Dopo Radio Rai3, a Ravenna il soprano Laura Catrani con Tiziano Scarpa in un 'bestiario divino'

Ravenna | 06 Giugno 2021 Cultura
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Elena Nencini
Il 7 e 8 luglio nella basilica di San Francesco alle 19.30 il soprano Laura Catrani (specialista del repertorio contemporaneo) e lo scrittore (Premio Strega nel 2009 con Stabat Mater) Tiziano Scarpa saranno i protagonisti di Vox in Bestia, prontuario di animali tratti dalla Divina Commedia e ‘interpretati’ dalla bella voce della Catrani, all’interno del programma di Ravenna Festival. 
Un’idea nata per Radio Rai 3, all’interno della trasmissione Radio3 Suite, in 15 brevi puntate, un progetto nato proprio dalla Catrani, che ha coinvolto i compositori Fabrizio de Rossi Re, Matteo Franceschini e Alessandro Solbiati, con le animazioni video di Gianluigi Toccafondo. 
15 animali scelti dalla Divina Commedia ‘spiegati’ grazie alle parole di Tiziano Scarpa, ma a farla da padrone è la voce della Catrani che spazia tra gorgheggi e ruggiti per dare voce all’aquila, ai vermi, all’astore, a Cerbero o all’agnello.
Catrani, come è nata l’idea di questo progetto?
«Da diversi anni porto avanti dei progetti per voce sola, senza accompagnamento strumentale. Durante il lockdown dello scorso anno mi occupavo di  bestiari e mi è venuta questa immagine di estrapolare alcuni animali dalla Divina Commedia e dare loro una voce; l’occasione dei festeggiamenti per il 700esimo anno dalla morte di Dante era ghiotta. Così ho contattato tre musicisti con cui avevo lavorato e, conoscendo le loro personalità, gli ho affidato loro le diverse cantiche (de Rossi Re per l’Inferno, Franceschini per il Purgatorio, Solbiati per il Paradiso), 5 animali a testa per un totale di 15. Il progetto è stato accolto da Radio Rai3, l’ho registrato a Roma». 
Come è stata la collaborazione con Scarpa?
«Avevo bisogno di una voce narrativa che mi accompagnasse ed ho pensato a Tiziano, già da tempo innamorata del suo Stabat Mater e folgorata da “Groppi di amore nella scuraglia” dove vive un suo piccolo bestiario personale. Gli ho chiesto di commentare le terzine dantesche a cui si sono ispirati i compositori. Ne ha creato un lavoro di grande intelligenza. Ogni testo ha una piccola morale da insegnare ed aiuta lo spettatore a entrare nel mondo dantesco e a capire la funzione di quello specifico animale, la simbologia. Tiziano con la sua penna è sempre brillante e riesce a lasciare un punto interrogativo su cui ci induce a riflettere».
Chi altro ha collaborato? 
«Nella versione concertistica,  per dare profondità a questo piccolo bestiario ho chiesto a Gianluigi Toccafondo di realizzare delle video animazioni e lui ha dato corpo a questi  animali. Sono come piccole apparizioni perché la musica sta al centro dello spettacolo, ma queste tre arti (canto, prosa e pittura)  sono in stretto dialogo con il silenzio, con i respiri, con tutta la gamma di colori che è possibile creare». 
Per incontrare Dante e scegliere gli animali che strada ha seguito?
«Ho lasciato libera scelta ai compositori, ma nel fare ricerca ho trovato diversi testi e commentari. In particolare ho trovato due libri meravigliosi,  Il bestiario, dell’aldilà. Gli animali della Commedia di Dante di Giuseppe Ledda, che fra l’altro ho scoperto solo dopo. Con Ledda, durante questi mesi di chiusura, ci siamo confrontati diversi volte per telefono. L’altro libro è Animali e cacce nella Divina Commedia. Dante falconiere ed etologo di Giorgio Zauli. Li ho consigliati ai compositori, naturalmente. Nel frattempo mi sono riletta tutta la Divina Commedia. Una riscoperta fantastica».
Per quanto riguarda la musica ha dato delle linee guida ai compositori?
«Ho lasciato totale libertà, non ho imposto nessuna costrizione. Sono stati  liberi di dare il loro taglio e la loro visione. Sono tre personalità completamente diverse, per ogni cantica hanno dato un’interpretazione, uno stile completamente diverso. de Rossi Re ha fatto una lettura ironica, canzonatoria, leggera. Usa tanti stili diversi, dal jazz all’opera, è pieno di citazioni, colori, suoni, chiede alla mia voce di trasformarsi in ruggito, risata, spavento.  Franceschini è un giovane compositore che vive a Parigi, il suo Purgatorio è molto personale: i suoi 5 animali sono seducenti. Il mio canto ha una linea melodica, mentre nell’Inferno è interrotta da rumori e onomatopee, qui è una sorta di melodia, mantiene la purezza, la chiarezza della voce, chiedendomi  movimenti pirotecnici. Il Paradiso di Solbiati invece incarna questo stato di aldilà, di andare oltre, di essere eletto, il suo canto non ha testo. È vocalizzazione densissima, ma estremamente metafisica». 
Ha già cantato a Ravenna?
«Ho fatto uno dei miei primissimi concerti proprio a San Francesco. Un’altra volta ho cantato al Teatro Alighieri per l’opera di Britten, The rape of Lucretia».
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