Ravenna, i «pezzi unici» di Francesca Fabbri (Akomena): «Nel 2022 ho aperto anche a Venezia» 

Ravenna | 28 Febbraio 2022 Cultura
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Elena Nencini
Ha collaborato con progettisti, designer, artisti di fama tenendo sempre davanti a sé l’idea della progettazione, dell’innovazione, di unire tecnologia e saper fare: Francesca Fabbri, anima di Akomena Spazio mosaico, non si è fermata nemmeno in tempo di lockdown. Come ci racconta in questa intervista: tra le diverse novità del 2022 la più ‘fresca’ è quella di un nuovo negozio a Venezia, proprio nel cuore della città, a Rialto. 
Fabbri, il mercato è in risalita per il mosaico?
«Era un progetto quello di un negozio a Venezia nato nell’autunno del 2019, poi è scoppiata la pandemia e ci siamo dovuti fermare. É un negozio piccolo ma abbiamo deciso di andare con i piedi di piombo. In realtà vorremmo aprirne degli altri, anche due o tre perché Venezia è una grande città, diffusa, non c’è solo una via principale. Se apri 3 negozi in 3 punti strategici della città lavorano tutti».
Come è andata con la pandemia?
«Oggettivamente c’è stato un calo delle vendite al pubblico, ma noi come studio abbiamo comunque lavorato: nei tre mesi di lockdown del 2020 ho realizzato Italica, la statua a mosaico che poi è andata al Teatro Alighieri a Ravenna (ora è di nuovo a studio nda). Quando stiamo fermi investiamo sul nostro lavoro facendo tante cose. Abbiamo prodotto tantissimo in tema di oggetti in previsione della ripartenza. Questo lavoro poi ne ha portati altri due per privati, uno in Sicilia e uno in Val Padana».
Avete avuto una commissione prestigiosa per Fendi.
«E’ stato un momento fondamentale dell’anno 2021 sia per il discorso della ricerca che per la gratificazione professionale, il prestigio, ma anche oggettivamente come grande aiuto per l’uscita dalla crisi. La legittimazione da parte di Fendi di queste imprese artigiane che hanno potuto firmare delle borse insieme ad una famosa casa di moda è stato un aiuto economico molto importante. Abbiamo realizzato una decina di borse a mosaico: ognuna significava il lavoro di un mese».
Italica ha accolto gli spettatori della Trilogia di autunno al Teatro Alighieri. Come è nata?
«Avevo deciso di utilizzare tutte le rimanenze di oro che avevo: ho cominciato lavorando come se fosse un patchwork per la paura che finisse del materiale, ma poi è pensato al momento che l’Italia stava passando ed  ho deciso di realizzare 107 quadrati come il numero delle province italiane. Il morbido, l’ondulato sono la mia caratteristica musiva principale, mi piace mettere a punto delle tecnologie che mi permettano di lavorare senza subire le costrizioni tecniche del mosaico, la sua rigidità. Dopo la crisi del 2011 ho deciso di rivolgermi al turismo, un bel punto di riferimento per il mosaico. Ho pensato a piccoli oggetti molto rifiniti, con una grande attenzione al dettaglio. È tutto calibrato e pensato: do grande importanza alla progettazione. Anche il turista è cambiato molto, non c’è più la fascia media, solo quella alta e quella bassa: anche le persone più modeste  possono portare a casa un oggetto che gli ricordi Ravenna e i mosaici. Sono opere piene di immagini».
Quindi Akomena si è diversificata?
«Per distinguere i due campi abbiamo creato un’altra società Teti Spazio Mosaico che si occupa degli oggetti più economici, dal maialino al motorino, all’elefante fino all’angioletto, con una tecnica particolare che ho creato. Mentre con Akomena riprenderemo la nostra attività di ricerca: il mosaico visto da altri punti di vista. Per esempio nel 2019 abbiamo realizzato una mostra a Ravenna con un giovane artista Riccardo Morandi: abbiamo realizzato delle opere con acrilico e mosaico, stile street art, ne ho vendute tantissime. Piacciono molto ai nordeuropei. Adesso Riccardo ha finito di lavorare a L’Odissea e spero di poterla presentare presto. Sulla linea di questo lavoro cominceremo anche ad affrontare altre situazioni artistiche».
Akomena si specializzerà ulteriormente?
«Si. Akomena diventa una sorta di editore: faremo solo pezzi unici. Quando li vendo sono pezzi di cuore. Teti invece farà il commerciale».
Dopo Italica arriveranno altre 4 statue.
«Si è un progetto che ho intrapreso con una amica scenografa di Rimini, abbiamo realizzato 4 statue in resina, sempre pezzi unici, che voglio rivestire all’esterno di tessere composte di mattoni antichi, una texture coriacea, ruvida, mentre il volto, l’interno, sarà luminoso. Come è la nostra Ravenna. Mi piacerebbe presentarli per la Biennale del Mosaico».
Per il futuro?
«La squadra funzione come non mai: siamo in 9 a Akomena, e in 4 a Venezia. Le prospettive sono di crescita».  
3 - Continua
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