Romagna 2023: le ferite del clima e più disuguaglianze; nel 2024 tanti cantieri Pnrr, elezioni e anche il Tour

Emilia Romagna | 30 Dicembre 2023 Cronaca
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Manuel Poletti - Le ferite del clima nel 2023 e la fase della ricostruzione nel 2024, la progettazione delle opere del Pnrr nel 2023 e i cantieri che dovranno partire nel nuovo anno, per poi chiudersi entro il 2026, le istituzioni locali soprattutto messe a dura prova fra Pandemia e tragedie climatiche e le elezioni nel prossimo giugno che diranno a chi ha governato in questi se ha fatto bene o male. La società romagnola, dove il tasso di povertà aumenta, le Caritas e non solo saranno testimoni fedeli dell’andamento. E poi le imprese che vivono da anni in altalena e che con le famiglie attendono anche il ribasso dei tassi d’interesse sui mutui, anche così i consumi torneranno a crescere realmente (tenuto conto dei due anni appena passati ad inflazione elevata). Le disuguaglianze che continuano a crescere anche in Romagna, mitigate solo dall’elevato tessuto cooperativo presente e dal volume di servizi e solidarietà che ci sono su questi territori. Turismo, eventi sportivi internazionali, cultura dovranno invece far correre questo territorio, che insieme all’export rappresentano i fattori trainanti principali.


LE FERITE DEL 2023
Il cambiamento climatico ha firmato questo 2023 doloroso per la Romagna. Il 16, 17, 18 maggio 2023 rimarranno scritti nei libri di storia per l’alluvione che ha visto 23 fiumi esondare, 16 vittime, 40mila sfollati, migliaia di frane, centinaia di strade disastrate, soprattutto in collina e oltre 8,5 miliardi di euro di danni stimati. Ma anche migliaia di volontari, moltissimi under 40, ribattezzati «gli angeli del fango» o «i bùrdel de paciug» che hanno lavorato sodo e riempito strade e piazze in quelle settimane «post belliche» come molti giovani sindaci in trincea per mesi. Una ferita profonda e ancora viva dopo oltre 6 mesi dalla tragedia: famiglie e imprese hanno appena potuto inviare le domande per i ristori, che arriveranno a 2024 abbondantemente cominciato. Il tema dei ritardi è stato subito centrale in questa dolorosa vicenda, che ha toccato direttamente o indirettamente tutta la Romagna e coinvolto per le numerose strade della solidarietà buona parte del Paese. In prima fila, sempre, Regione, sindaci, associazioni economiche territoriali. La carezze e gli stimoli del presidente della Repubblica Mattarella non si sono fatte attendere, dalla visita di fine maggio in poi. La passerella nei giorni del dolore del governo con la premier Meloni e il ministro Musumeci. Anche l’Unione europea con la presidente Von Der Leyen arrivò. Visitando Cesena e zone limitrofe.  Poi i riflettori nazionali si sono accesi più di rado, lasciando nell’ombra la sofferenza di molte famiglie e le difficoltà di molte imprese, quelle agricole in particolar modo. La cooperazione ha pagato un prezzo non banale, offrendo però l’esempio alla comunità ravennate di come ci si possa sacrificare per il bene collettivo (le Cab fecero allagare i propri campi per salvare la zona più urbana di Ravenna). Ora è il tempo della ricostruzione, che dovrà essere lungimirante per gli anni in divenire e dell’attesa per i rimborsi e i ristori che saranno «al 100%», speriamo, come promise la presidente del consiglio in camicia verde il 21 maggio in terra romagnola. Tutto l’anno è ruotato attorno al clima: si arrivava dal pericolo siccità di fine 2022 e inizio 2023, da un’annata ancora una volta «calda», dalla crisi del boom dei costi energetici. Poi «l’antipasto» del primo fine settimana di maggio, con piogge estreme e primi allagamenti fra Faenza e Bassa Romagna. In luglio non è mancato un tornado, sempre nel ravennate (Milano Marittima, Savarna, Voltana). E poi il terremoto di fine settembre, che ha segnato alcuni piccoli comuni del forlivese, come Tredozio e Modigliana. Un’autunno contraddistinto dalle elevate temperature, come tutto il 2023, tanto da farlo balzare in testa a tutte le classifiche dal dopoguerra ad oggi.

LE SFIDE DEL 2024
Nel 2024 la memoria porterà a 80 anni fa con il compleanno tondo della Liberazione di molte città romagnole dal nazifascismo. In primis poi la ricostruzione post alluvione per la Romagna sarà un tema centrale, come anche l’arrivo dei ristori a famiglie ed imprese, in grave ritardo da Roma. Sarà anche l’anno dei numerosi cantieri Pnrr, la messa a terra in Romagna di centinaia di milioni di euro, perché moltissime opere dovranno essere realizzate entro e non oltre il 2026, pena il ritiro da parte dell’Unione europea dei fondi assegnati. Non sarà una passeggiata, perché un volume così di lavori concentrati in poco tempo metteranno il mercato delle imprese sotto stress ed il rischio di «infiltrazioni» malavitose ci sarà. A giugno le elezioni Comunali ed Europee, un banco di prova locale per il centrosinistra che governa ancora tante città ed un termometro per il centrodestra che ambisce a vincere in tante realtà, grandi e piccole, mai governate. Si voterà anche negli Usa in autunno, il risultato avrà ripercussioni anche in Europa, soprattutto se vincerà Trump.
Per l’economia le imprese (e anche famiglie) sperano che l’inflazioni rimanga bassa e che sopratutto la Bce abbassi i tassi d’interesse.  L’export rimarrà centrale per le grandi aziende, settori come la ceramica dovranno rimbalzare dopo un 2023 duro. Il turismo in ripresa post pandemia e anche post alluvione, dovrà correre di nuovo senza ostacoli, per trainare molti altri settori che in Romagna si aggrappano a questi trend. Gli eventi sportivi internazionali da tutto esaurito aumenteranno, su pista o in spiaggia, con la grande attesa del Tour de France in Romagna. La cultura con grandi mostre (Salgado a Ravenna) e una miriade di eventi, il teatro e la musica tra palchi al chiuso o all’aperto.
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