Intervista al coreografo Olivier Dubois
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Olivier Dubois sarà al Pala De Andrè di Ravenna giovedì 8, ore 21.30, con il suo ultimo spettacolo «Les mémoires d'un Seigneur». Non un provocatore, piuttosto un esploratore ardito della zona oscura dell’umano: è Dubois, che con le sue pièces estreme è entrato nella hit dei 25 migliori coreografi del mondo. Il geniale ex allievo di Jan Fabre riesce con azioni essenziali a distillare emozioni profonde, a produrre sciabolate sulla scena come gli squarci su tela di Fontana. Vedi Les mémoires d’un seigneur, pronte a scuotere il pubblico con paesaggi umani, formati da uno stuolo di amateurs non professionisti intorno alla figura solitaria di un uomo, leader o tiranno, forse (Sébastien Perrault, interprete prediletto dell’autore francese). «Un viaggio di lungo corso bagnato di teatro elisabettiano» lo definisce Dubois. Certo, un’immersione magmatica nella seduzione del potere maschile, tra vertigine e abisso.
Il coreografo francese ci spiega il suo spettacolo.
A che cosa o a quale persona vi siete ispirato per creare l’atmosfera di «Les mémoires d'un Seigneur»?
«Questa creazione parla di potere e di solitudine. La solitudine del re: dove solo un dialogo con le stelle, con Dio restano ancora possibili. Ma anche, di questo potere che devia i nostri ideali, che ci rende folli, demoniaci e terribilmente soli. È un'epopea tragica».
Sul palco 40 ballerini non professionisti. Perché questa scelta?
«Innanzitutto è un assolo. È la storia di un uomo, di un re, di un eremita, di un eroe, di un dio. Di un folle, di un uomo decaduto, di un tiranno. Per dare corpo ai loro pensieri, ai loro tormenti, alle loro ribellioni, mi serviva l’incarnazione di tutto ciò attraverso un gruppo di uomini. Per esempio quando evoco l’uomo-nazione io creo con questi uomini la scomparsa del re in mezzo agli altri, come la sparizione del se quando si parla di nazione».
Cosa ama di Ravenna?
«Stiamo scrivendo in questo momento una bella storia con Ravenna. Ho una fedeltà con il Festival che mi è cara. Dopo «Souls» nel 2014 apriamo adesso un grande capitolo attorno alla Divina Commedia per tre anni pieni di numerosi progetti. Il rapporto tra Franco Masotti (direttore artistico di Ravenna Festival nda) e me è più vicino alla fedeltà che a un semplice programmazione».
Un coreografo di riferimento?
«Probabilmente colui, che come me, resta non addomesticabile: Maguy Marin».