«Leggere il mio nome insieme a quelli di Michele Placido, Giuseppe Battiston, Roberto Citran e Davide Enia fa un certo effetto, anzi fa molto di più che un certo effetto! Piuttosto, non so che effetto farà a loro trovarsi a fianco di questo fantomatico Gianni Parmiani…». Lui ci ride sopra, fa trapelare un po’ di (giustificatissima) tensione ma a prevalere sono l’entusiasmo e la soddisfazione. D’altra parte, per Gianni Parmiani partecipare a un progetto di rilievo nazionale come Ritratto di una Nazione di Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri è un traguardo insperato ma meritato. Chi lo conosce per tutte le sue attività, in primis il teatro dialettale insieme al fratello Paolo, sa bene che Gianni Parmiani lavora ad un livello decisamente superiore alla media nel suo campo, e dato che a Marco Martinelli non hanno mai difettato né l’apertura mentale né tanto meno l’acume, il fatto di avere scelto Parmiani per raccontare l’anima più intima della nostra regione non dovrebbe stupire.
«Seguo Marco e il Teatro delle Albe da trent’anni, forse anche di più – racconta Parmiani, emozionato -, da un po’ di tempo avevo capito che Marco guardava con interesse al mio lavoro, me l’ha dimostrato con profondità e discrezione, ma questa chiamata è proprio qualcosa di inatteso. E bellissimo. Cercherò di essere all’altezza, per di più sarò in scena con un grande drammaturgo come Gigi Dall’Aglio, con un testo di Martinelli e la maschera guareschiana di Don Camillo. Le prove partiranno il 4 settembre, sarà un’immersione totale. Sono abituato a lavorare seriamente, pur da dilettante, e sono curioso di provare quest’esperienza. Così come sono curioso di lavorare sul testo, la sfida è raccordare Martinelli e Guareschi su un tema molto attuale, trattato con ironia ma anche senza sconti. Una bella avventura lo è fin da ora». (f.sav.)