Ravenna, orizzonte 2022, Marianna Panebarco (vicepresidente Cna): «Lanciamo il cuore oltre l’ostacolo»

Ravenna | 05 Dicembre 2021 Economia
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«Il 2022 sarà un anno cruciale per l’economia e per la ripartenza. L’Italia nella fase emergenziale si è comportata bene e sta dimostrando di crescere ad un tasso più elevato degli altri paesi europei. Dobbiamo continuare così e sfruttare il momento favorevole». La ravennate Marianna Panebarco,  a vicepresidente nazionale di Cna e vicepresidente della Cna territoriale di Ravenna, è pronta a raccogliere la sfida. «E’ il momento di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, osare e investire in progetti visionari e di rottura rispetto al passato, avendo ben a mente che non si tratta solo di spendere le tante risorse disponibili, ma di investirle in riforme strutturali e in progetti di crescita e di sviluppo». 
Dai costi delle materie prime all’inflazione, quale difficoltà teme possa frenare il Paese?
«Molto dipenderà anche dalla tenuta del piano di contenimento dei contagi. Qui ognuno e ognuna di noi deve fare la propria parte con senso di responsabilità, senza mai abbassare la guardia, nella consapevolezza che la ripresa economica non può prescindere da un’ampia e costante adesione alla campagna vaccinale da parte di bambini, adolescenti e adulti. Costante perché probabilmente dovremo rifare il richiamo vaccinale ogni 4-6 mesi ancora per molto tempo. Dobbiamo avere fiducia nella scienza e nel progresso. C’è poi il tema delle competenze e della spendibilità dei giovani sul mercato del lavoro, su cui come associazione siamo molto sensibili: ravvisiamo un sempre maggiore scollamento tra i percorsi scolastici e le figure richieste dal mondo delle imprese, ancora più evidente nel mondo dell’artigianato. Nel Pnrr molta attenzione e molte risorse sono, giustamente, riservate al mondo della scuola e ai percorsi formativi, ma si dovrà lavorare tanto sulla dimensione culturale, rivalutando il ruolo chiave che le piccole imprese artigiane hanno nel trainare l’economia e tenere insieme le comunità».
In quale direzione vanno orientati i fondi del Pnrr?
«Il Pnrr è la grande occasione per il Paese per mettere mano a progetti di snellimento della burocrazia, per semplificare i processi e digitalizzare il Paese, per velocizzare i tempi della giustizia, per migliorare le infrastrutture materiali e immateriali. Dobbiamo creare un contesto il più possibile favorevole agli investimenti sia da parte di soggetti italiani che stranieri, rendere attrattivo il nostro Paese. Come Cna su tutti i livelli lavoreremo affinché questi fondi siano incanalati in progetti ed infrastrutture che facciano da volano ai nostri territori, alle comunità e alle piccole, medie e micro imprese».
C’è spazio, secondo lei, per un giovane che voglia partire con una nuova impresa in un contesto difficile come questo?
«Volere è potere... ma oggi la forza di volontà non basta, ci vogliono anche tanta creatività, flessibilità e senz’altro un aiuto finanziario in fase iniziale. Cna mette in campo moltissime azioni a sostegno delle nuove imprese e degli aspiranti imprenditori, fornendo supporto, consulenze e servizi durante tutta la vita dell’impresa e in particolare nelle delicate fasi di avvio e nei primi anni di attività. Sento spesso commenti del tipo: “I giovani di oggi sono discontinui, non hanno senso del sacrificio, vivono in una campana di vetro”. Personalmente ho incontrato giovani di tutt’altra pasta; ritengo che i giovani di oggi abbiamo un grande vantaggio competitivo, dato dai tanti stimoli a cui sono sottoposti fin dalla più tenera età e anche dai rapidi cambiamenti in atto: sono più veloci, flessibili, adattabili. Sono disincantati e molto concreti. Certo, il nostro non è un Paese per giovani, e il discorso sulla creazione di un contesto attrattivo che facevo prima vale anche in questo senso: va creato un contesto adatto a stimolare la loro imprenditività. Qui mi aggancio anche alla questione di genere, che tanto mi sta a cuore! Non è che non ci siano giovani o donne capaci, è che obiettivamente per i giovani e per le donne l’ingresso nel mondo del lavoro è più difficile e accidentato».
Che ruolo può giocare la Romagna nella ripresa?
«Il futuro si gioca nei distretti e nell’abitare i territori in maniera diffusa. Le grandi città vanno decongestionate, anche per motivi di sostenibilità ambientale ed energetica. La Romagna ha tutto, il mare, la collina, il porto e gli aeroporti, l’arte, la cultura, l’università, le imprese, il senso civico, un forte spirito associazionistico. È per eccellenza terra di ospitalità e accoglienza, deve senz’altro ritagliarsi un’identità più distintiva per essere in grado di attrarre persone e talenti. Condizione imprescindibile: infrastrutture materiali e digitali performanti, collegamenti su ferro superveloci e frequenti e altri servizi di livello adeguato». (s.sta.)
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