Ravenna, dal 16 vaccini ai bimbi tra i 5 e gli 11 anni, Marchetti (Pediatria): «Fascia più colpita»

Ravenna | 12 Dicembre 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi
L’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha sciolto le riserve e dal 16 dicembre potranno essere vaccinati i bimbi di età compresa tra i 5 e gli 11 anni contro il Covid.
Le prenotazioni saranno aperte dal 13 e sono diversi i punti che abbiamo cercato di chiarire intervistando il primario di Pediatria dell’ospedale di Ravenna Federico Marchetti. 
Marchetti, perché è importante vaccinare i bimbi che rientrano in questa fascia d’età?
«Quello che sappiamo è che l’infezione da Covid-19 comporta dei rischi che sono inversamente proporzionali all’età e quindi i bambini hanno meno probabilità di avere sintomi gravi dovuti all’infezione. Ma sappiamo anche che i bambini, pure in questa fascia di età, hanno un rischio dell’ordine di 3-5 casi su 10.000 di avere complicazioni infiammatorie serie da Covid-19 (condizione che indichiamo con il termine di Mis-c) che colpiscono più organi, in particolare nella metà dei casi il cuore, tali da richiedere un ricovero prolungato, e dell’ordine di 1 su 100.000 di avere una malattia così grave da richiedere cure in terapia intensiva. Questo se il bambino non soffre di patologie croniche per le quali il rischio è notevolmente maggiore. Ma c’è un aspetto in più e di importante rilievo che i genitori devono considerare in merito alla possibilità di vaccinare i loro figli: i vantaggi del vaccino ci sono sul piano medico, ma non si parla abbastanza di quelli psicosociali. I bambini e gli adolescenti stanno soffrendo molto in questi due anni di pandemia. Ci sono dei dati preoccupanti a riguardo e come pediatri tutti i giorni affrontiamo alcune situazioni di importante disagio emotivo. Se ne discute, ma non abbastanza». 
Di cosa stiamo parlando nello specifico?
«Ci sono appelli di organismi nazionali ed internazionali (la Società Italiana di Pediatria, la Federazione Italiana Medici Pediatri, l’associazione Culturale Pediatri, la stessa Unicef) che invitano a porre il problema della salute mentale dei bambini e adolescenti al centro delle discussioni e delle decisioni perché con i lockdown e le restrizioni legate alla pandemia, i bambini hanno trascorso anni indelebili della loro vita lontano dagli amici, dalle aule, dal gioco - elementi chiave dell’infanzia stessa. Gli accessi nei pronto soccorso ed i ricoveri in tutta Italia e anche nella nostra realtà, per problemi che siamo abituati a chiamare neuropsichiatrici (anoressia, depressione, ansia), sono aumentati del 100% rispetto al periodo pre-pandemico. Vaccinare anche i bambini in questa fascia di età (oltre agli adolescenti) potrà significare meno quarantene, meno didattica a distanza, meno limiti delle attività exstrascolastiche. Inoltre i bambini e gli adolescenti che contraggono il Covid, anche per la condizione emotiva che vivono e per la stessa infezione, possono avere maggiori fastidi a distanza (rispetto ad altre infezioni) come la perdita dell’olfatto, mal di testa, difficoltà di concentrazione». 
Anche nella nostra provincia in questa fascia di età i casi sono in aumento?
«L’infezione da Covid-19 è una virosi e l’infezione da virus può riguardare, come sanno bene i genitori, anche i bambini. Le fasce più colpite sono in questo momento quelle dai 40 anni in su, ma i numeri sono in aumento anche in questa fascia di età. Era inevitabile che accadesse, in quanto si tratta della fascia di popolazione che non poteva essere protetta sino a questo momento dal vaccino. E’ importante dire che negli adolescenti, che in una buona percentuale sono corsi a vaccinarsi, l’incremento dei casi, grazie alla protezione vaccinale, è molto più contenuto». 
Il vaccino tra i 5 e gli 11 anni è efficace? Funzionerà come per gli adulti, con un richiamo?
«Il vaccino in questa fascia di età ha una efficacia del 90,7%. Vuol dire che in 9 casi su 10 consente di prevenire l’infezione sintomatica. Ma sappiamo anche che la capacità di prevenire ricoveri e decessi è molto maggiore della sua capacità di prevenire l’infezione, quindi la vaccinazione può evitare tutti o quasi i casi gravi, compresi (e questa è la cosa importante) anche quei casi che, come pediatri, ci preoccupano molto, di infiammazione sistemica che riguarda tanti organi (la MIS-C). Il vaccino che si usa è a mRNA prodotto da Pfizer, viene utilizzato ad una dose ridotta di un terzo rispetto all’adulto. E’ quella utilizzata negli studi clinici e che è in uso su milioni di bambini da alcuni mesi in diverse Nazioni, in particolare gli Stati Uniti ed Israele che sono partite per prime. E’ previsto un richiamo dopo 21 giorni».
Attualmente qual è la situazione in reparto? Ci sono piccoli ricoverati a causa Covid?
«In questi due anni i casi ricoverati che ci hanno preoccupato molto sono stati i bambini, proprio in questa fascia di età, con la malattia infiammatoria sistemica di cui abbiamo parlato, che segue l’infezione da Covid che può essere stata anche lieve o asintomatica. Sono stati ricoverati in 13 con questo quadro, non pochi, e hanno avuto tutti sintomi importanti che ci hanno molto preoccupato ed hanno richiesto terapie e controlli prolungati. Un dolce ragazzino di 11 anni è attualmente ricoverato con questa complicanza. E’ stato molto male, ora per fortuna si sta avviando verso la guarigione, ma dobbiamo seguirlo passo dopo passo. Non è ancora finita. Questi casi si sono visti in tutte le fasi della pandemia e, purtroppo, ce ne saranno altri». 
Immaginiamo che le richieste di informazioni da parte dei genitori siano molte...
«Sono molte e tutte legittime. Il tema dei vaccini, lo vediamo tutti i giorni, sta creando conflitti sociali, a volte con tensioni emotive e aggressività che, volendo parlare delle scelte migliori per i nostri figli, dovrebbero al contrario trovare un piano di dialogo  molto più costruttivo e non basato su false notizie che purtroppo hanno invaso i canali di comunicazione non ufficiali. Le informazioni si devono basare su quelle che sono le conoscenze scientifiche attuali, appunto sui possibili benefici (la comunità dei pediatri è concorde nel dire che esistono) e sui possibili rischi che sono davvero marginali, piccoli fastidi di brevissima durata e che non riguardano la salute attuale e futura dei nostri bambini e ragazzi. Non ci devono essere consigli imperativi, ma fatti di una dialogo costruttivo che dai 9-10 anni deve coinvolgere anche loro. Una cosa va detta ai genitori, anche se lo sanno benissimo: ogni sintomo compatibile con il Covid, costringe il pediatra a richiedere un tampone, il bambino e la famiglia ad eseguirlo, la scuola, a volte, ad interrompere le sue attività, la famiglia a riorganizzarsi in attesa dei risultati. Anche dal punto di vista pratico, la vita senza vaccino rischia di essere molto complicata».
All’incirca quanti sarebbero i bambini che rientrano in questa fascia in provincia di Ravenna?
«Sono circa 20.000 e poco meno di un migliaio hanno delle condizioni di malattia che li espongono ad un rischio aumentato di avere un’infezione più severa». 
C’è anche qualche altro vantaggio nel vaccinare i bambini in questa fascia di età?
«Una cosa importante va detta e ribadita: i bambini e gli adolescenti devono essere vaccinati “per loro” e non per gli altri. Esiste certo un effetto positivo generale che riguarderà la circolazione del virus sia nella famiglia (pensiamo ai bambini che vivono con i nonni o persone a rischio) che nelle comunità frequentate dal bambino, anche se occorre sottolineare a questo fine quanto sia fondamentale completare la copertura vaccinale di tutta la popolazione. Come genitori, noi dobbiamo essere un esempio per i nostri figli. Loro in questo momento, nelle difficoltà che stanno vivendo e che spesso non valorizziamo abbastanza, ci stanno dando tanti esempi da cui possiamo solo apprendere. Dobbiamo dare voce al concetto di “bambinità” nell’accezione positiva del termine, che vuol dire libertà nel gioco, nella formazione, senza tante restrizioni e limiti se possibile. E se ci pensiamo è un motivo importante per vaccinarci anche noi come adulti. E’ il modo più efficace, non il solo, per convivere al momento al meglio con questa pandemia».
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