L’illustratrice Irene Penazzi espone le sue tavole per «Cortili illustrati» a Cervia

Ravenna | 27 Dicembre 2020 Cultura
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Elena Nencini
Fino alla fine del mese di dicembre sul recinto del cortile della scuola Pascoli, in vialetto Rimembranza, a Cervia, saranno esposte le tavole illustrate della lughese lrene Penazzi. «Cortili illustrati» è un progetto nato per offrire la possibilità di esporre alle giovani artiste del nostro territorio zona, anche in periodo di pandemia. 
Poco più che trentenne Penazzi ha già un curriculum internazionale: dopo aver studiato illustrazione per l’editoria all’Accademia di Belle Arti di Bologna è stata ad Amburgo per dieci mesi presso la Haw. Il suo primo albo illustrato, Dans le jardin, (le cui illustrazioni sono esposte proprio a Cervia) è uscito prima in Francia e poi in Italia con il titolo di Nel mio giardino il mondo, (Terre di Mezzo editore). A raccontare la sua passione per i viaggi, le lingue, il bosco e i suoi animali è proprio l’illustratrice lughese.
Come è nata la sua passione per il disegno?
«Come molti illustratori che conosco, nasce fin da piccola, dai primi anni di vita quando si inizia a disegnare. Poi molti smettono e altri continuano...Io ho continuato. Anche grazie a mio padre che disegnava bene e abbiamo sempre creato storie e fumetti insieme. A casa i libri non sono mai mancati e ho sempre letto tanto: così  la mia passione per le storie si è consolidata, anche leggendo libri con illustrazioni che mi hanno sempre colpito. Tra i miei illustratori preferiti c’è Quentin Blake che ha disegnato i libri di Roald Dahl e Bianca Pitzorno. Ho sempre cercato di copiarlo e di andare avanti disegnando per raccontare delle storie».
Come è nato il suo stile?
«È un po’ difficile parlare di stile in se, perché è una cosa che non vedo del tutto mia. Mi sento sempre alla ricerca di un modo di raccontare, anche perché spesso è in funzione di un certo progetto. La mia ricerca è quella di continuare a crescere e di evolvermi, di migliorami sotto tutti gli aspetti. Il mio stile viene influenzato da tutto quello che guardo, le mie librerie sono piene di libri illustrati. Cerco di fare mio anche in questo senso il modo di lavorare di un altro illustratore che mi colpisce per capire come disegna e scoprire qualche segreto in più, per sapere se una tecnica o uno stile particolare possono funzionare anche con me.
Oltre a Blake altri illustratori preferiti?
«Sicuramente il panorama dell’editoria francese è molto vicino a me e al mio stile. Uno degli artisti di spicco in francia è Beatrice Alemagna, italianissima, ma la considero più francese che altro visto che vive lì da tanti anni. Alla Fiera del libro di Bologna ho conosciuto tanti artisti interessanti: dai portoghesi Planeta Tangerina, con un nuovo segno più stilizzato e basico. Ma a Bologna ho conosciuto anche il mondo scandinavo che mi ha aperto un altro orizzonte, con segni molto tradizionali, acquerelli e inchiostri. Del mondo scandinavo apprezzo molto la concezione di natura e l’ìdea che hanno dell’infanzia. Del resto Pippi Calzelunghe viene proprio da lì. Mi piace citare anche Alessandro Sanna, che è stato il mio professore all’università e con lui ho sviluppato il progetto di tesi dell’albo sul giardino. Il suo insegnamento e tuttora il suo lavoro sono stati importanti nella mia formazione e nello sviluppo di quello che è il mio pensare e narrare per immagini».
Quale tecnica preferisce?
«Preferisco tecniche tradizionali, manuali, sono più concentrata su matite colorate ed acquerelli utilizzati insieme negli ultimi lavori. Non ho fatto veri corsi specifici sulle tecniche pittoriche. L’acquerello lo uso per i fondi e uso da riempimento le matite colorate. Mi piace sperimentare: nel mio ultimo lavoro, che sta andando in stampa in questi giorni, ho aggiunto anche i pastelli a cera per i paesaggi dello sfondo, che danno un effetto più veloce, immediato. In Francia si chiamerà Dans la montagne (Maison Eliza), mentre in Italia Su e giu per le montagne (Terre di mezzo), è un proseguio dell’albo del giardino, sempre con i tre bambini protagonisti, una lunga passeggiata in montagna che dura un anno. Si tratta di un albo senza parole come nell’altra opera. Dovrebbe uscire a febbraio».
Lavora molto con l’estero, forse perché c’è una maggiore attenzione alla letteratura per l’infanzia?
«Si. In Francia c’è sempre stato uno dei panorami migliori per la letteratura per l’infanzia, ma anche perchè il ruolo dell’illustratore è considerato un lavoro vero e proprio, mentre in Italia non è ancora così. Molti illustratori, come Roberto Innocenti o Beatrice Alemagna, hanno pubblicato prima all’estero e poi in Italia. Ho sempre guardato con attenzione all’estero, anche perché viaggiare è una delle mie passioni e ho sfruttato un anno di Erasmus in Germania a Wam dove c’è una grande attenzione al fumetto e all’illustrazione. Una mini residenza d’artista a Berna mi ha aperto un mondo. All’estero ci sono tanti bandi, residenze, progetti. Si potrebbe girare il mondo solo così».
Cosa le piace del fatto di lavorare per i bambini?
«Il fatto di condividere esperienze personali della mia infanzia è una gioia grandissima e mi piace farmi raccontare dai bambini come lo vedono. Qualcuno per esempio non ha mai visto le lucciole. E’ uno spunto per fare nuove scoperte e  per capire cosa si può vedere insieme. Il silent book non è un percorso lineare, ma ti lascia totale libertà durante la lettura, sono brulicanti di idee e di pensieri. Questo libro sta viaggiando, uscirà in Corea e a febbraio in Germania per Belsen Berger, ma anche la Cina ne ha acquistato i diritti». 
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