AMARCORD ZACCAGNINI | Masetti (istituto storico): "Era il volto pulito della Dc, ma anche giovane pediatra impegnato"

Ravenna | 02 Novembre 2019 Cronaca
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Si intitola «Lavorare d’impegno» ed è il libro curato dall’istituto storico della Resistenza pensato per celebrare i trent’anni della scomparsa di Zaccagnini. A raccontarlo è il presidente Giuseppe Masetti.
Masetti, l’istituto storico ha appena pubblicato un volume su Zaccagnini che approfondisce il legame con Ravenna: com’era questo rapporto? Cosa ha regalato questo grande statista alla sua città di adozione?
«Zaccagnini faceva parte di quella generazione profondamente maturata negli anni della guerra, da cui traeva ottimismo e voglia di rinnovamento, senza nostalgie per il vecchio partito popolare, ma con una grande tensione alle potenzialità di questo paese, ad una ricostruzione complessiva della politica e della società. Nel 1946, due mesi prima di essere eletto all’assemblea costituente, era entrato anche in consiglio comunale a Ravenna, ma ben presto rassegnò spontaneamente le dimissioni quando si accorse di non poterne più seguire i lavori. Nella capitale, dove frequentava i vertici della politica nazionale, cercava sempre di intercettare le opportunità che potevano portare benefici alla sua città, e in questo senso furono decisive la sua vicinanza ed amicizia con Enrico Mattei, al quale spianò la strada per indurlo a portare qui il “Gigante di Ravenna”, cioè il polo petrolchimico dell’Anic, che insieme allo sviluppo del porto industriale, avrebbe trasformato una provincia di agricoltori in un vivace distretto di industrie chimiche. In seguito avvenne così anche quando in Parlamento si occupò dei miglioramenti alle condizioni pensionistiche degli agricoltori e delle infrastrutture stradali che potevano meglio collegare Ravenna alle grandi vie di comunicazione».
Cosa aggiunge questo volume in merito alla conoscenza del politico ?
«Esistevano prima numerose pubblicazioni sulla figura del dirigente cattolico e del profilo nazionale di Zaccagnini. Si pensava a lui sempre come ad un uomo di Roma e invece un’attenta rilettura della sua biografia ci dice quanto la sua azione politica contenga sempre i caratteri tipici dell’ambiente di provenienza, della sua esperienza solidale nel periodo bellico, della sua capacità di dialogare con altre forze politiche oltre l’appartenenza cattolica. Non a caso il primo dei tre saggi che compongono il volume, scritto da Tito Menzani, Matteo Pezzani e Salvatore Tagliaverga, si intitola “Le radici e le ali”. Infine abbiamo avuto a disposizione anche molte immagini del suo vissuto più personale, che lo mostrano sempre vicino alla sua famiglia e alla comunità ravennate, come un vero e proprio album privato».
Qual è stata la grandezza di quest’uomo ? Cos’è che lo caratterizzava?
«Tutti in Italia lo ricordano come l’onesto Zac, il volto pulito della DC. Ma scorrendo le pagine di questo libro si apprende che prima di essere il politico di fama nazionale, era stato un giovane medico che aveva fatto volontariato all’Ospizio di Santa Teresa, che aveva procurato armi alla Resistenza, e che nel dopoguerra, insieme a Mazzavillani, andava di domenica a fare i burattini nei paesini del Polesine per attirare i bambini, visitarli e vaccinarli. Credo che queste annotazioni diano conto di un lato umano sul quale più tardi, il dolore per la vicenda di Aldo Moro, avrà effetti profondi e devastanti».
A quale ricordo associa la figura di Zaccagnini ?
«Nel mio immaginario, come in quello di molti ravennati, credo che resti sempre l’immagine di Zaccagnini e di Bulow che insieme salgono su un palco e parlano delle loro esperienze, fin dai tempi dell’oratorio di S. Maria in Porto; di due vite parallele, in cui la guerra, o le contese politiche del dopoguerra, non hanno mai intaccato la loro sincera amicizia».
A trent’anni dalla morte qual è l’eredità che ci ha lasciato ?
«Un’etica antica e positiva della politica, fatta di impegno, di visioni profonde, di disinteresse e di passione per il bene comune, specie verso i più deboli. Sono valori sempre più rari, che dovremmo richiedere a tutti quanti si apprestano a fare politica».
Zaccagnini uomo della Resistenza: cosa significa resistere, oggi ?
«Mantenere fede agli ideali di libertà della Resistenza e dell’antifascismo è oggi un modo ancora necessario di concepire  relazioni fra gli uomini, di vivere una cittadinanza solidale e rispettosa dei principi costituzionali, di credere che servono sempre i sacrifici personali per il bene di tutti». (fe.fe.)
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