l’elemento discriminante non riguarda la tipologia dell’evento, ma l’unico discrimine certo è se questo evento si tiene in un luogo pubblico o aperto al pubblico. In questo caso l’assemblea di condominio si può fare perchè non è aperta al pubblico, mentre la presentazione di un libro è aperta al pubblico in un luogo pubblico. Anche se si svolgesse in un luogo privato, come ad esempio la libreria Feltrinelli, non si potrebbe comunque tenere in quanto luogo aperto al pubblico. A malincuore quindi le conferenze e le presentazioni dei libri si terranno in streaming (sul sito vivadante.it). Per quanto riguarda il convegno di novembre stiamo anche cercando di organizzarci per vedere se i relatori possono partecipare o meno».
Come sarà il futuro?
«Tra quanto tempo torneremo a come era prima è difficile capirlo, le dinamiche della pandemia non le possiamo conoscere. Io ritengo, così come dopo la prima ondata, prima o poi dovrà finire perché c’è fame di cultura e di queste cose. Il problema è che molte di questa attività, di tipo culturale, vengono penalizzate economicamente. Le istituzioni pdevono naturalmente cercare di attenuare questi problemi economici. Penso poi che la gente tornerà numerose nelle bilioteche, nei musei: ci siamo impegnati a tenere aperti le nostre realtà anche se si tratta di aperture simboliche con distanziamenti, contingentamenti. Non è la soluzione ideale perchè un elemento importante che è la socializzazione. Spero che la gente tornerà usufruire dei luoghi della cultura».
Si è criticata questa chiusura che secondo alcuni paragona la cultura alle sale Bingo.
«E’ una forzatura. Qui non è questione di paragonare palestre con teatri, sale bingo con ristoranti, io la vedo come la possibilità di eliminare temporaneamente - parliamo di un mese - quei luoghi che spingono le persone ad uscire di casa la sera. Certo, possiamo anche discutere sul fatto che sia utile che le persone siano spinte a stare in casa e a non uscire, ma se c’è una pandemia è utile che le persone stiano a casa ed escano solo per motivi di lavoro. Mi dispiace, ne sono triste, ma la accetto perché se no dovrei dire che non esiste la pandemia».
La biblioteca Classense, centro delle iniziative per Dante, ma non solo. Cosa succede?
«Quello che sarebbe utile adesso sarebbe avere più posti nelle sale studio e un ritorno a quella all’accoglienza che la biblioteca forniva, a quella atmosfera che si veniva a formare in biblioteca, alla socializzazione Ma questo non è possibile. La biblioteca ha un’utenza di chi ha bisogno per motivi di studio, e poi continua a funzionare il sistema di prestito. Il servizio primario abbiamo sempre continuato a svolgerlo».