Ravenna, Sansoni (Rc Mistral): «Dall’alluvione all’ascolto, a servizio delle persone. Importante fare la differenza»

Emilia Romagna | 15 Settembre 2023 Cronaca
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Elena Nencini
Un anno impegnativo per Rc Mistral Protezione civile odv, l’associazione di volontariato che il prossimo anno festeggerà i 30 anni di vita, impegnata in diversi servizi alla cittadinanza, grazie a una convenzione con il Comune di Ravenna. Sono pronti in caso di calamità, dal terremoto alle alluvioni, ma anche nella quotidianeità, come il supporto alla spesa per i cittadini alluvionati, il progetto Ondate anti-caldo e la prevenzione nelle pinete e nei boschi. La segretaria generale di Mistral Flavia Sansoni entra nel dettaglio e spiega le funzioni principali dell’associazione.
Cominciamo dall’inizio, perché diventare volontario di Rc Mistral?
«Come dice il nostro presidente, Daniele Rotatori: “Per fare la differenza”; ci si iscrive dal nostro sito, poi si comincia a vedere come funziona il centro operativo, cosa facciamo esattamente. C’è poi chi sceglie di fare corsi specifici che vengono realizzati dalla Regione con vari step di formazione. Ma non c’è nessun obbligo, così come non chiediamo un minimo di ore. Il volontariato è un valore aggiunto dato alla propria vita. Scegli di fare volontariato, scegli di esserci». 
Quanta è stata utile durante l’alluvione l’esperienza che avete accumulato in questi anni?
«Non tolgo nulla al volontariato a spot che ha aiutato tantissimo durante l’emergenza alluvione, ma la conoscenza del territorio, dei materiali, l’esperienza di lavorare in determinate situazioni di emergenza è assolutamente necessaria. Un servizio che può apparire semplice come quello di dare informazioni e supporto negli hub è, in realtà, uno dei più difficili. Segare un albero, spostare macerie dalla strada sono servizi essenziali per tornare a una vita normale, ma condividere e supportare le persone in un’emergenza come quella che abbiamo passato ha un carico psicologico enorme. Devi sempre essere nel pieno delle tue facoltà: per questo abbiamo fatto continui debriefing con i volontari, anche perché i primi giorni non andavamo mai a casa. Era necessario che chi smontava avesse sempre un panino, un the caldo. Era importante che chi ascoltava gli alluvionati fosse ascoltato quando tornava alla base, che potesse sfogarsi, scaricarsi. Non si può tenere tutto dentro. Per questo ringrazio anche il comitato cittadino di Fosso Ghiaia che ha pensato a noi volontari per tutto il tempo dell’emergenza. Ci hanno chiesto “Ma a voi chi ci pensa? Ma mangiate?” Concludendo che “Un sacco vuoto non sta in piedi, a voi ci pensiamo noi”. Per 20 giorni ci hanno portato un piatto caldo, un secondo, un dolce; smontare dal servizio e trovare un piatto caldo è stato meraviglioso. Anche noi siamo umani, ma pensa che alcuni volontari erano alluvionati loro stessi e sono venuti lo stesso per aiutare gli altri».
Ci sono stati anche episodi sgradevoli?
«Purtroppo si, da coloro che hanno cercato di ricevere aiuti a cui non avevano diritto, ad una bruttissima e falsa notizia sui social che ci accusava di buttare gli oggetti raccolti per l’alluvione. Siamo stati costretti a fare una denuncia, e abbiamo ricevuto tanti insulti sui social. Ci ha fatto male».
Passata la fase emergenziale, continuate ad aiutare chi ha subito l’alluvione?
«Si, continuiamo a fare la spesa per alcune famiglie in difficoltà, segnalate dai Servizi sociali: anche portare una spesa da 100 euro può aiutarli ad arrivare a fine mese. Ci sono tante situazioni di fragilità emotiva, persone anziane che hanno bisogno di parlare: a volte per consegnare 4 spese i volontari ci mettono anche 4 ore perché le persone hanno bisogno di parlare, di raccontare che hanno ‘salvato’ una foto del loro matrimonio, che hanno recuperato un libro, un oggetto. L’obiettivo della Protezione civile è il ritorno alla normalità: il primo step è liberare dal fango, togliere gli ostacoli poi c’è anche l’aspetto umano. 
La convenzione con il Comune è fondamentale, abbiamo un rapporto diretto con l’amministrazione a livello territoriale che ci permette di essere in rete con la protezione civile. I servizi sociali controllavano durante l’emergenza le famiglie e le zone evacuate, fornendoci un elenco di oltre 100 famiglie da aiutare. Per fortuna alcune hanno smesso di essere in necessità, ma abbiamo ancora scorte e continueremo a distribuire finche il capo della protezione civile a livello locale, il sindaco, deciderà» . 
A parte l’emergenza portate avanti anche altri progetti nella quotidianeità?
«“Brutti ma buoni”, il progetto di Coop Adriatica che destina in solidarietà i prodotti invenduti, prossimi alla scadenza, il recupero del cibo in scadenza, gli aiuti alle famiglie in difficoltà, ma anche ai carcerati. Poi c’è il progetto Ondate di calore, che risale a 10 anni fa, si verifica quando per tre giorni consecutivi ci sono condizioni particolari di caldo, umidità, mancanza di vento. Arpae ci manda la comunicazione, e ci attiviamo: carichiamo mezzi di acqua e volantini su come difendersi dal caldo e facciamo il giro dei parchi pubblici della città. Dare l’acqua significa avvicinarsi per capire lo stato e la condizione delle persone che sono nel parco alle 14.30 del pomeriggio. Poi ci sono i controlli a random nelle pinete per combattere il rischio di incendi, le discariche abusive. Ma aiutiamo anche la polizia locale quando ci viene richiesto, dai controlli delle spiagge, alle indicazioni per Ironman».
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