Al Pancotto di Gambellara Fanny & Alexander raccontano Herzog e 25 anni di carriera insieme

Saranno Fanny & Alexander a chiudere, sabato 20 maggio, la rassegna «Cinema a Km zero», ideata dal critico teatrale Marco Müller, una serata per parlare dei 25 anni di carriera teatrale e di «Grizzly Man» di Werner Herzog, pellicola scelta come simbolo del legame fra territorio e poetica artistica della compagnia stessa. Alle 21 inizierà la proiezione, preceduta alle 19.30 da un buffet a cura dello chef Pierpaolo Spadoni. Seguirà un dialogo con Luigi De Angelis e Chiara Lagani.
Luigi De Angelis, metà dei Fanny & Alexander, racconta di come è nata la compagnia teatrale insieme a Chiara Lagani. «In realtà non abbiamo deciso nulla, non abbiamo fatto una scelta vera e propria di fare teatro, di mettere su una compagnia, ma semplicemente ci siamo trovati in una condizione giocosa. Eravamo al liceo e stavo facendo una rilettura delle ‘Troiane’ con delle ragazze, avevo 16 anni e Chiara la vedevo sempre alle prove. Finché un giorno mi ha detto che aveva scritto un testo e se lo potevo leggere. Nelle successive due ore, ho saltato le lezioni e le ho detto ‘perché non lo facciamo?’ Da li abbiamo cominciato a lavorare insieme. Ed abbiamo scoperto che non potevamo stare senza questa dimensione. Il nome è nato dal film omonimo di Bergman, dove per i protagonisti, fratello e sorella, il teatro è come una sorta di protezione, qualcosa di taumaturgico di fronte alle atrocità del mondo. Poi sono entrate altre persone come Marco Cavalcoli e Marco Molduzzi in compagnia».
Come vi siete formati?
«Dobbiamo molto al Teatro delle albe, siamo cresciuti in un universo molto fertile, quello ravennate. A 14 anni Ermanna (Montanari ndr) era la mia ispiratrice prima per il teatro, mentre Chiara vedeva gli spettacoli che venivano organizzati al teatro Rasi e che ci hanno fatto sperare in qualcosa di altro, rispetto agli spettacoli commerciali, ci facevano sognare nuovi mondi. É stato una sorta di percorso segnato».
Quanto conta il cinema per te e Chiara?
«Ci siamo sempre nutriti in maniera orizzontale di tantissime cose, abbiamo avuto la fortuna di avere genitori che ci hanno portato a teatro, all’opera; oltretutto la mamma di Chiara è un’appassionata cinefila, a casa loro mi ricordo di aver visto centinaia di videocassette. Questa è stata la nostra formazoine. Se uno guarda il nostro teatro si accorge che non nasce da un testo teatrale, ma da film, romanzi e tanto altro. C’è un film, come il mago di Oz, oppure il romanzo Ada di Nabokov. Abbiamo sempre cercato di mettere tutto sullo stesso piano, il cinema di Herzog è sicuramente stato un incontro importante».
Perchè la scelta è caduta proprio su Herzog?
«É un artista molto radicale, si è fatto da se, ha creato una propria casa di produzione. Ha lavorato con le major, ma è anche un artista indipendente, con film radicali. Ha uno sguardo sulla realtà che cerca di mantenere sempre l’innocenza. C’è un’innocenza quasi infantile nelle sue opere, mi colpiscono gli sguardi trasparenti dei suoi personaggi. E’ come se sconfinasse e travalicasse i propri confini fino a perderli. Non c’è cosa piu innocente e spietata della natura. E’ un film molto eloquente perchè ricalca il rapporto di ogni artista con la propria arte e con quanto si dedica a una propria opera, quanto lo si fa senza compromessi, quanto si è divorati dall’opera. Ci piace presentare al Pancotto perchè lo amiamo molto: per il rapporto che ha con la cucina e la comunità che frequenta questo luogo. Ci sembrava bello presentare questo film per onorare questo luogo».
Progetti per il futuro?
«Stiamo lavorando a tante cose, tra cui “L’amica geniale“ di Elena Ferrante con Chiara Lagani e Fiorenza Menni. La prima sarà in giugno a Torino al teatro Astra e poi a Milano, al festival “Da vicino nessuno è normale”». (e.nen).