Siccità | Costa, direttore Bonifica Romagna Occ.: «Situazione critica, ma il sistema ha retto»

Ravenna | 01 Luglio 2022 Cronaca
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Samuele Staffa
«Si tratta di una situazione estremamente critica. C’è di buono che il sistema, dal Consorzio del Canale emiliano romagnolo alle bonifiche, fino ad ora ha retto bene: a parte l’introduzione di alcune turnazioni nei prelievi di acqua irrigua imposte alle aziende in alcuni territori, tutto ha funzionato come sempre». Guarda al bicchiere mezzo pieno, ma non nasconde la preoccupazione, Giovanni Costa, direttore del Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale, l’ente che si occupa del territorio che va dalla collina faentina fino alle campagne ravennati, come Sant’Alberto, passando per la Bassa Romagna.
Se consideriamo al territorio pianeggiante della nostra provincia, la principale fonte di approvvigionamento, pressoché esclusiva, è il Cer che vie alimentato con le acque del fiume Po, grazie agli impianti di sollevamento di Bondeno. «Il sistema Cer – commenta Costa, nonostante la crisi del Po, fino ad oggi ha mantenuto la piena efficienza, ma non possiamo nascondere l’apprensione».
Questo è un periodo dell’anno in cui il sistema agricolo richiede molta acqua e il bilancio di questi giorni tra l’acqua pompata nel Cer e quella prelevata dai territori attraversati dal Canale, sarebbe decisamente negativo. Per questo motivo il Cer ha invitato i propri associati (i diversi Consorzi di Bonifica) a ridurre i prelievi del 20%.  
L’acqua dell’Emiliano romagnolo destinata all’agricoltura locale viene distribuita in due modi. Da una parte le condotte interrate in pressione (soprattutto a monte del Cer), dall’altra la rete dei canali a cielo aperto  (in particolare a valle del Cer dove, tuttavia, sono presenti due importanti impianti in pressione: uno alla Tarabina di Conselice e uno a Mandriole). Nel 2021 prelevati 72milioni di mc, di cui circa 20 sono andati nella rete in pressione e 50 nei canali a cielo aperto. La riduzione ha interessato i canali a cielo aperto e in alcuni casi le aziende agricole servite hanno dovuto organizzarsi su turni per i prelievi.  «Ci siamo adeguati e questo ha comportato un importante risparmio» rileva Costa. Per fortuna l’agricoltura del nostro territorio è molto evoluta ed ottimizza l’uso dell’acqua da irrigazione, dalla distribuzione tramite condotte in pressione all’irrigazione a goccia. Poi, negli ultimi giorni i livelli del Cer sono leggermente risaliti, dopo le precipitazioni in Piemonte e Lombardia, ma è presto per cantare vittoria.
Certo, resta l’apprensione legata ad una siccità che arriva all’inizio dell’estate, mentre i picchi di utilizzo di acqua irrigua vengono solitamente raggiunti nel mese di luglio. Ma il sistema, per ora, ha retto.
«Le precipitazioni, se guardiamo ai valori assoluti, sono calate – commenta Costa -. Ma soprattutto si concentrano in poche ore, magari dopo lunghi periodi siccitosi. Quindi la soluzine è immagazzinare acqua in bacini, da utilizzare come serbatoio, nei periodi di magra. L’Italia purtroppo è indietro sotto questo aspetto, ma il nostro territorio è tra i più strutturati. Nella zona pedecollinare (faentino e Castel Bolognese) sono presenti circa 20 invasi e tre ne arriveranno a breve: in totale, potranno garantire un accumulo di 3,5milioni di metri cubi. Volumi che permettono, agli agricoltori, di dormire tranquilli anche se non piovesse per un paio di mesi.
Questo modello ha ispirato gli intervento progettati lungo il fosso Vecchio (vedi box) e andrebbe replicato su tutti i territori».  


IL MODELLO FOSSO VECCHIO
Con i fondi del Pnrr in dotazione al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, grazie anche alla programmazione della Regione Emilia Romagna, arriveranno 37 milioni di euro (alla fine dei conti, ne costerà più di 40 e oltre 3 milioni di euro saranno a carico delle imprese interessate) per la realizzazione di un’importante progetto con finalità plurime: irrigazione, bonifica idraulica e resilienza contro i cambiamenti climatici. Sarà infatti potenziata la distribuzione irrigua in un’area di circa 4100 Ha nei Comuni di Bagnacavallo e Cotignola, con la realizzazione di circa 140 chilometri  di nuove condotte interrate (oggi sono canali a cielo aperto), due vasche di accumulo e due centrali di pompaggio nuove di zecca, una a Villaprati e una a Boncellino. I due invasi (quello più grande sarà a Villa Prati) potranno contenere una buona riserva di acque irrigue e, in caso di piogge particolarmente intense, contribuiranno alla laminazione delle piene del collettore Fosso Vecchio. Per ridurre il fabbisogno energetico, si farà ri#corso a pannelli fotovoltaici per alimentare gli impianti. Oggi i tecnici del Consorzio stanno lavorando al progetto definitivo, propedeutico alla Via. I lavori dovranno terminare entro giugno 2026. 
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