«Non è musica, è rumore» per tutta la settimana al Bronson
Federico Savini
Quello del «questa non è musica, è rumore» è un leitmotiv che ogni rocckettaro che si rispetti si è sentito apostrofare dai genitori almeno una volta nella vita. E se oggi capita agli adolescenti innamorati della trap, bisogna riconoscere al Bronson che il suo festival Transmissions è sì, dedicato alle musiche rumorose, ma precisamente a quelle che si muovono sulla linea di confine tra ciò che era patrimonio della musica rock e ciò che sarà patrimonio delle musiche colte, o magari viceversa.
Ad ogni modo la settimana che precede il più internazionale degli eventi organizzati da Cristopher Angiolini con la sua Bronson produzioni, vede il club di Madonna dell’Albero attivissimo fin da venerdì 16, quando a Ravenna arriverà la regina della no wave newyorkese Lydia Lunch, con il suo nuovo progetto Big Sexy Noise (12-15 euro). La performer newyorkese si esibirà insieme a membri dei Gallon Drunk per ricordare a tutti quanti che il rock può essere ancora brutto, sporco e cattivo. Sabato 17 tocca poi all’italiana Any Other, pseudonimo di Adele Nigro che è però la più credibile cantante di indie-rock anglofono mai sbucata dal nostro paese. Già il primo album fu un mezzo miracolo di songwriting alla Built to Spill, ma col recente «Two Geography» Adele ha spostato il tiro in direzione di un avant-folk che a tratti ricorda persino Joni Mitchell. A rendere anche più intrigante il suo concerto è la presenza, nella nuova band, di un ex membro Akron Family. Domenica 18 toccherà invece ai giapponesi Kikagaku Moyo, brillante quartetto dalle chiome fluenti che, richiamandosi alla psichedelia americana e al kraut rock teutonico, suona una musica non nuova ma eseguita ai limiti delle possibilità umane, con una finezza e una dinamica strumentale clamorosa.
Giovedì 22, sempre nel club di Madonna dell’Albero, torna il festival Transmissions, all’undicesima edizione. Evento itinerante nel quale letteralmente si parla inglese – buona parte dell’utenza viene dall’estero -, quest’anno propone una carrellata di musicisti underground anche più intrigante (e rara ad ascoltarsi) del solito. Giovedì 22 al Bronson - dalle 20, ingresso 12-15 euro - dopo le aperture affidate a Jessica Moss, Duds e ai batteristi italiani Bruno Dorella e Paolo Mongardi, salirà sul palco lo storico producer Martin Bisi, animatore della New York underground degli anni ’80, instradato sulla via della produzione niente meno che da Brian Eno e capace negli anni di dare forma al suono illuminante dei Sonic Youth come a seminali produzioni hip-hop, senza dimenticare il contributo a quella parte del suono underground che - con i Cop Shot Cop e altri - rinnovò dalle fondamenta le musiche più pesanti nate nell’alveo del rock. Bronson produzioni ha peraltro stretto un proficuo sodalizio con Bisi, producendo il disco che ha celebrato i 35 anni del suo leggendario studio di registrazione. Sempre giovedì 22, al Bronson chiuderà la serata la cantante Carla Bozulich, irrequieta, intensa e imprevedibile profetessa di una musica rock in piena dissoluzione, fumosa e stridente.
Venerdì 23 le Transmissions si trasferiranno all’Almagià, con Cindy Lee seguita dal formidabile cantante e chitarrista canadese Eric Chenaux, autore di una geniale formula canzonistica di grande atmosfera. Dopo di lui gli affermati ravennati Comaneci, con il loro blues-folk screziato di ruggini, seguiti dallo scozzese Richard Young, figura di culto degli ultimi trent’anni, rarissimo a vedersi dal vivo e autore di una genuina, spiazzante e luminosa idea del «minimalismo musicale» - da intendersi strictu sensu, l’unica volta che lo vidi fece un concerto a cappella... - applicata a un’idea molto avventurosa della canzone. In chiusura la coppia Daniel Blumberg e Billy Steiger (ingresso 15-18 euro).
Sempre all’Almagià, si chiude sabato 24 (18-20 euro) con gli egiziani Tarkamt, la cantautrice e performer rumorista Circuit des Yeux, l’originale progetto di «canzone apocalittica» dei canadesi Jerusalem In My Heart e la pulsante elettronica di Ammar 808, futuribile progetto del tunisino Sofyann Ben Youssef.