Imprese, Luca Camprini, vicepresidente Sales and Marketing, Marini-Fayat «Dalla pandemia al conflitto, ora andiamo oltre la paura»

Ravenna | 20 Marzo 2022 Economia
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«Ci troviamo di fronte all’ennesima prova sia come esseri umani che come persone che lavorano ma, negli ultimi due anni, abbiamo imparato parecchie cose: che posiamo fare affidamento su risorse personali inaspettate e che sappiamo andare oltre la paura con creatività, caparbietà e determinazione». E' ottimista Luca Camprini, dirigente del gruppo Fayat attorno al quale gravita la Marini di Alfonsine.

Non è preoccupato per la chiusura di mercati come quello ucraino, seguito da un'altra azienda del Gruppo, e quello russo. In Russia, la Marini-Fayat ha un ufficio di rappresentanza e interessi commerciali. «Non avendo previsto grossi numeri in Russia per quest’anno – dice Camprini - il cambio repentino della situazione geopolitica ha un impatto trascurabile».

Camprini, come è andato l'anno passato?

«L’ottima annata ha visto il primo gruppo francese privato di ingegneria civile ritornare al giro d’affari del 2019 con un utile in forte crescita. Tutti i business del gruppo hanno saputo reagire con determinazione, flessibilità e resilienza alle sfide inaspettate, portando a casa un eccellente risultato di squadra. Anche la Marini di Alfonsine ha dato il meglio di sè, facendo fronte con l’impegno di tutti di dipendenti ad un anno che, nonostante il successo, ha presentato alcune sfide importanti: la gestione burocratica e logistica della pandemia in un’azienda che basa il suo modo di fare business sulla stretta di mano, gli incontri faccia a faccia e le visite in cantiere, ha richiesto parecchio impegno; la reperibilità ed il forte aumento delle materie prime hanno richiesto grande adattabilità e lavoro di squadra; le innumerevoli complicanze logistiche, come l’indisponibilità delle opzioni di trasporto del passato causa le numerose restrizioni in essere, hanno richiesto ulteriore sforzo da parte di tutti per mantenere le promesse fatte ai clienti. Come azienda Marini di Alfonsine, questo grande lavoro di squadra ci ha ripagato con gli interessi, permettendoci di raggiungere degli ottimi risultati, in linea con quelle che erano le aspettative».

Quali sono le previsioni per il 2022 alla luce delle tensioni internazionali?

«Difficile fare una previsione sufficientemente realistica; al netto delle prime informazioni che ci arrivano dai media e dai colleghi delle zone limitrofe, come tutti stiamo alla finestra per capire come si svilupperà la situazione Russo-Ucraina. Possiamo tuttavia fare alcune riflessioni. La Russia rappresenta per la Marini Divisione Impianti solo una fetta di mercato dei nostri business che sono geograficamente diversificati e ben bilanciati per scelta strategica: abbiamo infatti siti produttivi in Cina, India, Turchia e Brasile, oltre che in Italia, e uffici di rappresentanza a Mosca e a Dubai. Il mercato Russo, che per gli impianti per produrre asfalto seguiamo dall’Italia, è a rilento da un paio d’anni ed oggi la Russia costituisce solo una piccola parte del giro di affari della Marini di Alfonsine. Non avendo previsto grossi numeri in Russia per quest’anno, il cambio repentino della situazione geopolitica ha un impatto trascurabile. La situazione in Ucraina è molto critica, come sappiamo. Questo tuttavia è un mercato che non seguiamo direttamente dalla Marini di Alfonsine e che non ha impatto sulla “performance” dell’azienda Italiana, l’Ucraina è in carico alla nostra azienda in Turchia, la cui performance è in linea con le aspettative grazie al mercato domestico e ai vicini mercati di Uzbekistan e Azerbaijan che non hanno subito contraccolpi. La situazione italiana ad oggi è stabile e la Marini di Alfonsine continua a lavorare a pieno ritmo».

Quali sono le criticità che l'azienda si trova ad affrontare per via del conflitto e quali potrebbero essere le strade per superarle?

«Ancora troppo presto per capire quali possano essere gli sviluppi. In questo momento non abbiamo visibilità di una potenziale battuta di arresto delle attività a causa della guerra in corso. Le criticità sono quelle che conosciamo, ossia la probabilità di una eventuale ulteriore ondata pandemica durante la stagione invernale; la reperibilità ed il costo delle materie prime; la complessità ed i costi della logistica, semplicemente perché non è tecnicamente possibile passare da certi territori o gli spazi aerei sono chiusi. Siamo consapevoli che la recente impennata dei prezzi di gas e benzina vada gestita con attenzione ed abbiamo avviato alcuni tavoli di discussione con esperti interni ed esterni all’azienda per capire come minimizzare l’impatto di questa ulteriore sfida. Ci troviamo difronte all’ennesima prova sia come esseri umani che come persone che lavorano ma, negli ultimi due anni, abbiamo imparato parecchie cose: che siamo in grado di far affidamento su risorse personali che mai avremmo pensato di avere e, tantomeno, di riuscire a mettere in campo; che sappiamo andare oltre la paura con creatività, caparbietà e determinazione e che, soprattutto, le nostre comunità di appartenenza si sono consolidate e rafforzate; che sappiamo fare squadra ancora di più, che ci aiutiamo di più, che facciamo gruppo per trovare quelle soluzioni che ci permetteranno di attraversare qualsiasi tempesta». (s.sta.)

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