Ravenna, il collettivo universitario «Students in Action» per i diritti umani

Ravenna | 12 Febbraio 2022 Mappamondo
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Barbara Gnisci
«Ci siamo immedesimati in loro e abbiamo provato tanta rabbia quando ci siamo resi conto delle violazioni dei diritti umani che stavano subendo gli afghani e abbiamo pensato che, proprio noi che studiamo questi argomenti, dovevamo fare qualcosa». A parlare è Chiara Casagrande studentessa di I-Contact (International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage) del Campus di Ravenna: «Dopo aver sentito al telegiornale la notizia della caduta di Kabul, noi studenti ci siamo scritti in chat e abbiamo provato a organizzarci». È così che nasce «Students in Action» un collettivo di studenti universitari della città di Ravenna impegnati nei diritti umani: «Abbiamo scelto di dare una mano agli studenti afghani perché anche noi siamo degli studenti e questo è il mondo che conosciamo meglio». 
Ormai da fine agosto 2021 i ragazzi, insieme ai loro professori e ad altre persone che ruotano intorno al Collettivo, si stanno adoperando per accogliere, attraverso il Progetto Erasmus, degli studenti afghani: «Anche la maggior parte di noi viene da altri Paesi e, tra gli italiani, quasi tutti abbiamo avuto esperienze di studio all’estero, abbiamo quindi pensato che questa potesse essere una bella opportunità anche per gli studenti afghani».
Dopo aver tenuto una conferenza sul tema nel mese di novembre intitolata «A call for Action: storia presente e futuro dell’Afghanistan», con la collaborazione dell’Università, del Comune di Ravenna e di Amnesty International, il collettivo ha continuato dritto per il raggiungimento del proprio obiettivo: «L’idea è quella di costruire un Erasmus ad hoc e di far arrivare gli studenti nel primo trimestre dell’anno accademico 2022-2023. La difficoltà maggiore sta nel far conoscere questa opportunità senza metterli in pericolo. Come attivare dei corridoi senza mettere a repentaglio la vita degli studenti afghani. Ci sono i nostri professori che si stanno occupando di questi aspetti legali. Credo che, se non dovessimo trovare un corridoio direttamente con l’Afghanistan, potremmo aprire il Progetto a ragazzi che sono già usciti dal loro Paese e che adesso si trovano in Pakistan o in India, oppure a chi è già arrivato in Italia, che magari ha lo status di rifugiato, ma non ha la possibilità di studiare. Siamo speranzosi di riuscirci».
Sempre a Ravenna è nata anche «Tochi Bellezza», un’associazione culturale per studenti internazionali che si interessa a tematiche legate al mondo dell’immigrazione, delle rotte migratorie e dei diritti umani attraverso l’arte e il teatro: «Siamo interessati a migliorare le situazioni degli studenti internazionali direttamente qui a Ravenna dove studiano – racconta Amanda Quach, presidente dell’associazione -. Lo scorso novembre abbiamo inviato una petizione al Comune di Ravenna per risolvere il problema degli affitti: sono circa 300 gli studenti internazionali in questa città e soprattutto quelli extraeuropei e di sesso maschile hanno molte difficoltà. Alcuni di loro non trovando nulla sono dovuti tornare a casa, sistemarsi in alloggi in altre città e riescono a seguire, per fortuna, attraverso le lezioni on line».
Amanda, studentessa canadese al secondo anno di I-Contact, è stata più fortunata: «Io ho trovato immediatamente una stanza grazie a un mio amico che stava andando via e mi ha presentato al proprietario».
Africa, Iran, Pakistan e India alcuni dei Paesi di provenienza: «La maggiore difficoltà sta nel fatto che gli affittuari sono restii ad affittare case o stanze agli studenti stranieri. Quando si accorgono che la persona è straniera, non rispondono più al telefono. Dopo la petizione, abbiamo avuto due incontri con la Fondazione Flaminia e con l’Università e proprio la Fondazione ha messo a disposizione 20 posti. Credo che la situazione possa migliorare, ma c’è ancora molto da fare, specialmente se consideriamo che quest’anno hanno avuto difficoltà anche gli studenti italiani nel trovare un alloggio a Ravenna». (nella foto Chiara Casagrande)
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