Ravenna, il lavoro di cura al centro dell’ultimo appuntamento della casa delle donne
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L’ultimo appuntamento della rassegna letteraria “A spalle nude” in versione autunnale, organizzata dalla Casa delle Donne di Ravenna, propone un tema di grande attualità, portato marcatamente alla ribalta dalle conseguenze della pandemia, ma che intreccia le riflessioni sulla nostra società da ben prima dell’arrivo del Covid 19: quello della cura.
Venerdì 3 dicembre alle 17.30, nei locali della Casa delle Donne di Ravenna, in via Maggiore 120, se ne parlerà in collegamento con Marie Moise e Gaia Benzi, traduttrici italiane del “Manifesto della Cura – per una politica dell’interdipendenza” (Ed. Alegre), opera del collettivo inglese “The Care Collective”.
Dialogano con loro Raffaella Radi e Ionne Guerrini della Casa delle Donne.
IL LIBRO
La pandemia ha svelato la centralità sociale dei lavori di cura: badanti, infermiere, lavoratrici domestiche, fattorini, rider e addetti alle pulizie hanno dominato per giorni la scena pubblica. Ma anche se di cura oggi si parla tanto, l’incuria continua a regnare sovrana. Il sistema neoliberista l’ha infatti ridotta a questione individuale, da comprare sul mercato, con una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari, sociali e alla persona che privilegia i profitti sulle vite di tutte e tutti noi. Ma se i ricchi possono delegare i propri bisogni quotidiani a soggetti oppressi (donne e migranti) come possiamo dare vita a sistemi in cui l’interdipendenza degli uni dagli altri sia finalmente riconosciuta, in forme solidali e paritarie?
Il collettivo inglese Care Collective risponde a questa domanda individuando quattro cardini fondamentali per dare vita a comunità di cura: il mutuo soccorso, lo spazio pubblico, la condivisione di risorse e la democrazia di prossimità. Facendo tesoro delle buone pratiche dei movimenti femministi e ambientalisti propone una cura reciproca, non paternalista né assistenzialista: una «cura promiscua», che non discrimina nessuno ed è fuori dalle logiche di mercato. L’obiettivo è arrivare a un vero e proprio «stato di cura» che non solo crea infrastrutture di welfare «dalla culla alla tomba» ma genera una nuova idea di democrazia orientata ai bisogni collettivi. Dimostrando che la cura è il concetto e la pratica più radicale che abbiamo oggi a disposizione.
“Il Manifesto della cura è un brillante invito a trasformare la nostra economia e la nostra società, una mappa per capire come uscire fuori da crisi che si affastellano le une sulle altre e dare forma a un nuovo tessuto sociale. L’etica della cura universale è l’antidoto alla spirale di incuria che il sistema attuale mostra di avere per le persone e il pianeta. Gli autori e le autrici ci dicono che la cura non è un bene: è una pratica, un valore fondamentale e un principio organizzativo sulla base del quale possono e devono sorgere nuove politiche”. (Naomi Klein)
MARIE MOISE
Marie Moise, attivista, è dottora in filosofia politica all’Università di Padova e Tolosa II, scrive di razzismo, femminismo e relazioni di cura. È co-autrice di Future. Il domani narrato dalle voci di oggi (Effequ 2019) e co-traduttrice di Donne, razza e classe di Angela Davis (Alegre, 2018).
GAIA BENZI
Gaia Benzi è redattrice di Jacobin Italia e ricercatrice di storia e letteratura. Ha scritto Tra prìncipi e saltimbanchi. Medicina e letteratura nel Tardo rinascimento (Sue, 2020)