Ravenna, Torricelli di Belarus: «In campo dal 1999 per i minorenni in difficoltà»

Emilia Romagna | 31 Maggio 2024 Cronaca
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Elena Nencini
La donazione al reparto pediatrico dell’ospedale Santa Maria delle Croci di un dispositivo di ipno-sedazione digitale per i piccoli pazienti fa parte di un percorso di aiuto e assistenza a bambini e adolescenti ‘fragili’ portato avanti dall’associazione di volontariato «Ravenna-Belarus» che si impegna nell’aiutare gli altri, partendo dall’assistenza ai bambini bielorussi al sostegno alle popolazioni in Siria, in Ucraina, alle famiglie alluvionate. Spiega la presidente dell’associazione Giuseppina Torricelli: «Questo gesto rappresenta un connubio tra medicina e solidarietà, e, soprattutto, un atto di restituzione di quanto abbiamo ricevuto nel tempo da questa Unità Operativa Complessa che ha sempre risposto facendo sue le esigenze di salute dei bambini  bielorussi che abbiamo accolto in questi anni in famiglia o in strutture del territorio con progetti di soggiorno per risanamento dagli effetti della catastrofe di Chernobyl. Un’assistenza del tutto gratuita (e non era scontato)».
L’associazione infatti ha aperto progetti in favore di bambini con disabilità o con malattie oncologiche o ancora provenienti da orfanotrofi, Torricelli spiega le attività e i progetti in atto».
Quali sono le attività che svolgete in questo momento?
«Purtroppo l’accoglienza dei bambini dalla Bielorussia è bloccata, prima per il Covid poi per la guerra. Nel corso degli anni sono state un centinaio le famiglie coinvolte nelle nostre attività e anche adesso che i ragazzi sono cresciuti sono rimasti in contatto con noi, con le persone che li hanno accolti. Non possiamo farli venire in Italia al momento, ma ci sentiamo via chat o facebook. Quelli ormai adulti lavorano, sono sposati e hanno figli, ma decidono di trascorrere le ferie, tutti insieme in Italia, proprio a casa delle famiglie accoglienti con cui mantengono legami fortissimi. Li accompagniamo nelle difficoltà delle vita».
Come nasce l’associazione?
«Dopo l’incidente di Chernobyl, in risposta alla richiesta di aiuto di allontanare almeno i più giovani dal fallout radioattivo, nel 1999 un gruppo di famiglie del territorio ravennate non è rimasta indifferente agli effetti provocati dal disastro nucleare e ha deciso di “prendersi cura” della sofferenza di bambini, che rappresentavano la parte più esposta e fragile della popolazione. Sono nati così i primi progetti di accoglienza per il risanamento a Ravenna e nel forese. Le famiglie aprirono le porte delle loro case e del loro cuore per accogliere bambini dagli orfanotrofi di età compresa tra i 7 e i 14 anni. I numeri cambiavano ogni anno ma abbiamo avuto anche 70 bambini d’estate». 
I progetti di accoglienza però non erano solo una vacanza?
«I progetti di accoglienza risanamento sono stati e restano solo una parte  del nostro operare, del resto, i soggiorni dei ragazzi accolti a Ravenna non sono mai stati solo vacanze, ma anche formazione, orientamento lavoro, laboratori, corsi e stage permessi studio nelle nostre scuole superiori o all’università, in quanto strumenti per essere liberi di praticare “libere scelte” nella vita, ovunque decidessero di vivere. In Bielorussia collaborando con le istituzioni e i servizi sociali del luogo abbiamo allestito laboratori e formato sia i ragazzi che i docenti di vari istituti; abbiamo realizzato progetti in sinergia con l’ospedale onco-ematologico Borovliani di Minsk e Brest; supportato concretamente istituti che accolgono ragazzi con disabilità; concretizzato progetti mirati per bimbi con patologie oncologiche o ricoverati in hospice (quando possibile accolti in strutture del territorio ravennate); supportato case famiglia in loco e centri di prima accoglienza. Infine fornito assistenza legale quando necessitava». 
Quali altri progetti avete supportato?
«Il nostro sostegno va a tutti i bambini e giovani in difficoltà di qualsiasi nazionalità: abbiamo mandato aiuti in Siria durante il terremoto, così come  in Ucraina con l’invio di aiuti umanitari e a Ravenna a sostegno delle famiglie ospitate nella nostra città; senza dimenticare le famiglie in difficoltà nel nostro territorio durante l’alluvione dello scorso anno. 
Adesso siamo valutando la possibilità di aiutare dei bimbi della Tanzania».
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