Ravenna, Righini (Roca) racconta l’edizione 2023 di Omc e si prepara a lasciare il posto ai giovani

Emilia Romagna | 20 Ottobre 2023 Economia
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Elena Nencini
Ravenna torna a essere città dell’energia da martedì 24 a giovedì 26 ottobre, al Pala De Andrè, con Omc Med Energy Conference, la manifestazione internazionale dedicata all’energia. Un’edizione particolarmente importante visto che festeggia i 30 anni dalla sua nascita.
Renzo Righini, presidente della società F.lli Righini, ha preso il posto alla guida di Roca, l’associazione dei contrattisti offshore di Ravenna, a marzo dopo la scomparsa del fondatore Franco Nanni. Righini ha annunciato che dopo Omc, lascerà il posto alle nuove generazioni: «per dare nuova linfa al Roca in un momento di grandi cambiamenti per il nostro settore».
Come Roca cosa significa oggi Omc per Ravenna e per le aziende dell’oil&gas?
«Omc è importante per le aziende del Roca così come per Ravenna, il suo bacino di utenza e di riferimento è sempre stato il Mediterraneo. Qui si sposano le utilità, gli interessi, le vocazioni di tutti, di Ravenna come capitale dell’energia italiana, così come si sposa la vocazione degli operatori di Ravenna di trovare nel mondo dell’energia la loro possibilità di sviluppo. Anche il porto di Ravenna, seppur parzialmente, è sempre stato legato al settore dell’energia. Omc è sempre stato, e lo è attualmente, un momento importante per tutta la comunità locale, non solo per Roca. Alcune aziende ravennati stanno già lavorando nei giacimenti dell’east Mediterraneo, parliamo di Libano, Cipro, Israele. Nella parte sud del Mediterraneo si prevede che nelle prossime due decadi ci sarà il raddoppio della domanda di energia e il triplicarsi di quella di corrente elettrica dovuta allo sviluppo demografico e della crescita dell’economia. Quindi parlare di economia a Ravenna e di Omc è estremamente importante per far dialogare chi nel Mediterraneo ha il proprio mondo di attività in cui ci sono tutte quelle problematiche legate allo sviluppo attuale come competività, la disponibilità,la sostenibilità di queste fonti di energia che saranno la base per la creazione di energia per il futuro».
Cosa vi aspettate da Omc quest’anno?
«Nonostante le sfortune che ci sono state a primavera gli spazi sono aumentati di un 20% rispetto all’ultima edizione, siamo fiduciosi che il numero dei visitatori sarà sensibilmente più alto del 2021. tante anche presenze le istituzionali, sia del governo nazionale che di quelli del Mediterraneo con personaggi importanti. Purtroppo quello che sta succedendo nell’est del Mediterraneo sta creando difficoltà di giorno di giorno: è una situazione molto delicata in cui fare previsioni è impossibile. Alla base di Omc di quest’anno c’è un voler dialogare con i vari attori per sensibilizzare, capire, mettere in contatto le varie nazioni e i vari protagonisti del mondo dell’energia per creare un network, un punto di incontro a Ravenna sulle problematiche che attualmente il mondo dell’energia deve affrontare come diversificazione, sostenibilità, capacità di approvigionamento, disponibilità di energia».
Si punta sempre più verso la transizione energetica, secondo lei il gas verrà utilizzato ancora per molto tempo?
«Si, la transizione energetica è un problema che viviamo tutti. Siamo consapevoli che il gas, in quanto energia fossile, è la meno impattante, rispetto a olio e carbone. Questo processo di transizione avrà degli sviluppi negli anni, ma si parla di decadi e non di anni: per i prossimi 20-30 anni il gas sarà augurabile che sia l’energia più usata rispetto a carbone e petrolio che sono più impattanti sull’ambiente. Sarà sicuramente un mix di energie che ci farà passare le prossime decadi,  quando il consumo di energia crescerà per la natura delle cose e della necessità di sviluppo».
Abbiamo un tesoro fatto di giacimenti di gas in Adriatico ha senso non usarlo? 
«In Italia per tutta una serie di ragioni negli ultimi 20 anni si è fatta una politica esclusivamente contro l’utilizzo delle risorse energetiche nazionali. Come Roca siamo sempre stati combattivi e abbiamo cercato di fare capire le nostre ragioni, cioè la necessità di potere e di dovere  utilizzare le risorse nazionali.  Importiamo gas da tanti paesi, anche molto lontani, con una perdita di circa il 30% dell’energia durante il trasporto con un impatto sull’ambiente estremamente elevato. Non voler utilizzare le energie di cui abbiamo disponibilità a chilometro zero, che sono molto più economiche e meno impattanti a livello ambientale, è qualcosa di incomprensibile. 
Sicuramente a Ravenna avremo il primo rigassificatore installato su un giacimento che ha una sua ragione d’essere molto valida: noi come Roca siamo sempre stati una bandiera a difesa dell’utilizzo delle risorse energetiche nazionali».
La guerra in Ucraina e la nuova guerra in Israele quanto stanno incidendo sul mercato energetico e sulle aziende di Roca?
«E’ una situazione estremamente difficile che in questi ultimi giorni lo sta diventando ancora di più. La guerra in Ucraina - con tutte le tensioni e le difficoltà che ha generato non ultima l’esplosione e lievitazione dell’inflazione, problema non solo di Roca, ma di tutta Italia e Europa – ha portato alla necessità impellente di doversi garantire una fornitura di energia, di gas in particolare, e di dover diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. Questa situazione ha creato a livello mondiale un risveglio e una ripartenza degli investimenti su ricerca e messa in produzione di olio e di gas. Una situazione che si sta ripercuotendo sulle aziende di Roca perché soprattutto nel Medioriente il mercato delle energie tradizionali è in fermento, ci sono molti piani di sviluppo, grossi investimenti che non si vedevano da anni. Le aziende del Roca, in un modo nell’altro, sono coinvolte i questi tipi di progetti».
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