Ravenna, Crisi librerie, Longo e Diversi: "Amazon non è l'unico problema"

Ravenna | 25 Gennaio 2020 Cronaca
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Federica Ferruzzi - Non si arresta la chiusura delle librerie sul territorio nazionale, a partire da quelle più note come la Paravia di Torino, la seconda più antica d’Italia, o le Feltrinelli della capitale (di cui una international), fino ad arrivare a quelle meno conosciute, messe in crisi non solo da Amazon, ma anche, secondo gli stessi librai, da politiche sbagliate che perdurano da anni. La scelta di non dare tutta la colpa all’azienda di commercio elettronico d’oltreoceano è anche dei negozianti ravennati, che abbiamo raggiunto per farci raccontare come è cambiato l’approccio alla lettura. 

«NON SOLO AMAZON»
«Dare tutta la colpa ad Amazon, tante volte è sbagliato - racconta Matteo Diversi, la cui libreria di viale Alberti quest’anno festeggia i dieci anni -. Amazon è un “mostro” enorme che non puoi combattere con le sue stesse armi, ma vende di tutto, non solo libri. Il vero motivo che sta dietro alle serrande abbassate è che manca una legge per regolamentare il settore: o meglio, ci sarebbe, ma nonostante sia passata alla Camera senza nessun voto contrario è ancora ferma al Senato. Ma il tema è delicato, in quanto la nuova legge, detto in breve, sposterà la responsabilità del prezzo dal libraio all’editore e questo farà la differenza in materia di sconti perchè il prezzo di copertina sarà già scontato». Una soluzione che darebbe maggiore respiro alle piccole realtà, dove le spese sono tante e l’abbassamento del prezzo non può essere troppo significativo. «Dieci anni fa i social erano agli albori, mentre oggi se vuoi sopravvivere devi curare anche quell’aspetto e trasformarti in un social media manager. Quello che maggiormente fidelizza la clientela sono gli eventi, che io personalmente organizzo perchè mi piace, ma così facendo il lavoro aumenta. Noi “piccoli” dobbiamo puntare sul servizio, essere veloci e, in proposito, ci stiamo adoperando per avere consegne anche il sabato e ordini in meno di 24 ore. Una libreria piccola, in realtà, ha il vantaggio di essere snella e quindi di adattarsi meglio ai cambiamenti, ma serve prima di tutto “testa” per capirlo». Ma se la fatica è tanta, l’impegno sempre più spesso viene premiato. «Ho notato che a Natale, più degli altri anni, i clienti si sono fatti consigliare: il quarto libro più venduto nel 2019 è stato un titolo uscito due anni prima, e questo dimostra che i clienti si fidano ed è una grande soddisfazione». 

«PIU’ POLITICHE CULTURALI»
«Il primo vero grande problema - spiega Angela Longo, dell’omonima libreria di cui è proprietaria insieme alla sorella Alberta - è che la gente legge poco. E’ davvero dura e si lotta per accaparrarsi i pochi lettori che ci sono. Amazon è solo uno dei problemi, di certo non quello principale, che dà fastidio alle grandi catene che si sono imposte con la legge dello sconto, altra grave questione che corrode il territorio e non porta nuovi lettori. Quello che manca totalmente sono politiche culturali, ma viviamo in un’Italia in cui ci sono politici che si vantano di non leggere libri da anni, atteggiamento che la dice lunga. Oltre a questo servirebbero fondi per organizzare eventi, momenti importanti per le piccole realtà che sempre più spesso, però, alle prese con troppe spese, non se li possono permettere». Ed è ora di smetterla, secondo la libraia di via Diaz, di demandare tutto alla scuola «che, da sola, non può farcela. La legge è ferma alla Camera, ma di questo non si parla mai. Oltre ad Amazon, il problema è anche Internet, nessuno esce più di casa e si vedono in strada solo corrieri». Neanche a dirlo, anche in questo settore l’ormai proverbiale burocrazia italiana si fa sentire: «Oggi il libraio si occupa di tante cose e la burocrazia peggiora di anno in anno». 
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