Ravenna, piatti a domicilio, l'esperienza di Cucina del condominio e Antica Bottega di Felice

Federica Ferruzzi - Nononstante le difficoltà, e nel rispetto delle normative c’è chi decide di rimanere accanto ai propri clienti modificando la modalità del servizio, ovvero non più al tavolo ma direttamente a casa. E’ il caso di molti ristoranti ravennati, che hanno scelto di tenere aperta la cucina per portare i propri piatti dai clienti. «Noi abbiamo iniziato una settimana fa - spiega Matteo Salbaroli, proprietario de La Cucina del Condominio - anche se avevamo già attivato l’asporto senza la consegna. Indubbiamente la richiesta è cresciuta, ma quello che noto, un po’ perchè ho la Coop sotto casa, un po’ perchè consegno pasta fresca alla gastronomia Marchesini, è che le persone hanno ricominciato a cucinare e penso che questo sia un bene. Anche a noi ordinano principalmente pasta fresca da cucinare a casa per tenersi occupati». Un modo per riappropiarsi di gesti che, nella frenesia della quotidianità, non erano più praticabili. «Ormai la gente non cucinava più e credo che questo virus ci farà tornare alla realtà: se prima si andava a mangiare fuori una volta al mese, oggi si va al ristorante sei giorni alla settimana. Ovvio che, se guardo alla mia realtà, va anche bene, ma sono contento che le persone abbiano riniziato a cucinare». E anche ad emergenza finita Salbaroli pensa di procedere sulla stessa strada. «Stiamo pensando di mantenere la consegna a casa anche in futuro. Al momento ci stavamo appoggiando ad una piattaforma on-line che però non è risultata molto efficace: posso contare su 14 dipendenti, quindi penso che potremo gestire il servizio in modo autonomo anche quando riapriremo normalmente». A consegnare i pasti a casa è anche l’Antica Bottega di Felice, come racconta il proprietario Roberto Greco. «Al momento la cucina del ristorante è chiusa per rispettare le esigenze del mio staff e insieme a mia moglie sto effettuando la consegna dei prodotti della bottega. Stiamo consegnando sia in città che nelle frazioni per spirito di solidarietà e con piacere, perchè se lo dovessimo fare per avere un ritorno economico converrebbe tenere chiuso». Le richieste, come è ovvio per questa storica gastronomia del centro, vertono principlamente su affettati e formaggi. «Chiedono di tutto: affettati vari, salumi e formaggi, ma anche verdure grigliate, polpette gatteau di patate, prodotti di facile consumo a costi contenuti. A noi non interessa il discorso economico, lo facciamo per non tenere chiuso e togliere così un servizio a chi ne può avere bisogno anche solo per la voglia di gratificarsi». Come il collega, anche Greco vorrebbe prolungare il servizio oltre l’emergenza. «Dipenderà dai costi, al momento le spese sono minime perchè lo stiamo facendo io e mia moglie. Speriamo di poter tornare ad aprire la cucina del ristorante dal 25 marzo: per quella data due dei quattro chef si sono resi disponibili a tornare operativi per fare quello che facciamo ora con i prodotti, proponendo piatti semplici a costi contenuti. E’ un modo per dire alla città che ci siamo e facciamo quello che possiamo per aiutare. Siamo tutti sulla stessa barca, sanguineremo a lungo a causa di questo brutto periodo. L’Italia è fatta di piccole e medie aziende che lavorano con fatica: se il benessere è diffuso stiamo bene tutti, diversamente siamo tutti in difficoltà».