Dietro i disegni del gioco «VianDante» c’è Vallicelli

Ravenna | 10 Aprile 2021 Cultura
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Sono 33 le tavole 50x50 cm che l’artista Manuela Vallicelli ha realizzato per il gioco da tavolo «VianDante – segui il cammino del Poeta»,  voluto nella ricorrenza del Settimo centenario della morte del Poeta dal Gruppo La Cassa di Ravenna (che comprende anche Banca di Imola Spa e Banco di Lucca e del Tirreno Spa, assieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna).
Un viaggio ‘illustrato’ per raccontare, in 97 tappe fondamentali la vita e i cammino del Sommo Poeta tra le città e i luoghi in cui si è sviluppata la sua vicenda personale e poetica, da Firenze, città natale, a Ravenna, suo “ultimo rifugio”, attraverso le diverse località del suo esilio, da Bologna a Prato, Pistoia, Forlì, Lucca, gli Appennini, Rimini, Imola, Bagnacavallo, Lido Adriano, Venezia e altre, che sono state anche di ispirazione per le sue opere, in particolare la più celebre, la Divina Commedia.
Vallicelli, pittrice e video-artista ravennate, incentra da tempo il suo lavoro sulla natura sia organica che inorganica. Si concentra solitamente per sezioni, per dettagli, per micro particelle muovendosi in una dimensione atemporale, tra realismo e astrattismo. 
Dopo aver frequentato il liceo artistico di Ravenna, ha continuato il suo percorso presso l’Accademia di Belle Arti, per poi trasferirsi a Milano. Tornata a Ravenna adesso si dedica anche ai video, tanto che sta già pensando alla realizzazione di un’opera su Suor Beatrice, la figlia di Dante.
Vallicelli come è nato il progetto?
«I riferimenti storici e i testi sono stati curati dallo storico Franco Gàbici, mentre mi hanno chiesto di occuparmi della parte artistica lo scorso gennaio. Solitamente io non faccio opere di illustrazione ne’ lavoro su commissione, ma ho accettato con piacere proprio perché il progetto riguardava Dante. Un artista fantastico». 
Come ha deciso di svolgere il suo lavoro?
«Ho avuto la massima libertà nella scelta delle città, con delle indicazioni generiche. Ho scelto io tutte le inquadrature. Per la mia ricerca artistica utilizzo una tecnica che si poteva usare benissimo nel ‘300. Infatti deriva dal mio passato nel mondo del restauro: utilizzo pigmenti naturali in polvere miscelati con un legante».
Quante tavole ha realizzato?
«Sono 33 più la pedina che rappresenta proprio la figura di Dante, il ‘mio’ Dante. In tutto 34. Non li considero quadri, è un modo di procedere diverso». 
Come ha scelto le diverse inquadrature dei differenti luoghi?
«La richiesta era che dovevo riprodurre un luogo che si doveva riconoscere, ma dovevo pensare che alla fine sarebbe stato realizzato in una dimensione molto piccola, quella del gioco. Quindi ho scelto un formato 50x50 cm e poi ho utilizzato la mia sensibilità per stilizzare il più possibile».
C’è uno di questi luoghi che ha raffigurato al quale è particolarmente legata?
«Non mi affeziono molto ai luoghi, ma sicuramente potrei scegliere la pineta perché io lavoro con tutto ciò che riguarda la natura».
Cosa ha rappresentato per lei questo lavoro?
«Ho cominciato a lavorare su ‘VianDante’ lo scorso anno durante il lockdown. Un lavoro lungo e impegnativo, in un momento tragico per l’arte è stata un’opportunità che mi ha alienato dalla realtà.  Ha avuto un valore catartico, è stato un vero e proprio viaggio dantesco. Mi sono dovuta concentrare molto nei dettagli, nei particolari. L’ho vissuto in una maniera diversa. Anche se lavoro molto al computer ho deciso di disegnarlo a matita». 
Prossimo lavoro?
«Per rimanere nella scia di Dante, presto farò un video per Soroptimist sulla figlia di Dante,  Antonia, che sarà proiettato probabilmente a settembre nei chiostri francescani».  (e.nen.).
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