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Stefano Pece
Adam Smith ha meritato sul campo il soprannome di pistolero grazie ai colpi che riesce a mandare a bersaglio ogni domenica, che ne hanno fatto il migliore realizzatore del girone Est con una media di 23.8 punti a partita. Smith ha superato i 30 punti in 5 occasioni, con un record stagionale di 46 punti segnati nella partita con Cagliari, e contro Jesi ha sfiorato la tripla doppia mandando a referto 32 punti, 9 rimbalzi e 7 assist e ha vinto chiaramente il confronto diretto con Rice, cannoniere dell’OraSì edizione 2017-18. «Non sono interessato a queste cose, non mi metto in competizione con gli altri giocatori - afferma Smith -. Faccio soltanto ciò che serve alla mia squadra per vincere. Vincere a Jesi, tornando a fare punti fuori casa, è stato importante, ma non ci mette al sicuro. Siamo sempre sul filo e da qui alla fine abbiamo quattro finali da giocare».
Sul gioco di Smith ha influito l’innesto di Tommaso Marino. Il feeling tra i due è buono, Marino è un giocatore molto comunicativo sul campo e sa dettare il passaggio e gestire il ritmo dell’azione. Inoltre, da quando c’è lui in regia, Smith è sgravato da compiti di playmaking e può concentrarsi più liberamente su quello che sa fare meglio, segnare punti: «Tommy è un ottimo giocatore di pick’n roll e questo ci apre moltissime soluzioni poiché abbiamo molti giocatori abili in questo gioco, come Hairston, Gandini, Masciadri. Per come è strutturata la squadra, Marino è sicuramente più adatto di Laganà al nostro tipo di gioco». Adam Smith però non è soltanto un ottimo giocatore di basket, ma è anche un ragazzo di 27 anni innamorato dell’Italia. Nonostante abbia giocato in passato anche in Turchia e Francia, è con il nostro Paese che ha sviluppato il feeling maggiore: «L’Italia è il Paese in cui mi sono trovato meglio. In ogni città in cui ho giocato si è creato un bellissimo rapporto con i tifosi. Chiaramente io devo lavorare in palestra, ma mi piace anche conoscere la città in cui sto giocando e in Italia sono sempre stato accolto benissimo».
Smith prosegue: «Di questo Paese mi piace la cultura, l’ambiente e la cucina che considero la migliore del mondo. Vivere qui mi offre la possibilità di visitare città meravigliose e condividere queste esperienze coi miei genitori che sono in America. Solo questa settimana per esempio ho visto Firenze e Bologna». La figlia Addison è nata proprio quando Smith giocava a Roseto e in quella città l’americano ha lasciato molti bei ricordi e l’amico Sherrod, affrontato proprio due settimane fa. Con Sherrod e Roseto il legame è profondo, tanto che Smith ha voluto omaggiare il lido delle rose con un pezzo rap composto in coppia con l’amico. «Sherrod è un grande conoscitore di musica. Quando giocavamo insieme ascoltavamo sempre tanta musica ed è venuta fuori questa idea». Tornando al basket, domenica l’OraSì è di scena a Verona: «È una grande squadra che tira bene da 3 punti - conclude Smith -. Dobbiamo provare a limitare questa possibilità sapendo che ha tante altre armi a sua disposizione. Tuttavia abbiamo fatto un grande lavoro nelle ultime settimane e sono convinto che ce la giocheremo».
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