Russi, via libera alla messa in sicurezza dell'ex discarica

Ravenna | 11 Febbraio 2022 Cronaca
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Samuele Staffa
L’accordo tra il Comune di Russi e la Calderana srl di Faenza per la messa in sicurezza e la riconversione dell’ex discarica è nero su bianco. Nelle  prossime settimane partiranno le due conferenze di servizi ed in autunno le prime ruspe potrebbero già mettersi all’opera. «Un doveroso intervento di messa in sicurezza del territorio – spiega la sindaca Valentina Palli – che chiude un tema aperto da molti anni e su cui vertono diversi contenziosi. Si tratta di un accordo tra pubblico e privato, ma non è corretto parlare di ‘trattativa’: non abbiamo fatto sconti o concessioni sulla sicurezza ambientale». Sul sito, la Calderana realizzerà un impianto di stoccaggio per le biomasse indirizzate, soprattutto, ad alimentare le caldaie della centrale Powercrop. 

L’EX DISCARICA
Il Comune di Russi (era il 1983) aveva aperto la strada per utilizzare le vecchie cave di argilla come discarica di rifiuti: un’attività, tuttavia, «non autorizzata». Poi la discarica è stata chiusa, è passata parecchia acqua sotto i ponti e alcuni nodi sono venuti al pettine. Per questo, sull’ente russiano (lo chiede Arpae e il principio è stato ribadito dal Tar) oggi grava l’obbligo di fare qualcosa per mettere in sicurezza il sito. Un investimento del genere, tuttavia, potrebbe mettere in crisi le casse di un comune come quello di Russi. «Non si tratta di un’emergenza ecologica – spiega Palli – ma di una delicata situazione ambientale generata diversi anni fa e che merita una soluzione. Da solo, il Comune di Russi dovrebbe investire tra i sei o sette milioni di euro per il recupero del sito che oggi è catalogato Area di riequilibrio ecologico».

LO STALLO
La discarica è chiusa dal 1987. E dopo esser passata dalle mani di un paio di proprietà, l’area è stata acquisita nel 2007 dalla Calderana srl, società che gravita attorno al Consorzio Astra, che si era proposta di mettere in sicurezza la vecchia discarica a proprie spese e utilizzare le voragini dell’ex cava come stoccaggio (il primo in provincia) per i rifiuti a base di cemento amianto: il temibile Eternit, che sarebbe stato isolato a dovere e sotterrato.
Tuttavia, l’idea non è andata giù agli inquilini di piazza Farini e sono nate tensioni tra l’azienda, che aveva investito per acquistare l’area e insediarvi la propria attività, e l’amministrazione comunale, che ha catalogato il sito come Area di riequilibrio ecologico. Così tra le parti è calato il gelo e sono nati diversi contenziosi.
L’ACCORDO
La situazione di stallo, tuttavia, si è sbloccata con l’arrivo della sindaca Valentina Palli. I legali dell’azienda hanno contattato la nuova prima cittadina e, assieme, hanno cominciato a imbastire il nuovo progetto.
In base all’accordo ufficializzato negli ultimi giorni del 2021 tra Comune e Calderana, l’Area di riequilibrio ecologico avrà un nuovo inquadramento negli strumenti urbanistici e l’azienda potrà avviare la propria attività d’impresa.
D’altra parte, Calderana si occuperà della messa in sicurezza dell’ex discarica a proprie spese, salvo il costo del telo impermeabile (300mila euro) che verrà coperto dal Comune. Il Comune vigilerà sulle operazioni di bonifica e sul collaudo finale. Arpae vigilerà su tutto.

LA BONIFICA
L’avvallamento sulla superficie della zona della zona C, quella che nasconde nel sottosuolo i vecchi rifiuti della discarica, verrà coperto con un telo impermeabile all’acqua piovana che, filtrando tra i rifiuti, finirebbe per creare «percolato» pericoloso per le falde. «Gli studi degli enti competenti dimostrano che i rifiuti della discarica sono oramai ‘mineralizzati’, il dato sul percolato è assolutamente trascurabile e le falde non sono contaminate – sottolinea Valentina Palli -. La situazione richiede la nostra massima attenzione, ma non è pericolosa. Ad esempio, abbiamo concordato la realizzazione di pozzi di emungimento del percolato, anche se i volumi  sono trascurabili: questi pozzi non sarebbero strettamente necessari, ma preferisco un eccesso di scrupolo ad un dubbio su una questione tanto delicata».
Poi l’avvallamento verrà coperto con materiali inerti «end of waste». Pensiamo a terreni e inerti scartati come rifiuti che, dopo trattamenti fisici (triturazione e vagliatura) vengono considerati nuovo prodotto con potenziali riutilizzi. Il concetto non è scontato ma, per semplificare, pensiamo agli scarti di materiale da costruzione e demolizione che, dopo opportuni trattamenti che azzerano i rischi per l’ambiente, diventano un macinato utile per riempire, come in questo caso, le ex cave.

LE BIOMASSE
Nella zona A oggi c’è un laghetto profondo poco più di 9 metri. L’ex cava verrà riempita con materiale «end of waste», terre e rocce vagliate fino al piano di campagna (283.000 m3). Su via Calderana, che verrà ampliata fino a 7 metri di larghezza a spese dell’azienda, dovrebbero transitare in media 10 camion al giorno.  Il riempimento dovrebbe durare 5 anni.
Qui verrà realizzato un impianto di stoccaggio di biomasse (legno di origine forestale o da espianto frutteti che verrà triturato o cippato) per essere conferite alle vicine centrali termoelettriche, a partire dall’impianto PowerCrop srl che dista 3,6 km. Non verranno erette nuove costruzioni: oltre alla presenza dei macchinari e della pesa per gli autotreni, verranno installati dei box prefabbricati per i locali di servizio, dagli uffici allo spogliatoio. Le porzioni di terreno non utilizzate per le attività di stoccaggio saranno dedicate a colture vegetali a rapida rotazione, dalle quali verranno prodotte ulteriori biomasse (pioppelle).
In autunno potrebbero vedersi i primi lavori per l’ampliamento di via Calderana. Poi le grandi manovre per la messa in sicurezza dell’ex discarica potrebbero partire nel 2023.
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