Ravenna, «Ronda della carità», parla Michelacci, uno dei volontari: «C’è tanta solitudine, ci mettiamo in ascolto»

Emilia Romagna | 22 Giugno 2024 Cronaca
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Elena Nencini
Ascoltare i meno fortunati, porgere loro la mano nei momenti di difficoltà,  un progetto nato nel 2016 all’interno della Caritas di Ravenna, come racconta Luca Michelacci, uno dei volontari. Tra le iniziative della Ronda della Carità si è tenuta una cena di raccolta fondi a sostegno delle iniziative dell’associazione: la cena è stata organizzata dai Cacciatori di idee e Pronto Intervento Carità Don Antonio Obovali, in collaborazione con il comitato territoriale CSi di Ravenna-Lugo e cooperativa La Pieve, inoltre ha visto anche il coinvolgimento dei ragazzi di Spazio 104 che hanno prestato servizio ai tavoli. 
Michelacci che cos’è la Ronda della carità? 
«È un attività arrivata a Ravenna 10 anni fa, le ronde sono nate a Firenze nel 1993 da Paolo Coccheri e negli anni si sono diffuse in tante altre città italiane. 
Chi ha iniziato la Ronda a Ravenna era un mio amico che aveva conosciuto personalmente Coccheri. Un uomo di grande umanità che venne anche a Ravenna per creare questa attività e ci convolse. Io seguo la Ronda da 4 anni».
Quante persone siete?
«Siamo una decina di persone, dai 18 agli 80 anni, io ho 28 anni e molti di noi sono giovani: andiamo una volta a settimana a portare sostegno ai senzatetto della città. Collaboriamo con la Caritas che ci dà un locale per preparare le sportine e il the, anche la parrocchia di San Vittore ci ha dato una stanza come deposito quando abbiamo necessità di stivare maglie, materassi, o oggetti per i senzatetto».
Cosa fate esattamente con la Ronda?
«Portiamo aiuti per mangiare aalle persone in difficoltà che non hanno una casa, un po di the caldo, facciamo delle chiacchiere, li ascoltiamo, per dargli il senso di fraternità, di vicinanza. Quando è possibile cerchiamo di portare coperte, vestiti se ne hanno bisogno o dargli una mano per indirizzarli verso chi li può aiutare in modo più strutturato come la Caritas e gli assistenti sociali, oppure gli diamo una mano per ottenere i documenti. Ci appoggia anche l’associazione don Antonio Obovali, che ospita presso la propria sede uno o due senzatetto. Inoltre cercano di coinvolgerli in alcune attività per farli sentire utili, anche piccoli gesti di volontariato, attività di protezione civile o di sorveglianza per farli sentire utili per la società».
Guardando la situazione dei senza tetto in città cosa è cambiato? 
«I senzatetto non sono diminuiti ma aumentati, per fortuna la Caritas ha integrato dei nuovi servizi, le docce gratuite a Santa Teresa, la disponibilità dell’Emporio di via Narsete che riescono a sfruttare per i loro bisogni primari. Cè una buona rete sul territorio, anche perchè i dormitori si sono riempiti e ci sono persone che fanno fatica a stare in luoghi  sovraffollati, alcuni sono difficili da gestire perchè alle spalle hanno trascorsi di alcolismo, tossicodipendenza. C’è di fondo una grande solitudine e sicuramente, come Ronda, è quello che riusciamo a fare meglio: ascoltare. Alcuni li conosciamo da tempo, facciamo mezz’ora di chiacchiere, ci raccontano che non parlano con nessuno, un giorno abbiamo portato una torta di compleanno a una donna che si è commossa perchè nessuno le aveva ancora fatto gli auguri. Sono piccoli gesti ma importanti».
Come è andata la cena?
«C’è stata una buona partecipazione, erano presenti circa 40 persone, un bell’esempio. E’ stata  bella anche la collaborazione con Spazio 104, ci siamo conosciuti in questa occasione e pensiamo ad altre cose insieme. Ci piacerebbe ripetere più avanti questa esperienza».
Avete in programma altre attività per il futuro?
«Ci piacerebbe fare una cena proprio con i senzatetto e i volontari, di solito la facciamo a Natale, per loro la tombola è grande momento di festa. Gli offriamo una serata diversa. Speriamo di riusciread organizzarci visto che siamo tutti volontari».
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