Siccità, Nicola Dalmonte, presidente Consorzio Canale emiliano romagnolo: «Unica soluzione è il ‘progetto laghetti’»
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«Questa è un’emergenza strutturale, perché prevedibile e frutto della mancanza di infrastrutture in grado di evitarla» commenta Nicola Dalmonte, presidente del Consorzio Canale emiliano romagnolo.
Questo inverno il flusso di acqua del Po, all’altezza di Bondeno, era di circa 500 mc al secondo. Oggi siamo circa a 160.
Mai prima d’ora gli impianti di Bondeno avevano prelevato acqua quando l’altezza del Po era sotto i 2,58 metri slm per pomparla nel Cer (record a luglio 2003): la scorsa settimana si è arrivati a 2,50 metri, ma tutto è andato per il meglio. «Le pompe hanno funzionato molto bene e questo ci rassicura sulle capacità di funzionamento degli impianti» dice Dalmonte. Poi i livelli di acqua si sono stabilizzati.
Sempre la scorsa settimana, l’osservatorio permanente sul fiume Po, guardando ai dati sul saldo tra gli afflussi (da laghi o affluenti) al fiume e i prelievi, ha invitato a ridurre gli emingimenti dal Po del 20%. «Abbiamo già richiesto la riduzione dei prelievi da parte dei Consorzi associati per evitare, nel caso in cui la situazione perdurasse, un blocco totale». L’acqua del Cer non è diretta solamente ad irrigare le campagne: questa è la destinazione principale e in caso non arrivasse acqua dal Po, i primi ad andare in crisi sarebbero gli agricoltori. Tuttavia l’acqua del Cer, dopo esser passata dal potabilizzatore Nip 1, entra nelle case attraverso la rete civile. «Per il mondo agricolo – rileva Dalmonte - sarebbe devastante. Preoccupa meno, invece, l’uso civile, visto che l’acqua della diga di Ridracoli si trova a un buon livello. Senza dimenticare le acque utilizzate per gli impianti di raffreddamento e per i sistemi antincendio del petrolchimico di Ravenna. Per fortuna l’approvvigionamento di questo comparto produttivo si avvale anche di altre fonti, ma la situazione è comunque preoccupante».
Il mondo agricolo, in realtà, utilizza solamente l’1% dell’acqua che piove o passa dai nostri corsi d’acqua. Le precipitazioni sono sempre più concentrate, le nevicate più rare ed i ghiacciai sono in crisi. «Il principio è semplice conclude Dalmonte -: bisogna trattenere l’acqua quando passa per ridistribuirla quando serve. Dobbiamo spingere sul Progetto laghetti’». (s.sta.)