Regionali E-R: De Pascale in pole, Ugolini tenta il colpo, le nostre interviste su sanità, alluvioni, ambiente, lavoro, sicurezza, antifascismo
Manuel Poletti - «Bisogna andare a votare il 17 e 18 novembre perché è un diritto ed un dovere farlo. Scegliere chi amministra una regione è un fattore importante nella vita di un cittadino, che magari non percepisce fino in fondo i poteri decisionali di un ente che è giovane e che si trova a metà strada fra i Comuni e lo Stato. Negli Usa avrei votato Harris, in Europa spero in un cambio di passo di Von der Leyen, in Italia mi batterò se sarò eletto presidente per tornare a rafforzare il sistema sanitario pubblico, che sta peggiorando in tutto il Paese e per essere Commissario alla ricostruzione post alluvioni 2023 e anche 2024, perché contro il dissesto idrogeologico dobbiamo fare presto e bene. Troppi morti sul lavoro? Servono più controlli e protocolli di sicurezza. Se sarò eletto fatti concreti su viabilità, ferrovie e sistema degli aeroporti».
Michele de Pascale, 39 anni, cervese, sindaco di Ravenna e presidente nazionale dell’Upi, da fine luglio non si ferma un giorno in questa campagna elettorale che lo vede favorito per la presidenza dell’Emilia-Romagna alla guida di un’ampia coalizione, per il dopo Bonaccini. Non c’è dubbio che rispetto a 5 anni fa manchi «l’effetto sardine», che riempirono piazze e urne (l’affluenza fu del 68%) e trascinarono al bis il presidente uscente del centrosinistra. Dieci anni fa invece la pagina più triste, con l’affluenza al 37%, dopo le dimissioni del ravennate Vasco Errani e lo scandalo sui presunti rimborsi ai consiglieri regionali (finito in poco a nulla).
De Pascale se fosse stato americano chi avrebbe votato fra Donald Trump e Kamala Harris? Perché?
«Avrei votato per Kamala Harris perché è fondamentale avere la speranza e la prospettiva di un’America progressista e libera. Anche per l’Europa avere rapporti positivi con gli Stati Uniti è decisivo, tenuto conto del quadro internazionale in cui ci troviamo».
Da poche settimane è in campo la nuova Commissione europea guidata ancora da Ursula Von der Leyen. Molti a sinistra, anche nel Pd italiano avevano sperato in un cambiamento, che alla fine non c’è stato. Per la Regione Emilia-Romagna che obiettivi ha in ambito europeo?
«Non sono fra quelli che vive con più entusiasmo il bis della presidente Von der Leyen. Oggi dal livello regionale siamo preoccupati perché rispetto al passato, dove le scelte venivano condivise fra Unione europea e i territori, col ministro Ministro Fitto stiamo vedendo un grande accentramento, che così non può funzionare. Ci sono troppi investimenti centralizzati, così non va bene. Se questo schema si replica su scala europea ci saranno problemi anche per la nostra Regione».
Elezioni Regionali, siamo ormai a ridosso del 17 e 18 novembre, è preoccupato dalla possibile elevata astensione? Che messaggio vuole mandare agli elettori a pochi giorni dalle urne?
«La preoccupazione per una eventuale bassa affluenza è molto alta, perché gli eventi alluvionali degli ultimi mesi hanno aggiunto rabbia in un contesto sociale già difficile, dopo la Pandemia e soprattutto l’alluvione 2023. Personalmente sto facendo di tutto per attirare attenzione e invogliare ad andare a votare, io parlo con il cuore alla mia comunità e per quanto mi riguarda c’è un’assunzione di responsabilità rispetto a quello che è successo anche sulle alluvioni, in un tempo dove tutti hanno scaricato su altri le responsabilità».
Alluvioni e dissesto idrogeologico, il Governo rispetto ai drammi dell’Emilia-Romagna del 2023 e 2024 è parso assente. Sul fronte delle risorse invece, ci sono pesanti ritardi rispetto ai rimborsi e anche ai Piani speciali. Se eletto, cosa chiederà all’esecutivo nazionale?
«E’ assolutamente necessario che dal 19 novembre chi vince incontri la presidenza del consiglio e che si faccia un patto istituzionale repubblicano per gli emiliano-romagnoli sul futuro di questa terra. Serve un cambio radicale di attegiamento. I ritardi non sono più commentabili. Anche chi era partito con le migliori intenzioni di confronto si è trovato in una situazione davvero difficile. Mancano risorse e anche poteri al commissario per la ricostruzione per poter agire in tempi rapidi, vanno cambiate molte cose e bisogna fare presto, non posso esserci più perdite di tempo».
Difesa della sanità pubblica, da almeno un decennio le risorse nazionali sono in calo. Lei punta ad avere un budget nazionale più adeguato e aumentare i servizi e le campagne legate alla prevenzione. Perché? Ci saranno fusioni fra alcune Ausl?
«Siamo per una sanità pubblica che funzioni al meglio, detto che l’Emilia-Romagna è fra le regioni più virtuose d’Italia, tant’è che molti cittadini del sud vengono a curarsi nei nostri ospedali. Questo però non ci può fare dimenticare la battaglia per un aumento delle risorse a livello nazionale, la destra in Emilia-Romagna dice che le cose vanno bene così, ma non è proprio vero. Poi noi abbiamo avanzato 10 proposte dopo un percorso molto partecipato di ascolto in tante città. Sono entrate tante idee nuove nel nostro programma, vogliamo un sistema regionale più forte e con più spirito di squadra. Non partiremo da fusioni o accorpamenti fra Ausl, ma servono certamente più collaborazioni e interazioni fra servizi territoriali vicini. Il nostro sistema sanitario è uno dei migliori in Italia, ma in un quadro generale in cui tutti stanno peggiorando, dobbiasmo invertire questo trend».
Il tema della casa e degli affitti per studenti, ma non solo, è centrale: poche disponibilità a prezzi spesso folli. Come si inverte questo trend? Ristrutturando molto senza ulteriore consumo di suolo?
«L’Emilia-Romagna oggi è l’unica regione ad avere una legge che prevede di non aggiungere consumo di suolo a livello urbanistico, forse non è stata fatta conoscere abbastanza questa normativa, è già d’avanguardia. Sul tema casa c’è un grande problema legato al mercato degli affitti soprattutto, che cercheremo di affrontare in maniera organica, cercando di fare aumentare l’offerta per far abbassare i prezzi, in molti casi oggi una criticità per tantissimi studenti e giovani famiglie».
Sicurezza sul lavoro, il dramma allo stabilimento Toyota di Bologna è solo l’ultima tragedia in un quadro dove infortuni e morti sono in aumento in E-R secondo i dati Inail. Da presidente della Regione cosa farà per contrastare questa strage?
«Le leggi ci sono, ma la legalità dovrebbe essere “solo” il pavimento, mentre i controlli sono insufficienti. Purtroppo in Italia le leggi sulla sicurezza del lavoro sono state scritte solo dopo alcune tragedie come quella della Mecnavi a Ravenna o della Tyssen a Torino, ma è una legislazione costruita sulle emergenze ed in generale insufficiente. Dobbiamo andare oltre la legge, con molti più controlli e protocolli di sicurezza».
Infrastrutture regionali: strade, ferrovie e aeroporti, concretamente quali sono gli obiettivi per i prossimi 5 anni in Emilia-Romagna?
«Alcune opere sulla rete stradale sono urgenti da realizzare per risolvere nodi di carico di traffico che altrimenti saranno difficilmente gestibili, ad esempio sulla statale 16 e sulla Ravegnana per quanto riguarda la Romagna. Anche per questo dobbiamo puntare con ancora maggiore decisione allo sviluppo e alla crescita del potenziamento della rete ferrovia e al trasporto merci su rotaia. Per quanto riguarda gli aeroporti dobbiamo rafforzare il sistema regionale costituito dai 4 scali di Bologna, Parma, Forlì e Rimini. Devono crescere insieme per avere uno sviluppo equilibrato del territorio e cercare di sfruttare tutte le opportunità insieme. Come sul porto di Ravenna abbiamo ottenuto con tanto impegno fatti concreti, anche su questi punti mi metterò in prima persona per arrivare in tempi brevi a fatti concreti».
In questi mesi si sta festeggiando l’80esimo della Liberazione, il presidente Mattarella da Bologna ha sottolineato ancora una volta che la nostra Costituzione è «antifascista». Che senso ha celebrare ancora il 25 aprile e la Liberazione?
«Ci sono due motivi molto importanti per cui è doveroso farlo: un Paese senza memoria è un Paese che non ha futuro. Uomini e donne hanno dato la vita per la libertà e alcuni diritti di cui godiamo oggi. Hanno messo in campo i valori per il futuro della società, hanno dato le fondamenta della nostra Costituzione. Essere antifascista, rigettare il nazi-fascismo significa guardare verso una società aperta, che sia in grado di dialogare e rispettare le diversità presenti, una grande sfida attuale per tutti, giovani e non».
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Manuel Poletti - «Andare a votare è fondamentale perché solo la politica può migliorare la nostra vita. Servono più risorse dall’Europa per l’agricoltura colpita dalle alluvioni. Il Governo non è stato assente, è la Regione che non ha rispettato le sue competenze. La sanità pubblica regionale è da innovare, servono più soldi, ma anche una migliore organizzazione. Ferrovie, allarghiamo l’Alta velocità sulla Bologna-Rimini. Il 25 aprile? Lo festeggio, certamente».
Le priorità in sintesi di Elena Ugolini, 65 anni, nata a Rimini, ma bolognese di fatto, è la candidata alla presidenza del centrodestra, che cercherà un colpo storico, tenuto conto che dal 1970 il centrosinistra governa la regione Emilia-Romagna. Insegnante e funzionaria, è stata sottosegretaria all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca dal 2011 al 2013 nel governo Monti.
Ugolini, se fosse stata americana chi avrebbe votato fra Donald Trump e Kamala Harris? Perché?
«Son ben contenta di non essermi trovata davanti a una scelta simile dati i due candidati».
Da poche settimane è in campo la nuova Commissione europea guidata ancora da Ursula Von der Leyen. Per la Regione Emilia-Romagna che obiettivi ha in ambito europeo?
«L’Emilia-Romagna in Europa è rappresentata da europarlamentari che sono chiamati a fare gli interessi della nostra Regione. Nonostante ci siano giustamente diverse visioni su alcuni temi, ciascun rappresentante dell’Italia in Europa ha il compito di tutelare le nostre produzioni, le nostre eccellenze e le nostre tradizioni. Negli ultimi anni l’Unione Europea ha messo in seria difficoltà alcuni settori economici, come l’agricoltura. Non solo l’Ue ha adottato politiche ambientali che non tengono in conto che l’uomo è al centro dell’ambiente, ma si è aggiunta una legislazione regionale che, nell’applicazione di tali norme, ha ristretto sempre di più i margini di discrezionalità, aggiungendo ulteriori difficoltà. Per il resto, l’Emilia-Romagna dovrà essere sempre al centro dell’Europa e sarà sempre di più una fonte di opportunità, innovazione e crescita».
Regionali, verso il voto del 17 e 18 novembre, è preoccupata dalla possibile elevata astensione? Che messaggio vuole mandare agli elettori a pochi giorni dalle urne?
«Che dobbiamo tutti andare a votare perché solo la politica, quella che ascolta i cittadini, può migliorare le nostre vita».
Alluvioni e dissesto idrogeologico, il Governo rispetto ai drammi dell’Emilia-Romagna del 2023 e 2024 è apparso assente. Sul fronte delle risorse invece, ci sono pesanti ritardi rispetto ai rimborsi e anche ai Piani speciali. Se eletta, cosa chiederebbe all’esecutivo nazionale?
«Non condivido che il governo sia stato assente. Ma vede, c’è una Regione che non ha rispettato le sue competenze (tra cui la manutenzione e la pulizia ordinaria dei fiumi, degli argini e dei torrenti), una Regione che distoglie l’attenzione dei cittadini parlando di piani speciali sapendo che non risolvono i problemi attuali perché prevedono opere per la cui realizzazione ci vogliono anni. Cosa dire poi del fatto che, secondo la Corte dei Conti, dei 2,7 miliardi messi a disposizione per gli interventi di urgenza la Regione ha speso il 10%? Bisogna ammettere le proprie colpe prima di accusare il governo nazionale».
Sanità pubblica, da almeno un decennio le risorse nazionali sono in calo. Lei punterà ad avere più budget nazionale oppure è necessario un sistema misto pubblico-privato anche in Emilia-Romagna, come avviene già in Lombardia e in parte anche in Veneto?
«Dobbiamo innovare il servizio sanitario pubblico regionale perché organizzato a partire da una società che non è più quella attuale. Oggi abbiamo più malati cronici, più anziani, più persone sole, più problemi psicologici-psichici e a tutto ciò l’attuale sanità non riesce a rispondere. Dobbiamo adottare per questo il metodo della “presa in carico” che significa mettere a sistema tutti i diversi enti sanitari, sotto la regia pubblica, perché il paziente sia guidato e non lasciato solo tra telefonate inconcludenti e servizi inefficienti. C’è un ultimo aspetto: sarò la prima a chiedere più soldi, ma più soldi non portano sempre a un miglioramento, anzi. Se l’organizzazione rimane questa, più soldi non avranno alcun effetto positivo».
Tema della casa, per studenti e giovani famiglie è centrale: poche disponibilità a prezzi d’affitto elevati. Come si inverte questo trend? Ristrutturando molto senza ulteriore consumo di suolo?
«Più che caro-affitti parlerei proprio di “emergenza abitativa” che colpisce un numero crescente di città e di fasce di popolazione. Non sono più solo gli studenti e le loro famiglie a dover pagare affitti “monstre” per stanze di un metroquadro, ma ci sono tante persone che per motivi di lavoro vengono qui, come forze di polizia, educatori, ricercatori e altre figure professionali che, ancor di più se hanno una famiglia, si trovano impossibilitati a trasferirsi. Il grande problema dell’emergenza abitativa, però, non la risolviamo solo facendo un’ideologica e inutile lotta agli affitti brevi: sarebbe solo uno specchietto per le allodole. Sono necessarie diverse misure da mettere a terra. Dobbiamo ragionare sui nuovi modelli di città per il lungo periodo, mentre nel breve è inevitabile passare dal coinvolgimento dei privati. La mancanza di tempo e risorse economiche impedisce un’iniziativa di matrice unicamente pubblica. L’assenza di iniziative nell’ultima legislatura, spesa più a lamentare tagli che a individuare soluzioni, ha reso il quadro sempre più critico. Dobbiamo avviare progetti di rigenerazione urbana, puntando su funzioni moderne in linea con i nuovi fabbisogni, non più imperniati solo sull’ambizione proprietaria, nel frattempo recuperare al segmento dell’affitto parte del patrimonio immobiliare, favorendo affitti lunghi tramite sgravi fiscali e garanzie di sicurezza per i proprietari».
Sicurezza sul lavoro, il dramma allo stabilimento Toyota di Bologna è solo l’ultima tragedia in quadro dove infortuni e morti sono in aumento in E-R. Da presidente della Regione cosa farà per contrastare questa strage?
«Questo ennesimo tragico episodio ci ricorda quanto sia urgente intervenire con forza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Come Presidente della Regione, prenderò impegni concreti: rafforzeremo i controlli anche con strumenti di monitoraggio avanzati. Non basta però solo il controllo: è essenziale una formazione capillare e continua, perché la sicurezza non dev’essere un obbligo formale ma una cultura diffusa. Purtroppo la formazione è uno dei tanti capitoli dimenticati dal Pd e sarà al centro del mio programma di lavoro».
Infrastrutture regionali: ferrovie e aeroporti, concretamente quali sono gli obiettivi per i prossimi 5 anni in E-R?
«Innanzitutto non farò mai una posa della prima pietra, ma festeggerò solo quando sarà posata l’ultima pietra delle opere che realizzeremo. Aggiungo un’altra cosa: nonostante la cementificazione selvaggia della nostra Regione, non si hanno infrastrutture strategiche fondamentali. Guardiamo al sistema aeroportuale: già dai primi anni 2000 era previsto un aumento del traffico passeggeri dell’aeroporto di Bologna ma nessuno ha fatto nulla e i disagi quotidiani sono aumentati. Come primo atto, metterò al tavolo le società di gestione dei quattro aeroporti, l’Enac, il Ministero dei Trasporti e la Regione per un effettivo coordinamento affinché gli aeroporti siano al servizio della Regione e dei cittadini. Il trasporto ferroviario ha ricevuto un rilancio enorme con la realizzazione dell’A/V e auspico la realizzazione di quelle estensioni sulle tratte Bologna-Padova e Bologna-Rimini. Alcune scelte sono ancora incomprensibili, come la stazione interrata di Bologna, non giustificata e al contempo costosissima. Certamente lo sviluppo dell’A/V ha consentito di migliorare il servizio ferroviario locale, ma c’è ancora molto da fare soprattutto sulle tratte interprovinciali e su aree di rilievo, come ad esempio i lidi comacchiesi».
In questi settimane si è cominciato a festeggiare l’80esimo della Liberazione, il presidente Mattarella da Bologna ha sottolineato ancora una volta che la nostra Costituzione è «antifascista». Lei lo celebra il 25 aprile? Ha mai cantato «Bella ciao»?
«Certamente».