Doppia intervista per il duo Massimo Lopez e Tullio Solenghi al Masini: «Ci chiamiamo i fratellini»

Faenza | 18 Febbraio 2020 Cultura
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Elena Nencini
Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in uno show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale.
Si chiama Massimo Lopez e Tullio Solenghi show lo spettacolo interpretato dai due artisti orfani del trio e di Anna Marchesini che sarà al Masini da martedì 18 a giovedì 20 febbraio (ore 21; mercoledì 19 alle ore 18 al ridotto i due artisti incontreranno il pubblico). Voci, imitazioni, sketch, performance musicali, improvvisazioni e interazioni saranno naturalmente al centro del lavoro dei due artisti che si confrontano con noi in una serie di divertenti risposte.
Un’amicizia di ferro visto che è nata  al Teatro Stabile di Genova a 17 anni.
Solenghi: «In realtàsi tratta di un  po’ di più, poi emigrai a MIlano e fu Massimo a sostituirmi per Il fu Mattia Pascal. Una sorta di passaggio di consegne. Massimo oltre a essere un collega è un amico, ci chiamiamo fratellini. L’aver condiviso la scena non è solo un fatto artistico, abitiamo nello stesso condominio, quando non eravamo insieme sul palco eravamo iniseme alle riunioni di condominio dove succedono cose anche più divertenti che sul palco».
Lopez: «Tullio, aveva lavorato con mio fratello Giorgio al Teatro stabile, e una sera me lo presentò a casa. È stata una cosa simpatica quindi sostituirlo anche perchè fu Tullio a spiegarmi la parte che dovevo interpretare. E’ nata prima l’amicizia, poi fu proprio Tullio ha chiamarci  a me e Anna in trasmissione alla radio e lì è nato il trio. Una grande empatia era il nostro marchio di fabbrica».
Avete cominciato il vostro successo con il trio nel 1982 con uno stile contraddistinto da una comicità surreale e dai ritmi veloci con trovate spiazzanti e finali a sorpresa. Oggi è cambiata la comicità più in generale?
Solenghi: «A riprova che sia cambiata diciamo sempre che una volta lo sketch di Walter Chiari in tv durava 15 minuti, poi c’era il Trio ed erano 8 minuti, adesso a Zelig in 8 minuti passano tre comici. Questo la dice lunga: sicuramente la rete ha influito e la comicità è diventata più veloce, epidermica, mordi e fuggi».
Lopez: «Non c’è più una definizione di comicità, si è tutti attori, comici, vip, se una persona fa uno sputo sulla rete ottieni un tot di visualizzazioni e allora uno dice “Io sono un comico perché ho ottenuto 8 miliardi di visualizzazioni”».
Come nascono i vostri sketch, i personaggi da prendere di mira?
Solenghi: «Il metodo di lavoro che, veniva spontaneo, si componeva di tre fasi: il libero cazzeggio, che prende episodi della vita di tutti i giorni. Poi ci si riunisce e si passa al vaglio degli altri due, il terzo setaccio ‘a’ da passa la nuttata’ le idee vengono tradotte su carta, e allora sono lacrime e sangue. A codificare per iscritto spesso l’idea non funziona».
Lopez: «Usavamo spesso dire tra di noi, dopo i tre setacci: ‘Il palloncino è ancora gonfio?’, e facevamo il verso del palloncino, se il verso è una sorta di pernacchia il pezzo è da buttare via. Per dire che per preparare un nostro sketch impiegavamo parecchi giorni per 8 minuti di spettacolo. Avevamo un senso critico verso noi stessi altissimo, eravamo maniacali. Anche adesso il pezzo me lo coccolo come una creatura, ma alle volte ti dicono qualche minuto prima di andare in onda: “Buttalo là, fai come ti viene”.».
C’è anche un omaggio alla Marchesini. Cosa vi manca di più di Anna come amica e collega?
Solenghi: «Ci manca ovviamente la sua presenza fisica, tutte e due avevamo un rapporto quotidiano o quasi con lei. Però abbiamo sempre la sensazione di avere con noi una parte di lei, è una mancanza schizofrenica, una mancanza che è una presenza».
Lopez: «Abbiamo un senso critico molto forte, siamo molto severi con noi stessi, molto pignoli come era lei ed effettivamente sentiamo la sua presenza anche in questo».
Dopo 15 anni come è tornare insieme sul palco?
Solenghi: «Come se avessimo smesso il giorno prima, anche nella vita di tutti i giorni abbiamo continuato a frequentarci. Abbiamo riattaccato la spina in maniera automatica».
Lopez: «Quando ho avuto un problema di salute in scena - fui ricoverato per un problema cardiaco, e lì c’è stata anche una maggiore vicinanza. Ero spesso a casa sua a pranzo, anche quando Tullio non c’era e allora mi disse: “Stai sempre qui non te ne approfittare troppo”».
A concludere l’intervista alla domanda qual è il peggior difetto e più grande pregio dell’altro, rispondono giocando, con le parole.
Solenghi: «Massimo aveva un pregio che è anche un difetto: è sempre presente agli eventi, con la testa sulle nuvole, sempre in ritardo».ritardatario
Lopez: «Tullio aveva un pregio che è diventato un difetto: è sempre troppo puntuale e troppo presente. Adesso è diventato l’imitazione di me di allora».
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