Barbara Gnisci
«Nella prima casa in cui sono capitata, dovevo assistere una signora paralizzata e, secondo i piani del figlio che era separato, di notte dovevo rendermi disponibile. Quando si è accorto che avevo la fede al dito e che quindi ero sposata, si è arrabbiato molto, ma non mi ha fatto nulla. Sono stata lì, in quell’appartamento, a Pescara, da sabato a lunedì mattina. Appena sveglia mi ha accompagnato alla fermata dell’autobus, dove c’era l’altro, quello che ti aiutava a cercare lavoro, che mi ha portato ad assistere un altro anziano». Loredana Moga, 45 anni, in Italia da 16, è arrivata a Ravenna da quasi un decennio, dopo aver fatto la badante in provincia di Pescara, in un paesino vicino Macerata, ad Alassio nei pressi di Genova e in Sicilia: «Penso di conoscere meglio l’Italia che la Romania – racconta Loredana -. Ho girato tanto, prima di fermarmi qui».
Loredana parte la prima volta, da Botosani, la sua città, per tre mesi non sapendo che i suoi viaggi alla ricerca di un lavoro, anche se per breve tempo, le avrebbero cambiato la vita: «Da noi c’erano delle persone che ti aiutavano a venire in Italia e a cercare lavoro come badante, poi li ripagavi con il primo stipendio. Io scelsi Pescara, perché c’era una mia amica».
Le motivazioni che inducono molte donne, e non solo, della Romania a venire in Italia per lavorare come badanti si assomigliano tutte: si tratta di una questione di soldi, per cercare di risollevare l’economia della propria famiglia, per poter mandare i figli a scuola, dargli da mangiare, forse un futuro migliore. Ma le storie sono tutte diversissime, dense di emozioni e di vita: «Ho studiato come infermiera, però finita la scuola, il posto di lavoro, lo trovavi solo se pagavi. Quindi ho deciso di provare un’altra strada. Per un po’ sono venuta in Italia a lavorare per tre mesi e poi ritornavo a casa, ma a un certo punto non sono più tornata, se non in vacanza una volta all’anno. Dopo quella volta a Pescara non mi sono più trovata in situazioni così difficili, anche se in Sicilia ho badato un signore che aveva una forma di Alzheimer talmente grave che stavo tutto il giorno chiusa in casa e di notte non potevo dormire, perché lui rimaneva sveglio e non potevo lasciarlo solo».
Grazie a un’amica e senza l’aiuto, questa volta, di nessun altro, Loredana nel 2012 raggiunge Ravenna: «Fino a quattro anni fa sono stata con una signora che aveva l’Alzheimer pure lei. Dopo la sua morte, ho continuato a lavorare per la famiglia, facendo le pulizie e la spesa». Nel frattempo, Loredana, oltre a mandare mensilmente dei soldi alla famiglia, riesce anche a comprarsi una casa qui: «Adesso vivo con la signora Maria Gloria, che ha 77 anni ed è affetta da Parkinson. Lei è una signora con la testa a posto, si scherza, si ride. Ma ogni volta che posso, nelle ore pomeridiane e il sabato sera, torno a casa mia».
A Botosani, quando parte lascia un marito e 2 figli, ora di 22 e 14 anni: «Il primo anno sono venuti tutti qui a Ravenna, ma non si sono adattati. Un po’ per la lingua, un po’ per le condizioni. Hanno vissuto con me dalla signora che badavo ed era un continuo “stai zitto” e “stai fermo” da parte mia che avevo paura che disturbassimo. Poi non uscivano mai. E così se ne sono andati. Ora il mio ex marito vive in Germania, insieme a mio figlio grande; mentre il piccolo è con mia madre in Romania».
Loredana spera che presto suo figlio minore si convinca a raggiungerla: «Lo capisco, anche io all’inizio ero terrorizzata. Appena arrivata pesavo 65 kg e dopo qualche mese scesi a 48. Piangevo ogni momento, poi piano piano sono riuscita ad adattarmi. Oltre alla casa, ho comprato anche una macchina, dopo aver preso la patente. L’italiano l’ho imparato guardando la tv e leggendo tutto ciò che mi capitava. Ricordo che avevo sempre un vocabolario in tasca. Grazie alle amiche e soprattutto a Marinela di Romania Mare sono riuscita a sentirmi a casa anche qui».