Elena Nencini
Si respira un clima rilassato all'interno del Teatro Alighieri nonostante gli animi dei ragazzi intervenuti siano elettrizzati: fino a domenica 30 maggio infatti il teatro della città bizantina accoglierà 150 giovani, dagli 8 ai 18 anni che «sperimenteranno» se stessi in prove di recitazione, danza, canto strumenti, una vera e propria fucina, «Alla scoperta delle energie creative della Romagna» come dice il nome dell'iniziativa.
Cristina Mazzavillani Muti, presidente di Ravenna Festival, nonché patron a tutti gli effetti della manifestazione ravennate, insieme ai direttori artistici Angelo Nicastro e Franco Masotti, ascolteranno e consiglieranno i 150 giovani che potranno così esprimere il proprio talento e passione, anche se non li aspetta un qualsiasi tipo di premio come nei più popolari talent, ma l'occasionedi esibirsi su un palco vero e di essere consigliati dagli esperti.
Soddisfatta Cristina Muti delle prima audizioni: «è esattamente come l'avevo pensata io, una sorta di racconto, tra timidezze e confidenze di questi ragazzi. Metti questi bambini sul palco per la prima volta e invece di immobilizzarsi spaventati, si vestono delle emozioni che sentono e riescono a trasmetterle a chi li ascolta». Si rivolge a Alice e Mattia , sorella e fratello, 16 e 9 anni, che si sono confrontati, singolarmente, con voce e batteria: «la musica è come se ci fossimo conosciuti da sempre – spiega la Signora del Festival, e rivolgendosi ad Alice «devi usare anche il solfeggio perché così impari non soltanto ad eseguire quello che ascolti, ma fai quello che senti. Per Mattia invece l'invito è a lasciarsi andare alla batteria».
Continua la Muti: «la prima ragazza, Maria Ancherani, quando le ho chiesto di ababndonare le regole dell'Accademia e le ho fatto interpretare il lamento dei fratelli Mancuso ha dato il meglio di se stessa. A soli 16 anni ha tirato la mater dolorosa che è dentro le donne».
Eva, Caterina, , David e Marianna frequentano le medie a Ravenna, si fanno chiamare gruppo Dcem, sono alle loro prime esperienze, anche se hanno calcato, con grande successo il palco della parrocchia e si ritrovano a casa di Caterina per suonare. Per Muti «la voce di Eva è interessante, ma vorrei che il percussionista fosse scatenato, la pianista più distesa e Marianna ci desse dentro come una pazza». Riprovano una seconda volta con più ritmo e quando scendono dal palco sono entusiaste «lei è proprio brava e ci siamo divertite molto» commentano.
L’iniziativa è stata intitolata a Giuliano Bernardi, baritono ravennate: nell’anno in cui ne ricorre il quarantesimo anniversario dalla prematura scomparsa agli inizi di una carriera già luminosa, questa scelta sottolinea la vocazione della chiamata a scoprire il potenziale artistico della città. “L’avevo in parte già fatto con le mie Trilogie - ricorda Cristina Muti - Nel 2017 vorrei andare alla scoperta dei sogni di questi ragazzi, che un giorno saranno il nostro pubblico, con tutta la semplicità - ma anche la grande attenzione - di una chiamata che rappresenta la possibilità per loro di presentarsi e per noi di ascoltarli. A volte è proprio lo sguardo dei più giovani che ci rivela prospettive sorprendenti, perché nel loro mettersi in gioco – senza preconcetti, senza falsi pudori – anche le nostre convinzioni e la nostra percezione si trasformano e si rinnovano».