Lugo, Asioli (Bonifica): «Le indagini sono un duro colpo, ma lascio un Consorzio preparato»

Ravenna | 21 Dicembre 2020 Cronaca
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Avrebbe sicuramente preferito lasciare in un periodo meno complicato, gravato dall’emergenza sanitaria e dal caso «Dark water». Ma per Alberto Asioli, ancora per pochi giorni alla guida del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale, è tempo di bilanci. Spetterà al nuovo consiglio di amministrazione uscito dalle elezioni dell’ultimo fine settimana a designare, probabilmente nei primi giorni del 2021, il suo successore.
Quello coperto dal Consorzio di bonifica della Romagna occidentale è un territorio molto vasto. Quali sono stati i risultati più importanti raggiunti nel distretto di pianura nel corso della sua presidenza?
«Il comprensorio del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale si estende per circa 200.000 ettari e ricade nel territorio di 5 province - Ravenna (prevalente), Bologna, Forlì-Cesena, Ferrara, Firenze - e di 35 comuni. In totale sono circa 1.000 i km che costituiscono la rete dei canali controllati dal Consorzio, oltre 500 i km delle condotte tubate irrigue. Per quanto riguarda il comprensorio di pianura nel corso del mandato abbiamo realizzato 33 progetti per oltre 54 milioni di euro. Gli interventi principali sono stati quelli irrigui, per l’estensione della rete tubata in pressione per la distribuzione delle acque del Cer fino a bordo delle aziende agricole beneficiarie. Inoltre, dopo lunghi anni nei quali il Consorzio ha sollecitato vari enti, ha ricevuto nel 2020 da parte della Regione Emilia-Romagna il finanziamento delle opere la laminazione del Canale dei Mulini di Castel Bolognese (è ora in corso la gara d’appalto per l’aggiudicazione dei lavori)».
I risultati più importanti, invece, raggiunti per la bonifica e lo sviluppo della rete irrigua nella zona collinare?
«In cinque anni abbiamo realizzato oltre 80 progetti, per un valore totale superiore ai 34 milioni di euro. Una delle principali tipologie d’intervento è rappresentata dalla costruzione di impianti irrigui interaziendali (siamo il Consorzio più infrastrutturato della regione) e relative reti distributive per conto delle aziende agricole (380 nello specifico dislocate nei Comuni di Imola, Riolo Terme, Castel Bolognese, Faenza, Brisighella), oltre alla manutenzione e costruzione di briglie di bonifica».
C’è qualche progetto che avrebbe voluto vedere concluso entro la scadenza del suo mandato, ma non vi è riuscito?
«I tempi di realizzazione dei nostri progetti sono anche lunghi, in quanto si tratta di opere importanti che coinvolgono il territorio e richiedono la ricerca di finanziamenti dedicati. Uno dei miei rammarichi è proprio quello di non essere riusciti ad ottenere il finanziamento complessivo per la ricalibratura e il risezionamento del Canale di Destra Reno, che rappresenta il nostro collettore principale. Inoltre, nel corso del mio mandato avrei voluto costruire ulteriori casse d’espansione per mitigare il rischio delle alluvioni e riqualificare e razionalizzazione il patrimonio degli immobili dell’Ente, per rendere ancora più funzionale l’operatività».
La recente indagine della Procura di Ravenna ha portato alla sospensione di alcune figure centrali del Consorzio. Un duro colpo in un periodo difficile...
«È stato sicuramente un duro colpo, ma il lavoro del Consorzio non si è mai fermato, avendo l’ente “spalle solide”. Spero che presto tutti gli indagati, che nel frattempo sono rientrati in servizio, possano chiarire positivamente le proprie posizioni. Fiducia nella Magistratura». 
Si sono tenute nei giorni scorsi le elezioni per il rinnovo degli organi amministrativi del Consorzio. Potevano votare i 134mila consorziati (padroni di fabbricati o terreni ubicati nel territorio dell’ente). Un’impresa impossibile in questi mesi segnati dal Covid?
«Le elezioni si sono tenute in presenza dal 9 al 13 dicembre in 15 sedi itineranti. Tutte le operazioni di voto si sono svolte con la massima cura e nel rispetto rigoroso delle norme atte al contenimento e al contrasto della pandemia di Covid-19. Non abbiamo ancora i dati di affluenza».
Che Consorzio lascia al suo successore?
«Lascio un Ente strutturato e professionalmente preparato per affrontare le sfide future legate alla bonifica: salvaguardia del territorio, irrigazione per l’agricoltura e tutela dell’ambiente. Negli anni c’è stato parecchio turnover e la squadra si è arricchita di giovani importanti professionalità. Sicuramente ci sono cose da migliorare per rendere il Consorzio ancora più efficiente e al passo con i tempi, però lascio un Ente dotato di buone capacità progettuali e in grado di realizzare lavori complessi per migliorare le infrastrutture del nostro territorio». 
Dopo il passaggio di consegne, lei che farà?
«Per scelta, ho sempre ricoperto un ruolo di rappresentanza alla volta, pertanto chiuso il capitolo bonifica tornerò a fare il “piccolo” agricoltore a tempo pieno nel mio terreno a Massa Lombarda». (samuele staffa)

DARK WATER, MISURE CAUTELARI SOSPESE
Sospensione rientrata per le 8 persone, 2 dirigenti e 6 capi reparto del Consorzio di Bonifica cui era stato vietato l’esercizio del pubblico ufficio dal gip Andrea Galanti lo scorso ottobre.
Viste le risultanze probatorie acquisite nel corso dell’indagine condotta lo scorso anno dalla polizia e coordinata dai pm Alessandro Mancini e Angela Scorza sulle condotte illecite al Consorzio di Bonifica, il giudice ne aveva disposto la sospensione per truffa, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici aggravata e peculato. Non tutti devono rispondere dei medesimi reati. 
L’indagine «Dark water», è partita lo scorso anno da una segnalazione, arrivata da Imola che ipotizzava che l’ente gonfiasse le bollette degli utenti per appianare un passivo economico. Agenti della Digos con intercettazioni e verifiche mirate hanno fatto luce su una situazione della gestione interna del Consorzio caratterizzata da numerose e ripetute condotte illecite ed un sistema diffuso del «malaffare» tra diverse figure apicali. L’utilizzo improprio dell’auto di servizio a scopi personali - andare a giocare a carte con gli amici al circolo o al supermercato per fare la spesa - l’allontanamento sistematico dal posto di lavoro durante l’orario di servizio e la falsa attestazione di ore di lavoro straordinario - circa 250 ogni anno - in realtà non prestate, sono le azioni più frequentemente accertate dagli investigatori. Spesso un auto di servizio era stata notata dagli agenti parcheggiata di fronte alla bocciofila imolese dove l’uomo era iscritto al campionato regionale di boccette. 
A queste, poi, si aggiunge la creazione di un vero e proprio sistema illecito di rimborsi chilometrici per conseguire, di fatto, una indebita integrazione allo stipendio, in base al quale alcuni capi reparto, che avevano auto di servizio, attestavano falsamente di aver utilizzato la propria auto privata per motivi di lavoro, chiedendo in seguito un rimborso spese per i chilometri percorsi (ed in realtà non effettuati). (marianna carnoli)
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